A nove anni di distanza dal ritrovamento dei primi focolai del Dryocosmus kuriphylus o cinipide del castagno in alcuni aree del Piemonte e a tre da quelle nell’Appennino emiliano-romagnolo, la diffusione dell’insetto non si è arrestata. Tutte le provincie emiliano-romagnole sono oramai da considerarsi aree d'insediamento. In considerazione del fatto che la vespa cinese è oramai un problema di carattere nazionale, il Mipaaf ha costituito un Gruppo di lavoro e un Piano nazionale per il settore castanicolo.
Abbiamo chiesto ad Aldo Pollini, entomologo, di fare il punto della situazione.
Qual è la situazione attuale della vespa cinese nel castagno sul territorio italiano?
"La vespa cinese, individuata per la prima volta nel 2002 in Piemonte, è ora diffusa in gran parte dei castagneti italiani, dalla Campania alle Regioni settentrionali. Sin dalle prime segnalazioni gli operatori del settore si sono immediatamente attivati per individuare e realizzare tutte le misuri possibili per contrastarne la diffusione".
Qual è la metodologia di lotta e prevenzione contro questo insetto?
"Per limitare la diffusione del parassita sono in vigore prescrizioni obbligatorie ed è stato avviato dal 2009 un progetto di lotta biologica basato sull’introduzione del parassitoide Torymus sinensis. Negli ambienti settentrionali (compresa la Regione Emilia-Romagna) questa metodica è l’unica che viene utilizzata, visto l’impatto sull’ecosistema e l'azione distruttiva verso gli adulti degli antagonisti indigeni che avrebbero eventuali prodotti utilizzati.
In Campania però, dove gli impianti di castagno sono considerati alla stregua degli altri fruttiferi, vengono effettuati interventi durante la fuoriuscita degli adulti di cinipide dalle galle con lambdacialotrina al 50%. In questo modo si sfrutta l'azione diretta del prodotto verso gli adulti e quella indiretta della persistenza d'azione del preparato".
Le attività di prevenzione e controllo attuate, sono state sufficienti a contenerne lo sviluppo?
"Penso che questa metodologia di lotta biologica sarà in grado di portare, nel medio-lungo termine, ad un ridimensionamento delle popolazioni della vespa cinese. Purtroppo gli individui di Torymus sinensis disponibili per i lanci sono pochi e non in grado di soddisfare le numerose richieste delle Regioni. Inoltre, i programmi di lancio sono legati ai fondi che le Regioni rendono disponibili. Bisogna però far notare che, nonostante gli sforzi compiuti e l’attuazione di misure preventive obbligatorie, la diffusione dell'insetto non si è arrestata".
Quali sono le prospettive prossime future in merito al castagno e al cinipide?
"Quantificare l’impatto che questo insetto possa avere direttamente sulla produzione risulta ancora difficile. Sta di fatto che aggraverà sicuramente il danno legato a stati di sofferenza vegetativa nelle annate siccitose e renderà le piante maggiormente suscettibili agli attacchi del cancro del castagno".