La carie del legno e l'elefantiasi sono due malattie ad eziologia complessa che colpiscono gli impianti di actinidia della nostra regione. Negli ultimi anni le due patologie si stanno diffondendo anche in altre aree del Centro e Nord Italia (Lazio e Veneto). La carie del legno si manifesta in impianti di almeno 9-10 anni, ha un decorso cronico poliennale e una eziologia molto simile al mal dell'esca della vite: attacco del legno da parte di funghi responsabili delle carie. Si stima che oltre il 50% degli impianti siano affetti da questa malattia. Gli effetti sulla produzione riguardano la perdita di frutti alla raccolta, una minore pezzatura dei frutti raccolti e una alterazione dei parametri qualitativi che danno origine a partite non uniformi. Per ora la capitozzatura sembra essere l'unica soluzione efficace: le piante capitozzate riprendono a produrre regolarmente dopo 2-3 anni e i sintomi si manifestano in forma attenuata dopo 7-8 anni. Altre strategie di difesa in corso di sperimentazione riguardano la prevenzione dell'infezione, tramite l'impiego di trichoderma dopo la potatura invernale, e la riduzione dei sintomi con l'impiego di Fe + fosfonati come nutrienti. Questi, in sintesi i principali punti toccati dalla relazione del Dr. Stefano Di Marco Cnr-Ibimet) tenutasi lo scorso 15 febbraio in occasione dell'incontro tecnico organizzato dal Crpv presso la Cooperativa Agrintesa di Faenza.

Nel corso dell'incontro il Dr. Antonio Prodi (DiSTA Università di Bologna) ha fatto il punto sull'altra malattia (elefantiasi) che provoca un anomalo ingrossamento del tronco a livello basale o apicale (da cui il nome mutuato dalla medicina umana). Per ora l'incidenza della patologia è abbastanza contenuta: inferiore al 10% negli impianti giovani dell'Emilia-Romagna; ma può raggiungere anche percentuali del 50% in impianti vecchi del Lazio. La perdita di produzione può essere legata alla pezzatura dei frutti, più piccoli e tendenzialmente sferici rispetto allo standard (non commerciabili) e al numero inferiore di frutti prodotti da piante sintomatiche. L'ipotesi eziologica più plausibile prevede un primo ruolo da parte dei miceti del gruppo Phm-simili (già segnalato per il mal dell'esca della vite e carie dell'actinidia) e successiva infezione per via radicale e/o aerea di funghi quali Fusarium e Cylindrocarpon. Con molta probabilità gli agenti eziologici associati alla malattia sono già presenti nel materiale di propagazione. Precise strategie di lotta non sono ancora proponibili, tuttavia si possono indicare alcune misure preventive, quali: l'impiego di materiale di propagazione controllato sotto il profilo sanitario, l'estirpazione delle piante malate e, quando possibile, il non reimpianto del frutteto.