Secondo l’Ismea, che in collaborazione con l’Unione seminativi ha condotto a metà giugno un’indagine sul campo per valutare l’entità degli investimenti 2014, le superfici seminate a soia in Italia hanno sfiorato i 226 mila ettari, contro i 184 mila del 2013.
Ne sono usciti penalizzati mais e girasole. Il primo, con 830 mila ettari, ha perso quest’anno - sempre sulla base delle previsioni - quasi il 9% delle superfici registrate dall’Istat nel 2013, portandosi al minimo storico. Per il girasole Ismea stima invece una contrazione del 20% su base annua, con meno di 103 mila ettari seminati, il livello più basso dall’inizio degli anni Duemila dopo il minimo toccato nel 2010.
"Le motivazioni legate ai cambiamenti colturali - spiega l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - sono da ricercarsi nei bassi prezzi internazionali del mais e nella migliore redditività della soia che, seppure con rese unitarie inferiori, garantisce in questa fase prezzi più favorevoli per gli agricoltori e minori costi di produzione".
A livello territoriale il mais perde superfici in tutte le regioni del Nord tradizionalmente legate a questo coltura, dal Veneto (e Friuli Venezia Giulia) alla Lombardia, dal Piemonte all’Emilia Romagna.
Riguardo alla soia, è il Veneto, dove si concentra quasi la metà delle superfici nazionali, a riportare in auge l’oleaginosa, di cui l’Italia è il primo produttore a livello europeo, ma contributi arrivano anche da Friuli, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.
"In generale - conclude l’Ismea - lo stato delle colture primaverili risulta più che soddisfacente. Non si registrano fitopatie nella maggior parte degli areali di produzione; segnalati solo problemi legati a fenomeni di ristagno idrico in alcune regioni, in prevalenza del Centro Italia".
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Fonte: Ismea