Rucola, spinacino e valerianella ma anche bietoline e lattughino: da agricoltura integrata o biologiche, le baby leaf sono ormai un segmento ben noto sia al consumatore italiano che ai produttori agricoli. Prodotti apprezzati per qualità, sapore e caratteristiche nutrizionali, queste referenze (spesso proposte come IV gamma) hanno vissuto, tuttavia, una fase di mercato complessa: contrazione dei consumi all'inizio dell'anno, seguita da un'inversione di tendenza in primavera dove la domanda è andata ben oltre la disponibilità di prodotto, e ancora un'estate "lenta", in linea con la contrazione degli acquisti di ortofrutta che ha colpito tutto il comparto. Un prodotto premium che, nelle congiunture economicamente più complesse, cede un po' il passo a prodotti più basic ma che non manca di tornare nel cuore dei consumatori quando le acque si calmano.
Le baby leaf, quindi, rappresentano un chiaro esempio di "croce e delizia" dei produttori: delizia nei momenti di mercato vivace, croce quando i consumi ristagnano mentre i costi di produzione si alzano.
Sì, perché coltivare sfalciati per la IV gamma richiede un impegno non trascurabile e grande attenzione dal punto di vista agronomico e fitosanitario. Si tratta di produzioni delicate, sviluppate su cicli molto brevi che, quindi, richiedono condizioni ideali di crescita per non incappare in spiacevoli problemi fitosanitari.
Fra i principali nemici delle "foglioline", infatti, ci sono alcune fitopatie ben note ai produttori ma che richiedono strategie precise per evitare che compromettano il raccolto: sclerotinia, maculatura batterica, oidio e peronospora, solo per citarne alcuni, sono i primi antagonisti delle baby leaf.
I terreni molto sfruttati e particolarmente umidi, ad esempio, sono a rischio di manifestazione della sclerotinia (fitopatia fungina che rientra nella categoria dei marciumi e necrosi del colletto), un antagonista particolarmente resistente (gli sclerozi possono sopravvivere anche anni) che si manifesta prima in focolai per poi estendersi, potenzialmente, a tutta la produzione.
Per combatterla, in primis, occorre liberarsi dei residui colturali infetti poi bisogna agire dal punto di vista agronomico prevedendo rotazioni e riducendo la densità di semina, con una particolare attenzione all'irrigazione e ad evitare ristagni che possono favorire l'insorgenza del patogeno. Dal punto di vista fitosanitario, invece, si posso utilizzare prodotti fumiganti ed effettuare una disinfezione del terreno con prodotti specifici (con grande attenzione ai limiti per le diverse specie: il lattughino, ad esempio, prevede limiti molto bassi).
Umidità e ristagno dell'acqua rappresentano anche il contesto ideale per lo sviluppo della maculatura batterica. Un campo attaccato dalla fitopatia si riconosce per le piante che prima ingialliscono nella pagina superiore delle foglie per poi presentare macchie nerastre in quella inferiore prima di mandare in necrosi la foglia. Particolarmente insidiosa è la diffusione del patogeno che si propaga con l'acqua di irrigazione e può attaccare anche le ferite delle foglie (il che rende agevole la sua diffusione come effetto secondario della rastrellatura e del pareggiamento del taglio, ad esempio, della rucola).
Per questa patologia, purtroppo, si può agire solo in prevenzione: meno bagnatura prolungata delle foglie e riduzione dei residui infetti si possono accompagnare a trattamenti rameici dopo il taglio. Per quanto riguarda, infine, oidio (che colpisce in particolare la bietola) e peronospora (che affligge in particolare la rucola), poi, restano valide le considerazioni condivise nei nostri precedenti articoli che hanno affrontato queste fitopatie.
Così come resta, non solo valido ma essenziale, il supporto che può offrire QdC® - Quaderno di Campagna® ai produttori di baby leaf che si trovano a dover affrontare queste fitopatie: gestire i trattamenti corretti, con i prodotti giusti, rispettando intervalli e tempi di carenza, nel rispetto di norme e disciplinari è un must per non rischiare di compromettere un raccolto sapientemente "strappato" alle grinfie delle avversità descritte.
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Fonte: AgroNotizie