Dieci anni sono passati da quando su AgroNotizie venne proposto Mancozeb: senatore a vita per via dei meriti pluridecennali in campo fitoiatrico, soprattutto in quello viticolo. Innumerevoli ettolitri di vino sono stati infatti prodotti, anziché andar perduti, proprio grazie a questa sostanza attiva, la quale contro la peronospora ha da sempre giocato un ruolo decisivo specialmente nelle prime fasi dei programmi di difesa.

La proposta di AgroNotizie non è stata purtroppo raccolta a livello europeo e il 23 ottobre scorso mancozeb è stato frettolosamente liquidato, dando sei mesi per lo smaltimento scorte e altri sei per l'uso in campo. In pratica, a meno di altre soluzioni come le autorizzazioni in deroga, il 2021 potrebbe essere l'ultimo anno in cui la peronospora dovrà fare i conti con questo efficace fungicida anti-resistenza
Oltre ai succitati ettolitri di vino, infatti, gli devono la vita decine di altre sostanze attive più moderne e gradite (o meglio: meno sgradite) che sono state preservate nel tempo grazie proprio alla presenza di mancozeb nei programmi antiperonosporici.

Proviamo quindi a immaginare cosa succederebbe allo scibile fitosanitario applicabile alla vite da vino se domani stesso sparissero per magia i formulati che contengono mancozeb, da solo o in miscela. 
 

Viticoltura: che voragine...

In banca dati Fitogest risultano autorizzati su vite da vino 363 formulati ad azione antiperonosporica. Un'enormità, parrebbe.
Poi però si contano 197 di questi che sono a base di rame: 34 contengono idrossido, 80 ossicloruro, 2 ossido, 35 solfato neutralizzato e 46 solfato tribasico. In pratica, il 54,3% dei formulati antiperonosporici su vite da vino sono rameici o loro miscele. 

Tradotto in termini di sostenibilità di lungo periodo degli attuali programmi di difesa, più della metà dei fungicidi oggi utilizzabili nei vigneti sono basati, in tutto o in parte, su un elemento in lista di sostituzione che ha ricevuto pure un'ulteriore restrizione a soli 4 kg/ha di rame metallo per anno. O, detta in altri termini, 28 kg/ha in sette anni. Saranno forse le prime brume autunnali, ma chi scrive ha i sudorini freddi pensando a quanto sopra.

Però restano i prodotti di sintesi, si dirà. E qui i conti aprono ancor di più la porta allo sconforto, perché mancozeb, con i suoi 54 formulati, è contenuto in circa un terzo dei formulati antiperonosporici di sintesi oggi disponibili, una volta detratti i 197 che contengono rame.

Di questi, ve ne sono 15 in cui mancozeb è da solo. La miscela a due vie più gettonata, con 9 formulazioni autorizzate, è quella con cymoxanil, seguita da quella con metalaxil: 6 prodotti, che salgono però a 10 se si uniscono anche le 4 soluzioni contenenti metalaxil-m. Altra miscela a due vie abbastanza rappresentata è quella con dimetomorf, con 4 prodotti, seguita dalle 3 con ossicloruro di rame e da una contenente rame solfato. Quindi, se si escludono questi prodotti in base rame, il conto scende a 50 formulati, pari comunque a circa il 30% del totale "sintetico". 

Con 2 formulazioni giunge poi benalaxil-m, salendo a 3 se si aggiunge anche la registrazione contenente benalaxil. A queste segue una discreta serie di miscele a due vie rappresentate però da un solo formulato per tipo, ovvero quelle con amisulbrom, mandipropamid, benthiavalicarb isopropile e valifenalate. Una sola invece la miscela a tre vie, quella in cui mancozeb è miscelato con fosetil alluminio e cymoxanil

Come si vede, la defezione di mancozeb non è quella di un prodotto "laqualsiasi", figlio di una famiglia chimica ricca di fratelli e cugini tutti più o meno efficaci e interscambiabili. Perdendo mancozeb si perde una fetta importantissima dello scibile fitosanitario contro la peronospora della vite

Dal 1948 in America e dal 1971 in Italia, questo ditiocarbammato ha fatto un lavoro eccellente a difesa delle produzioni vitivinicole. Si spera che ora il gioco al massacro finisca lì, perché di prodotti di sintesi che siano al contempo anti-resistenza e di chiara efficacia ne sono rimasti ben pochi, ovvero folpet, ditianon e metiram. Sicuramente attempati e dall'azione multisito - che piaccia o non piaccia è proprio questo che li rende spettacolari contro la malattia anche in ottica resistenze - sono guardati anch'essi con un certo qual sdegno da chi pensa forse che la peronospora si possa controllare con qualche occhiataccia severa

Il tutto - ed è davvero grottesco - pensando che tossicologicamente parlando il vino stesso sarebbe da considerare molto, ma molto peggio del tanto vituperato mancozeb. Altro che "cutoff criteria"...

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Fanta-etichette con sorpresa

Resta quindi un'ultima, annosa domanda: chissà se coloro che hanno bocciato mancozeb con tanta risoluta fermezza bevono abitualmente vino? Perché se la risposta è sì, verrebbe da chiedere loro in che mondo vivano, perché fare le pulci alle pagliuzze, in nome della salute, trovando poi normali le travi non pare approccio molto razionale.