Dopo la chiusura dello stabilimento Danese, avvenuta lo scorso anno, quello di Laverda è rimasto l'unico stabilimento Agco che produca mietitrebbia in Europa. La produttività si aggira sul migliaio di unità all'anno e visto che sul mercato italiano di "rosse" vicentine ne arriva circa un centinaio, significa che la bellezza di altre 900 prendono la via dell'estero, sotto i marchi Laverda, Fendt e Massey Ferguson.
Agco dimostra coi fatti di credere non solo nel comparto delle macchine da raccolta, ma anche di credere fermamente nel polo di Breganze, visto che le intenzioni sono quelle di renderlo un centro di eccellenza mondiale per il segmento delle mietitrebbia.
Il posizionamento territoriale di Laverda in Europa sembra essere quello più "mediterraneo", visto che il marchio di Breganze è commercializzato come tale, oltre naturalmente che in Italia, soprattutto in Francia, Spagna, Grecia e Turchia. L'Italia resta il campo da gioco preferito per Laverda, con 23 concessionari distribuiti sul territorio nazionale.

Di questi 16 sono al centro nord, 6 al sud, e uno in Sardegna. Data la spiccata "inclinazione" dell'azienda verso i lavori in collina, il centro-sud appare fiore all'occhiello, con una market share del 45%. Meno brillanti i risultati al nord, con il 17%. Non vi è quindi da stupirsi se nel prossimo futuro vedremo nuovi modelli "rossi" appositamente concepiti per operare anche negli ambienti settentrionali, ove al momento sono altri i marchi che si contendono le fette più grosse del mercato.
La Market Share a livello nazionale è attualmente del 27% (97 macchine vendute su circa 360), ma l'obiettivo è di innalzarla a 30% nel giro di pochi anni. Poco da dire sulle autolivellanti: la share è del 50,6%, una posizione difficilmente attaccabile al momento. L'arrivo di una nuova gamma di mietitrebbia ibride dovrebbe prestarsi ottimamente allo scopo. Dalle poche anticipazioni fatte, sarà una gamma di dimensioni "grandi ma non troppo", viste le caratteristiche del territorio nord-italiano. Una macchina equilibrata, ideale al lavoro anche su colture come il riso e il mais, come pure sulla soia.

 

Un polo d'eccellenza sempre più spinta

 

Francesco Quaranta, vice presidente e general manager "Harvesting AGCO International GmbH", nonché amministratore delegato di Laverda, è stato ermetico nell'annunciare gli investimenti: "Un valore a due cifre che si posiziona nella parte alta, non in quella bassa". Con un piccolo sforzo di fantasia vuol dire che ci si può aspettare entro i prossimi quattro anni un esborso di 70-80 milioni di dollari? Circa 15-20 all'anno quindi. Solo il nuovo reparto verniciatura richiederà una cifra molto prossima ai 20 milioni di dollari. In più ci sono tutti gli altri reparti in via di ampliamento e potenziamento. Anche la robotica giocherà un ruolo importante, ma le maestranze non devono temere. Un'azienda che intende raddoppiare la propria produzione non licenzia, assume.

 

Il poker rosso

 

Attualmente Laverda ha un ruolo di leadership indiscussa nelle autolivellanti. La nuova serie "Al Quattro" è in grado di affrontare pendenze trasversali del 40%, longitudinali del 30% in salita e del 10% in discesa. Coi suoi 5 scuotipaglia a 4 gradini assicura una separazione ottimale della granella in tutte le condizioni di lavoro. I motori sono dei Sisu Power Stage 3B da circa 280 cv, emissionati Scr.
Non solo di "Al Quattro" si parla però in Italia. Anche le gamme "M 400", "M 300" ed "M 200" continuano a "mietere" successi, adattandosi alle differenti esigenze della quanto mai variegata realtà agricola nazionale. La gamma M"400" è sospinta da motori capaci di erogare potenze di 280 e 360 cv, a seconda si parli della "M 400" o della "M 410". La gamma "M 300" conta invece su due modelli da 240 e da 280 cv. Per le aziende di più piccole dimensioni ben si presta la gamma "M 200", con i suoi 210 cv circa.

 

La "M 300" di Laverda