Nell'ultimo anno gli agricoltori hanno iniziato a prendere dimestichezza con la nuova Politica Agricola Comune (Pac), entrata in vigore il primo gennaio 2023. Ma se lo scorso anno era considerato un anno di rodaggio, nel 2024 i giochi si sono complicati, anche perché molte delle regole introdotte con la nuova Pac hanno come baseline proprio il 2023 e dunque eventuali infrazioni si faranno sentire quest'anno.
Delle novità alla nuova Pac si è discusso durante un convegno organizzato da ConsulenzaAgricola.it alla Fiera di Cesena, lo scorso 13 febbraio, dal titolo "La Pac e la domanda unica 2024: cosa c'è da sapere?", a cui hanno partecipato moltissimi tecnici e agricoltori, segno che l'attenzione sull'argomento è alta.
Pac e domanda unica 2024, ecco cosa c'è da sapere
Pac e avvicendamento colturale
Come spiegato da Angelo Frascarelli, professore presso l'Università degli Studi di Perugia, il 2024 è il vero anno di prova per la nuova Pac, in quanto molti obblighi hanno valenza biennale e dunque il 2023 è considerato l'anno base (baseline).
Due gli esempi: la Bcaa 7 e l'Ecoschema 4. La Bcaa 7 introduce l'obbligo di rotazione colturale per i seminativi e vieta, in sintesi, di seminare per due anni consecutivi sullo stesso appezzamento la stessa coltura (intesa come varietà botanica). Per il 2023 il legislatore ha introdotto una deroga, denominata deroga Ucraina, quindi il 2024 è il primo anno in cui vige l'obbligo di rotazione. Chi quest'anno semina mais, dunque, nel 2025 dovrà cambiare. Idem per chi nell'autunno 2023 ha seminato grano.
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Bcaa 7: alcuni esempi di rotazioni colturali su seminativi
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Ma qui c'è la prima novità, perché con una decisione dello scorso gennaio si è deciso di consentire l'uso delle cover crop (ma sarebbe più corretto dire colture secondarie) per assolvere all'obbligo di rotazione. Chi dunque fa mais, può ripetere ancora mais l'anno successivo purché durante l'inverno i campi siano coperti per almeno novanta giorni da una coltura secondaria (come senape, rafano o favino).
L'Ecoschema 4 è sempre incentrato sulla rotazione colturale, ma introduce obblighi più stringenti. E non ha goduto della deroga Ucraina. Dunque, chi nel 2023 ha inserito nella domanda unica l'Ecoschema 4 (e non ha seminato una coltura secondaria questo inverno) nel 2024 dovrà cambiare coltura. Altrimenti scatta la sanzione.
Come sottolineato da Frascarelli, gli obblighi valgono anche se si è affittato il terreno. Se ad esempio un agricoltore dà in affitto un anno un terreno e quello successivo decide di coltivarlo direttamente, deve premurarsi di chiedere all'affittuario che cosa ha inserito nella domanda unica, perché il piano colturale di un anno influenza quello successivo. Se ad esempio l'affittuario ha fatto mais, il proprietario non potrà fare ancora mais (a meno di non seminare una coltura secondaria in inverno).
Vero pascolamento oppure terreno incolto?
Un altro tema di dibattito è quello legato all'identificazione dei pascoli, che per essere tali devono rispondere a certi requisiti. Esiste una tabella in cui vengono identificate le varie tipologie di prato con le relative tare e la percentuale di ammissibilità al pagamento. Per ciascuna tipologia viene poi indicato il carico minimo e massimo di bestiame che vi può pascolare.
Pascolo e calcolo delle tare
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Ad esempio, nei pascoli polifiti il carico minimo è di 0,2 Uba, Unità di Bestiame Adulto, ad ettaro ad anno. Il massimo è invece di 4 Uba. Per il pagamento vale anche lo sfalcio o un'operazione colturale ordinaria (come una semina), purché sia documentata, ad esempio con una foto geotaggata.
Questi paletti vengono introdotti per evitare che un agricoltore in possesso di terre di fatto abbandonate, provi ad utilizzarle per richiedere i contributi Pac senza che vi sia un effettivo pascolamento, oppure senza che le erbe vengano sfalciate. E se l'azienda è priva di bestiame, deve dare prova di aver raccolto e venduto il fieno prodotto.
Deroga al 4% delle terre destinate a riposo
Da quest'anno gli agricoltori che aderiscono alla Politica Agricola Comune e che si occupano di seminativi avrebbero dovuto destinare il 4% delle superfici aziendali ad elementi non produttivi. Tale percentuale poteva essere ottenuta sia destinando una parte della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) aziendale all'incolto (ritiro dalla produzione dal primo gennaio al 30 giugno), sia conteggiando, in sede di presentazione di domanda unica, elementi caratteristici del paesaggio, come ad esempio fossati, boschetti, muretti a secco e così via.
Deroga alla Bcaa 8
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Tuttavia, a causa delle pressioni esercitate dagli agricoltori europei nelle ultime settimane, la Commissione Europea ha stabilito che le aziende agricole possono derogare a tale obbligo per tutto il 2024 (Regolamento 2024/587 del 12 febbraio 2024) purché le superfici che sarebbero dovute essere destinate al riposo siano coltivate con specie azotofissatrici (come la soia o il favino) o con cover crop. Tali colture, inoltre, devono essere coltivate senza l'impiego di prodotti fitosanitari al fine di mantenere gli obiettivi ambientali della Pac.
Infine, va ricordato che ogni elemento non produttivo ha un suo fattore di ponderazione, che serve a valorizzare il contributo ambientale del fattore stesso. E così un fossato ha un fattore di ponderazione pari a due, mentre un muretto pari a uno. Perciò, un fossato lungo mille metri e largo 5, che varrebbe 5mila metri quadri ai fini del calcolo del 4%, viene raddoppiato a 10mila a causa del valore ambientale che riveste.
Bcaa 8: coefficienti di ponderazione aree ed elementi non produttivi
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Rispetto della Pac e sanzioni
Come sottolineato da Angelo Frascarelli, le norme che regolano il calcolo delle sanzioni sono estremamente complesse. Semplificando, però, è possibile affermare che chi non rispetta una Bcaa o un Cgo, il primo anno riceve una decurtazione del 15% di tutti gli aiuti Pac percepiti (sia Primo che Secondo Pilastro). Il secondo anno, se si persevera nell'errore, si viene sanzionati con il 45% e il terzo anno con il 90%. Ma se si commettono due infrazioni, già dal primo anno si perde il 30%, poi il 90% e infine il 100%.
Per gli Ecoschemi la sanzione per ogni violazione accertata è determinata nella misura del 30%, del 50% e del 100% in base alla gravità, all'entità, alla durata e alla ripetizione. Per l'anno 2023, è sospesa l'applicazione delle sanzioni, a condizione che l'infrazione sia di grado basso e che il beneficiario inadempiente presenti domanda nel 2024 per il medesimo regime.
Se i beneficiari per i quali la sanzione è stata sospesa nel 2023 compiono ulteriori violazioni nel 2024, la sanzione sospesa per il 2023 verrà applicata unitamente a quella comminata per il 2024.
Esempio 1: non rispetto Bcaa 7 intenzionale
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Gli Ecoschemi, attenzione alle sanzioni
Per affrontare il tema Ecoschemi è salito sul palco Luca Palazzoni, ricercatore dell'Università degli Studi di Perugia. I Regimi per il Clima e l'Ambiente si sono rivelati essere più complessi da gestire di quanto gli agricoltori non potessero pensare alla presentazione della domanda unica. Il rischio che molti corrono ora è che, a fronte di un non rispetto degli impegni, possano arrivare le sanzioni.
Sul fronte dei pagamenti ci sono alcune buone notizie. L'Ecoschema 2 ha visto pagamenti nel 2023 più alti di quelli previsti (133 euro a fronte di 120), come anche l'Ecoschema 3 (238 euro contro 220) e l'Ecoschema 5 (nei seminativi 659 euro contro i 500 previsti).
Proprio sull'Ecoschema 5 però gli organismi pagatori stanno effettuando controlli crescenti, in quanto dalle prime verifiche è risultato essere l'Ecoschema più soggetto a frodi. Dunque, è bene che gli agricoltori abbiano tutte le carte in regola. Ad esempio è sanzionabile chi ha aderito presentando pascoli, invece che seminativi. O chi non ha rispettato le fasce di rispetto intorno all'area destinata alle essenze mellifere. O ancora, chi non ha seminato le specie definite dal Regolamento esecutivo.
Ammissibilità Ecoschema 5 su seminativi
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Perplessità invece per l'Ecoschema 5 per gli impianti arborei, in quanto se da un lato l'Ecoschema impone il divieto di sfalcio delle essenze mellifere, dall'altro il Pan impone lo sfalcio prima dei trattamenti fitosanitari per la difesa delle api. Questo cortocircuito ha portato a pochissime domande (almeno in Emilia Romagna).
L'Ecoschema 4 ha visto pagamenti dimezzati (49 euro invece di 110) a causa del numero elevato di aziende che hanno aderito. Si tratta però di un Ecoschema che sta sollevando molti malumori in quanto non tutti hanno percepito la portata di tale impegno, che di fatto vincola l'azienda per due anni.
Cattive notizie invece per gli allevatori, visto che i premi dell'Ecoschema 1 saranno probabilmente più scarni di quelli previsti. Inoltre, il sistema di gestione degli aiuti, benché semplificato (ad esempio nel calcolo dell'uso di antibiotici) è ancora farraginoso e molti allevatori, soprattutto di suini, non riescono a gestire gli adempimenti burocratici. Tra gli ostacoli c'è ad esempio la mancanza del testo del Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale (Sqnba) che ha ridotto l'accesso all'Ecoschema 1 Livello 2 al mero pascolamento (e al rispetto dell'Ecoschema 1 Livello 1), ma anche su questo fronte ci sono molte incertezze.
Una Pac troppo complicata?
La platea, gremita di agricoltori e tecnici, ha sicuramente fatto sentire la propria voce esprimendo il dissenso per una Politica Agricola Comune percepita come complicata, infarcita di burocrazia e che sembra fare di tutto per non pagare gli sforzi degli agricoltori. Testimonianza ne sono i numerosi trattori scesi in piazza per protestare.
D'altro canto, come ha cercato di spiegare Angelo Frascarelli, pur non nascondendo le molteplici difficoltà, la Pac non è un regalo, ma una remunerazione destinata agli agricoltori che oltre a produrre cibo offrono servizi ecosistemici alla comunità. Dunque non è un diritto, ma un'opportunità. Senza contare poi che spesso la complessità delle norme è dovuta al tentativo di limitare le frodi commesse dagli agricoltori, che nel settore sono numerose.