Realizzato con la collaborazione dello staff di Ncx Drahorad e di Italian Berry

E' boom di consumi di mirtillo, in Italia e nel mondo. Le tonnellate consumate in Europa sono passate da 60mila a 120mila dal 2006 al 2017, in base ad un'indagine di PcFruit (vedi articolo completo su Italian Berry, blog di Ncx Drahorad). Stesso trend anche nel mondo, se non più marcato. Altro aspetto sui consumi da tenere in considerazione: in Italia il consumo è ancora piuttosto basso con 300 grammi all'anno a persona, poco se paragonato a 1,3 kg della Gran Bretagna e 1 kg degli Usa (i due principali mercati al mondo). Entrambi sono stati oggetto di un'azione di marketing concertata tra produttori ed importatori, che ha portato a tassi d'incremento superiori a qualsiasi altro prodotto ortofrutticolo. Le proiezioni degli esperti hanno recentemente indicato in 2 milioni di tonnellate il consumo globale di mirtilli previsto entro i prossimi dieci anni, e 860 gr a testa il consumo nell'area europea entro il 2026 (fonte dei dati Fall Creek farm and Nursery, 2019). Gli ultimi 12 mesi, segnati dalla pandemia, non hanno modificato queste stime ed i mirtilli continuano la loro crescita a due cifre in tutti i principali mercati mondiali.
 

Aspetti di mercato

Tra i principali motivi di questa continua crescita ci sono le potenzialità salutistiche ed antiossidanti (comprovate da molti studi scientifici) ed il suo fascino alimentare moderno (è un cibo cool, tanto da entrare nel 2019 - assieme ai piccoli frutti in genere - nel paniere Istat). I mirtilli vengono venduti quasi esclusivamente nei canali della Gdo. Nei mercati più avanzati, dove il mirtillo è oggetto di azioni concertate di marketing, la differenziazione ha permesso di soddisfare al meglio le diverse esigenze dei consumatori: oltre alle linee standard (che in Italia rappresentano la quasi totalità delle vendite) si sono sviluppati vari segmenti di mercato come il premium, il discount, il locale, il biologico ed il residuo zero. Ogni area di vendita presenta un prezzo ai produttore molto diverso: per i piccoli produttori il mercato locale rappresenta un'interessante fonte di reddito ma quando ci si affaccia alla grande distribuzione la concorrenza è maggiore ed i prezzi si contraggono. E non dobbiamo dimenticare l'importanza della destagionalizzazione, elemento che ha permesso un regolare sviluppo delle vendite. Negli ultimi anni, infatti, con l'ingresso di nuovi paesi produttori (principalmente Spagna, Polonia, Marocco e Perù) il calendario ha permesso la disponibilità di prodotto per tutti i 12 mesi.
 
Mirtillo gigante americano, nuova varietà New Hanover dei Vivai Battistini
Diverse sono le varietà coltivate di mirtillo: tra le principali novità che si stanno diffondendo c'è New Hanover
(Fonte foto: © Vivai Battistini)

Se il mirtillo gigante americano viene consumato deve poi essere prodotto. Infatti sono cresciute le superfici coltivate. In base ai dati Faostat nel 2019 nel mondo sono stati coltivati 119.472 ettari di piante di mirtillo e prodotte 823.328 tonnellate di mirtilli: +64% per superfici e +142% per quantità rispetto al 2009. La leadership è degli Usa con 308.760 tonnellate, seguita da Canada con 176.127 tonnellate e dal Perù con 142.427 tonnellate. L'Italia è al 15° posto e al 7° posto in Europa con circa 7mila tonnellate. In Italia per il mirtillo gigante americano o Vaccinium corymbosum è in atto un processo di ampia diffusione della produzione che tocca le principali regioni produttive del paese: da Piemonte, Trentino e Veneto si è scesi in Toscana e Lazio, fino a diffondere la coltura anche nelle regioni meridionali (Sicilia e Calabria, a cui si stanno aggiungendo Puglia e Basilicata). Oggi è coltivato su circa 1.200 ettari, di cui la metà in Piemonte.
 

Cosa serve per coltivarlo?

Diamo qualche indicazione agronomica utile all'agricoltore per coltivare il mirtillo. E' una specie estremamente esigente dal punto di vista del terreno: predilige terreni leggeri (anche se tollera alti livelli di argilla), ricchi di sostanza organica (5-10% almeno), privi di calcare (o comunque molto basso) e con reazione molto acida (pH compreso fra 4 e 5,5). Anche l'acqua è un elemento importante: ha necessità di frequenti irrigazioni a causa dell'apparato radicale molto superficiale e soffre i ristagni idrici. Per soddisfare queste due necessità gioca un ruolo decisivo la fertirrigazione, attraverso i sistemi d'irrigazione a goccia. La pacciamatura è inoltre un buon espediente per mantenere il terreno umido ed evitare la diffusione di erbe infestanti. Il filare di mirtillo deve essere posto su un terreno leggermente baulato per evitare i ristagni d'acqua al piede delle piante. Per informazioni sull'irrigazione guarda il web site di Netafim (partner di AgroNotizie). Il sesto d'impianto maggiormente usato è 3 metri tra le file e 1,2-1,4 metri lungo la fila. Da un punto di vista climatico è una pianta resistente a temperature molto basse, soprattutto in fase adulta, ma soffre il caldo. Il trapianto delle piante di mirtillo va effettuato in primavera (da marzo a maggio) nelle regioni settentrionali o alla fine dell'autunno (novembre-dicembre) nelle regioni centrali e meridionali.

 

Guarda il video reportage di Plantgest 'Mirtillo, cosa serve per coltivarlo'
(Fonte video: © canale Youtube di Plantgest)

 

Diamo un occhio alle varietà

Oltre all'aspetto tecnico, è importante anche la scelta della varietà. Tra le principali varietà di mirtillo ricordiamo (fonte progetto Mipaaf Liste varietali 2017): per il Trentino Alto-Adige abbiamo Duke (la più precoce con raccolta inizio-metà giugno), Draper®*, Liberty*, Brigitta Blue (la varietà per eccellenza nella mirtillicoltura trentina), Elliot ed Aurora®* (con la più tardiva con raccolta fine agosto); per il Piemonte Duke, Draper®*, Ochlockonee, Ozark Blue*, Liberty*, Ozark Bike, Aurora®*; per la Lombardia Duke, Draper®*, Legacy, Liberty*, Aurora®*; per il Centro Italia si segnalano varietà a basso fabbisogno in freddo come Jewel, Emerald, Ozark Blue*. Guarda su Plantgest le principali varietà in commercio e le ultime novità.
"In base alla nostra esperienza - spiegano i Vivai Battistini - le principali varietà coltivate oggi sono: per il Nord Italia abbiamo Duke (la più precoce), Legacy (intermedia) ed Elliot (la più tardiva); per il Sud Italia abbiamo Star* (la più precoce), Alix Blue* (l'intermedia) e Ozark Blue* (la più tardiva) - tutte a basso fabbisogno in freddo. Per altre aree produttive europee che non si posizionano in aree climatiche così nette e differenziate si riscontra interesse per le varietà New Hanover*, Gupton®* e Alix Blue*. Cresce l'interesse per la produzione di mirtilli fuori suolo, allo scopo di superare gli aspetti critici della coltivazione in pieno campo: rendimenti più elevati, coltivare ovunque senza problemi di clima e terreno, ridurre i costi di coltivazione, uso più efficiente dell'acqua e delle sostanze nutritive. Il mirtillo oggi è una valida alternativa alla coltivazione delle specie più tradizionali: ad esempio in Calabria ed in Sicilia la crescita è stata molto alta, grazie a tanti orticoltori che hanno convertito le loro aree produttive".

"Produciamo mirtilli biologici dal 2010 - spiega Stefano Cesano, proprietario assieme al fratello Alessandro dell'azienda agricola il Sottobosco di Pinerolo (To) - con ottimi risultati. Siamo partiti con una piccola superficie per arrivare oggi ad oltre sei ettari di piccoli frutti. E' una coltivazione che ci dà un buon ritorno economico anche in presenza di una superficie non elevata, cosa che non sarebbe possibile con le frutticole tradizionali. Inoltre, il nostro territorio è particolarmente vocato per caratteristiche pedoclimatiche. Nei prossimi anni investiremo ulteriormente. Tra le varietà che abbiamo scelto spicca Duke, che rappresenta oltre l'80% della nostra produzione. Tra le altre varietà ricordiamo Draper®*, Liberty*, Titanium® OB0622* e Megas Blue® OBF0604*. In linea generale, nei nostri ambienti e con la scelta della giusta varietà, è una pianta con che dà buoni risultati. Va comunque coltivata in modo corretto e con la giusta tecnica di potatura, per permettere un corretto rinnovo".
 

Conclusioni

La produzione italiana di mirtilli, in crescita negli ultimi anni in tutte le zone, si inserisce in un trend mondiale in cui stanno aumentando a tassi molto elevati sia le quantità prodotte che i consumi. Il panorama globale cambia molto velocemente con la continua ascesa di nuovi paesi produttori (sia in Europa che nell'emisfero Sud) che, grazie all'elevata adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche, possono produrre senza particolari difficoltà praticamente in qualsiasi clima. Mentre il mirtillo risulta interessante per i produttori sia come sostituzione di colture non più redditizie (ad esempio il pesco in Piemonte o il pomodoro in Sicilia) che come integrazione del reddito familiare (in Piemonte la superficie media dedicata a mirtillo è di 0,53 ettari) rimangono da valutare le prospettive della produzione italiana in confronto all'aggressiva presenza degli altri paesi produttori, molto competitivi come prezzi, stagionalità, varietà, disponibilità. Se il mirtillo italiano saprà costruirsi segmenti di mercato esclusivi, al riparo della concorrenza, ci sarà spazio nei prossimi anni per centinaia di nuovi ettari a mirtillo.
Ma questa condizione richiede necessariamente una serie di fattori: un coordinamento della filiera (dal vivaio alla Gdo) per aumentare la consapevolezza dei consumatori italiani, la volontà dei produttori d'investire su varietà non solo belle e produttive ma anche gradite ai consumatori (che apprezzano innanzitutto un mirtillo gustoso e sano) e la collaborazione con gli altri produttori mondiali, che possono contribuire efficacemente allo sviluppo del mercato italiano.