Era il 1992 quando al Summit della Terra, tenutosi a Rio de Janeiro, si è parlato per la prima volta di agricoltura multifunzionale. In seguito, è stata riconosciuta ufficialmente come nuova forma di agricoltura in Europa con l'Agenda 2000 della Pac 2000-2006.
Ma di cosa si tratta? Per rispondere a questa domanda usiamo la definizione di agricoltura multifunzionale dell'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che dice: "Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l'agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l'ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socioeconomica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l'agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale".
Si tratta quindi di un'agricoltura capace non solo di produrre cibo, ma anche di offrire servizi aggiuntivi utili alla comunità. Infatti, un'azienda multifunzionale non è solo particolarmente diversificata nelle attività o nei settori produttivi ma può avere appunto molte funzioni: può gestire attività agrituristiche, vendere direttamente i propri prodotti, svolgere attività educative, occuparsi della manutenzione del verde pubblico, promuovere la riqualificazione ambientale, amministrare aree destinate alla caccia e alla forestazione, incrementare il potenziale turistico di una zona e contribuire allo sviluppo rurale del territorio.
È di questo che si è parlato nel corso dell'evento "Progettazione agroecologica di un'azienda agricola multifunzionale", che si è tenuto domenica 29 settembre 2024 in provincia di Viterbo. In particolare, è stato dato molto risalto alla parte pratica e agli esempi concreti con l'obiettivo di fornire agli agricoltori gli strumenti per l'avviamento e la gestione di realtà agricole multifunzionali.
Erano presenti agricoltori provenienti da diverse regioni d'Italia (Lazio, Umbria, Marche e Veneto), sia proprietari di aziende molto giovani sia di aziende già avviate, accomunati dall'idea di fare agricoltura mettendo in pratica l'agroecologia e l'agricoltura rigenerativa.
L'evento è stato organizzato da Eit Food, organizzazione europea incentrata sull'innovazione e la sostenibilità, e ospitato presso la Fattoria Lucciano, un'azienda esempio di multifunzionalità che si trova a Civita Castellana (Vt) nel Lazio. Nell'arco della giornata sono intervenuti come formatori Marco Pianalto di Deafal che ha parlato dell'approprio progettuale agroecologico, Nicola Pagani presidente di Deafal che ha trattato l'aspetto della dimensione economica dell'azienda multifunzionale e Simona Limentani della società Zolle, che ha dato degli spunti su come creare una rete commerciale attorno alle aziende multifunzionali.
Sono in programma altri 3 incontri sul tema dell'azienda agricola multifunzionale e vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti su questa pagina.
I partecipanti all'evento "Progettazione agroecologica di un'azienda agricola multifunzionale" che si è tenuto il 29 settembre 2024 in provincia di Viterbo
(Fonte: Eit Food)
L'importanza di essere multifunzionali, l'esempio della Fattoria Lucciano
Serve più di una parola per definire a pieno Fattoria Lucciano. Si tratta infatti di un'azienda agricola e zootecnica biologica e multifunzionale a ciclo chiuso. È a conduzione familiare ed è gestita per lo più da Mario Profili e da suo fratello Daniele, ma in totale sono 13 dipendenti. L'azienda è nata nei primi anni del '900 ma ha subito la vera rivoluzione a metà degli anni '70, quando il padre di Mario e Daniele ha deciso di allargare l'azienda e renderla multifunzionale: "Questa azienda è stata realizzata con una visione diversa rispetto all'allora panorama agricolo locale", ci racconta Mario e continua, "In questa zona del Lazio si coltivavano principalmente tabacco, cereali, noccioli, vite e olivo, che se prodotti in maniera tradizionale non sono delle attività così remunerative.
L'idea della multifunzionalità è scattata a mio padre perché si era stancato di vendere i propri prodotti ai commercianti, sapendo che loro poi ne avrebbero deciso il prezzo. È così che tutti i prodotti cominciarono ad essere trasformati in azienda e fu chiusa la filiera.
Fu difficilissimo e ancora oggi è un'idea pionieristica. Il tipo di contabilità che dovevamo tenere non la conosceva nessun commercialista. Ma oggi possiamo dire di essere in una posizione di vantaggio e di avere un gran bel bagaglio di esperienze. È un percorso lungo e difficile e la situazione climatica oggi non aiuta ma è l'unico modo per riuscire a fare questo lavoro per sempre, senza diventare schiavi del panorama agroindustriale".
Nicola Pagani di Deafal e Mario Profili di Fattoria Lucciano
(Fonte: AgroNotizie)
L'azienda Fattoria Lucciano è grande 195 ettari suddivisi in 2 blocchi, da 120 e 75 ettari rispettivamente. Due sono i settori produttivi principali, quello zootecnico e quello agricolo, che si dividono a loro volta in 5 aree produttive: formaggi, carne, olio, vino e crema di nocciole.
Eh sì, perché all'interno della Fattoria si produce tutto a partire dal campo e arrivando al prodotto finito. Quindi, in azienda, oltre agli allevamenti e alle colture sono presenti un caseificio, una cantina, un frantoio e un laboratorio per la trasformazione delle nocciole. Inoltre, a rendere il tutto ancora più multifunzionale ci sono il bosco che rappresenta il 18% del territorio aziendale e un agriturismo con camere e servizio colazione.
In ambito zootecnico Fattoria Lucciano conta 140 bovini di razza Bruna per la produzione di latte, formaggi e carne. "La duplice attitudine è molto importante perché in questo modo riusciamo a spalmare le spese della stalla su due attività invece di una. Tolto il mangime, che ci produciamo internamente, i costi sono legati alla struttura e al personale che così vengono divisi in due attività", ci spiega Mario Profili. La mungitura e la trasformazione avvengono nei locali vicini alla stalla e i prodotti finiti vengono distribuiti direttamente al cliente o tramite alcuni negozi con cui collabora la Fattoria.
Nei campi agricoli oltre al nocciolo, alla vite e all'olivo, in azienda coltivano anche cereali e leguminose poliennali. Oltre al letame dei loro animali non usano nessun altro concime e non fanno nessun trattamento fitosanitario, riuscendo comunque a raggiungere un'ottima resa a fronte di una bassa spesa.
Visita al noccioleto dell'azienda Fattoria Lucciano
(Fonte: AgroNotizie)
Sembra facile parlare di multifunzionalità in un'azienda come la Fattoria Lucciano, che è molto estesa e ha praticamente tutto. In realtà anche loro sono partiti da zero e piano piano sono cresciti, forse proprio perché l'essere multifunionali li ha aiutati. Ma in cosa soprattutto? La multifunzionalità in agricoltura non solo permette di sperimentare con più libertà, ma può essere anche un elemento cruciale per la sostenibilità economica, specialmente oggi, in tempi di cambiamento climatico: avere più fonti di reddito è un modo in più per garantire la sopravvivenza dell'azienda.
Per esempio, nella Fattoria Lucciano il caldo eccessivo estivo di questi ultimi anni sta danneggiando la produzione di nocciole e olive. "In questi ultimi anni abbiamo perso una media di 100 mila euro all'anno, ma l'azienda riusciamo comunque a portarla avanti grazie alla multifunzionalità. In questo modo, infatti, se hai una mancanza da una parte puoi sfruttare le altre fonti di reddito".
Essere multifunzionali con pratiche agroecologiche
Quali sono alcune delle pratiche agroecologiche più importanti? Le rotazioni, le policolture, l'inerbimento, l'integrazione del bestiame, la costruzione e il mantenere di un suolo sano con un'alta percentuale di materia organica, la promozione degli agenti di controllo biologico, la riduzione del consumo energetico e delle emissioni di gas serra.
Leggi anche Agroecologia: cos'è e come si fa, nella pratica
Tutte queste pratiche sono indispensabili per la gestione di un'azienda multifunzionale che lavori in maniera efficiente. Ce lo spiega anche Mario di Fattoria Lucciano che dice: "L'agricoltura biologica può essere portata aventi senza problemi solo se c'è tanta policolturalità, altrimenti la gestione dei terreni viene a mancare. Il biologico monocolturale non è positivo e tra le varie risorse aziendali ci deve essere un rapporto di dare e avere, perché non sono infinite.
Per gestire un'azienda multifunzionale, quindi, è importante che tutto funzioni come un piccolo agroecosistema e ogni settore deve cooperare con l'altro. In questo modo si riducono gli input esterni, i costi e gli sprechi".
Per esempio, per ridurre l'uso di prodotti per la difesa biologici, che spesso hanno dei costi importanti, nella Fattoria puntano alla creazione e al mantenimento della biodiversità. Fanno le policolture per diminuire la pressione dei patogeni, mantengono intorno all'azienda un'alta percentuale di bosco e tra un campo e l'altro sfruttano le siepi, così da sostenere ancora di più lo sviluppo di organismi antagonisti e insetti utili.
Anche l'uso dei fertilizzanti è ridotto al minimo: "Per concimare usiamo solo il letame dei nostri animali. Non usiamo nient'altro e il segreto sono le rotazioni corrette che facciamo, utilizzando colture specifiche. Per esempio, quest'anno abbiamo seminato del mais da trinciato su un terreno non concimato, se non grazie all'ausilio degli animali. Su quel terreno, infatti, dopo 4 anni di medica ci abbiamo fatto pascolare le vacche; dopo abbiamo dissodato il terreno in maniera poco profonda (40 centimetri) e abbiamo seminato il mais molto tardi così da ridurre anche l'uso di acqua e sfruttare le piogge. Questo è un esempio di come si può intervenire senza input e riuscire comunque ad avere una buona resa. Alla fine, si sa che contano i soldi. Quindi, se gli input, soprattutto quelli del biologico, costano molto, cerco di farne a meno nel miglior modo possibile".
I campi di erba medica alla Fattoria Lucciano
(Fonte: AgroNotizie)
Per quanto riguarda la gestione degli animali, Mario cerca di usare poco anche il veterinario. Grazie ad un complesso lavoro di selezione genetica fatto in azienda le vacche della Fattoria sono molto rustiche, anche se per ottenere questo hanno dovuto rinunciare ad una produzione di latte più abbondante. Per il numero di capi che hanno, la medie di spesa annua per il veterinario sarebbe intorno ai 35mila euro, ma loro quest'anno hanno speso solo tra i 2 e i 3mila euro.
Il mangime è prodotto in azienda con quello che si coltiva e la razione si compone di ciò che hanno a disponibile in una determinata stagione. Generalmente le vacche mangiano crusca e siero del caseificio anche per evitare gli sprechi aziendali. I vitelli, invece, sono alimentati sempre con latte materno, che preferiscono rispetto al latte in polvere nonostante debbano rinunciare ancora una volta a del latte utile per la produzione di formaggi.
Per ridurre ancora di più gli input e gli scarti, nella Fattoria Lucciano si producono energia e calore autonomamente: hanno un impianto fotovoltaico, un impianto di solare termico e convertono la biomassa delle potature in calore.
I primi passi per una progettazione agroecologica
Marco Pianalto, durante la giornata di formazione, ha introdotto l'acronimo inglese che si usa quando di parla di progettazione sistemica: Sadimet. Ogni lettera e parola che lo compone rappresenta una fase importante del lavoro di pianificazione della propria attività agricola, nuova o già avviata.
- S sta per survey e coincide con la fase di ricognizione in cui si cerca di guardare alla propria azienda con occhi nuovi;
- A sta per analyse, perché tutti gli elementi vanno analizzati dandogli un ordine di importanza;
- D sta per design e consiste nella progettazione vera e propria o disegno di lungo periodo;
- I sta per implement ovvero implementazione, e consiste nel mettere le cose al proprio posto;
- M sta per management o mantenimento di ciò che è stato messo in campo;
- E sta per evaluation ed è la valutazione dei primi risultati. Per gestire al meglio questa fase è importante darsi degli indicatori a cui fare riferimento (ad esempio un indice economico o ambientale), in questo modo si può capire se veramente si sta avendo successo oppure no;
- T sta per tweaking ed è la fase dedicata agli aggiustamenti, durante la quale si possono spostare delle risorse sull'elemento che ne ha più bisogno.
Questo schema è un buon punto di partenza, anche se seguirlo passo dopo passo può risultare complicato, poiché molte decisioni dipendono da fattori meno facilmente modificabili che spesso caratterizzano il sito su cui si sviluppa l'azienda agricola. Per questo motivo, un altro strumento utile nella progettazione agroecologica è la Scala di Permanenza di Yeomans: una lista degli elementi chiave che compongono un'azienda agricola, organizzati in base al loro grado di permanenza, dal meno modificabile al più facilmente modificabile dall'uomo.
La Scala di Permanenza parte dal clima che è sicuramente la cosa più difficile da modificare, a meno che non si progetti una serra. Ciò che si può fare è studiarlo e conoscerlo, ad esempio sapere quanto e come piove ogni anno nel proprio territorio, per poter basare su di esso il proprio sistema agricolo.
Dopo il paesaggio e la forma del territorio che sono la seconda cosa più difficile da cambiare, c'è l'acqua. Per poter gestire in maniera efficiente questa risorsa è importante conoscere la topografia della propria azienda e capire quindi come si muove l'acqua quando piove e come si può sfruttare.
Gli accessi e le strade aziendali sono al quarto posto per permanenza. È importante, infatti, decidere con la massima progettazione almeno la strada principale perché non può cambiare, poi ci saranno dei sentieri secondari più piccoli per raggiungere i campi che possono cambiare a seconda dell'esigenza.
Si passa poi alla vegetazione e a tutti quegli alberi che possono restare per un lungo periodo, che sono permanenti ma non lo sono eternamente e anche solo la loro forma di allevamento può essere cambiata.
Al sesto posto ci sono gli edifici. Ebbene sì, nonostante si possa pensare che siano le strutture più permanenti di tutte, in realtà si sta andando sempre di più nella direzione di aziende agricole composte da strutture mobili e fatte di materiali leggeri facili da spostare.
Anche il suolo è molto in basso nella Scala di Permanenza. Si tratta, infatti, di un elemento che si può modificare soprattutto dal punto di vista della struttura e non della tessitura. Per esempio, è facile che un suolo perda fertilità attraverso l’adozione di pratiche agronomiche stressanti ma diventa responsabilità dell'agricoltore aumentarne la sostanza organica e migliorarne la struttura. Importantissime in questa fase sono le analisi del suolo.
Sempre più in basso c'è l'economia, elemento che può essere modificato puntando al piccolo piuttosto che al grande. Ogni azienda, infatti, può crearsi una microeconomia più adatta alle proprie esigenze o può cambiare il proprio settore economico principale, per esempio con la creazione di un agriturismo, un'azienda didattica o una fattoria sociale.
All'ultimo posto c'è l'energia che, come abbiamo visto per la Fattoria Lucciano, si può gestire riducendo gli input esterni e riutilizzando gli scarti aziendali.
Lavoro di gruppo durante l'evento "Progettazione agroecologica di un'azienda agricola multifunzionale"
(Fonte: Eit Food)