La difesa dell'olivo dalla mosca è in una fase di transizione. Dopo l'addio al dimetoato tecnici e agricoltori stanno cercando nuove strategie che siano in grado di mantenere bassa la pressione di Bactrocera oleae sulle coltivazioni. La sfida non è affatto semplice in quanto la mosca compie diverse generazioni l'anno e si sta avvantaggiando dei cambiamenti climatici. Inoltre i mezzi tecnici a disposizione sono pochi e sul territorio italiano insistono molti oliveti abbandonati o condotti in maniera non professionale che rendono più difficile la difesa a livello di areale.


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In questo contesto si inserisce Olig+, progetto finanziato con la Misura 16 del Psr della Regione Liguria, che vede coinvolti il Cersaa, Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga (Sv), le Cooperative Olivicoltori Sestresi e Le Riunite, il Consorzio per la Tutela dell'Olio Extra Vergine di Oliva Dop Riviera Ligure e la Scuola Sant'Anna di Pisa.

"Obiettivo di Olig+ è quello di innalzare il livello di preparazione tecnica degli olivicoltori, soprattutto sul fronte del monitoraggio della mosca, ma anche sviluppare una strategia di difesa efficace degli oliveti", spiega Giovanni Minuto, direttore del Cersaa.

 

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Il monitoraggio della mosca dell'olivo

Se con il passaggio dell'agricoltura italiana ai principi della difesa integrata il monitoraggio degli insetti dannosi in campo dovrebbe essere ormai diventato una routine, l'istallazione e l'osservazione attenta delle trappole non è mai stata così importante per pianificare correttamente le strategie di difesa dalla mosca.

Non potendo intervenire in maniera curativa (con il dimetoato) sulle drupe già oggetto di ovideposizione, non resta che impedire agli adulti di accoppiarsi e alle femmine di deporre le uova. Per questo è fondamentale installare in campo delle trappole in grado di intercettare i voli degli adulti.

"Le trappole devono essere posizionate fin dalla primavera, in modo da avere un'idea della consistenza della popolazione svernante", spiega Minuto. "Questo è utile per prevedere l'intensità della pressione del fitofago nei mesi successivi sull'impianto nel suo complesso e sull'areale".

Per fare questo all'interno del progetto Olig+ è stato previsto un piano di formazione in cui è stato insegnato agli olivicoltori come usare correttamente le trappole ed effettuare i campionamenti di olive alla ricerca di infestazioni attive. Gli agricoltori, dopo aver raccolto periodicamente i dati in campo, li caricano su un'app sviluppata appositamente, che insieme alle informazioni raccolte dai vari organi competenti, come il Servizio Fitosanitario Regionale, permette di stilare dei bollettini accurati sulla presenza della mosca in campo.

Questo è di fondamentale importanza in quanto è ormai noto che la presenza della mosca è molto variabile all'interno di uno stesso areale e dunque maggiori sono le informazioni a disposizione più accurata può essere la difesa. L'ideale sarebbe che ogni olivicoltore avesse proprie trappole in modo da tenere sotto controllo in maniera costante la situazione, magari utilizzando dispositivi smart in grado di scattare foto ed inviarle automaticamente sullo smartphone.

La presenza di un numero consistente di adulti deve essere un campanello d'allarme per l'olivicoltore che deve quindi effettuare il campionamento delle olive ed eventualmente intervenire per tutelare la propria produzione, in base alle soglie d'intervento che variano ad esempio a seconda dall'indirizzo aziendale (se da mensa o da olio).


La difesa dalla mosca si fa integrata

In passato l'olivicoltore in regime di difesa integrata si affidava quasi esclusivamente al dimetoato. Oggi le soluzioni a disposizione si sono ridotte ed è quindi quanto mai importante un approccio integrato, che prende in considerazione tutti gli strumenti disponibili.

Parliamo quindi di trappole a cattura massale che hanno dimostrato una certa efficienza, se adottate su vaste aree, per intercettare le popolazioni svernanti e tenere quindi bassa la pressione di B. oleae sull'olivo. Ci sono poi le polveri di roccia, come il caolino o le zeoliti, ideali durante i mesi estivi, poiché proteggono le drupe dai raggi solari e non risentono delle piogge.

Sempre più importanti sono poi le esche insetticide, alcune delle quali autorizzate in biologico, che applicate sulla chioma degli ulivi sono in grado di devitalizzare gli esemplari che si posano sulle goccioline per nutrirsene. Infine nella cassetta degli attrezzi dell'olivicoltore ci sono due insetticidi, il fosmet e l'acetamiprid, che possono essere impiegati principalmente come adulticidi, e parzialmente come larvicidi, prestando sempre attenzione al timing e al tema dei residui.

"È indubbio che dopo l'addio al dimetoato la difesa dell'olivo dalla mosca si sia fatta più complessa. Obiettivo del progetto Olig+ è proprio quello di mettere a punto delle strategie di difesa che partendo da un monitoraggio attento degli impianti possano garantire agli olivicoltori produzioni sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale", conclude Minuto.