La volontà da parte della Russia di non rinnovare l'accordo sul grano e di rendere le acque del Mar Nero di nuovo insicure era nell'aria e alla vigilia i segnali che questa volta Mosca non avrebbe ceduto al rinnovo della Black Sea Grain Initiative - l'intesa sul grano siglata un anno fa da Ucraina e Russia con la mediazione della Fao e della Turchia e prorogata più volte ogni novanta giorni - c'erano tutti.

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Ora è ufficiale: niente accordo e minaccia di una nuova fiammata dei listini, che potrebbe inasprire gli effetti dell'insicurezza alimentare, specialmente nei Paesi più poveri. Uno scenario preoccupate, che potrebbe investire oltre 350 milioni di persone, spingere a nuove migrazioni per cause economiche, innescare rivolte e minare le rotte globali dei cereali.

 

La Russia sostiene che l'attacco al ponte di Kerch, collegamento strategico in Crimea, distrutto dagli ucraini, nulla centri con la volontà per ora di non rinnovare e, anzi, Mosca si dichiara disponibile a rientrare "immediatamente", qualora venisse dato seguito alle richieste avanzate da tempo e cioè la possibilità di rientrare nei circuiti internazionali bancari Swift, di poter esportare i fertilizzanti e di poter beneficiare dell'export agricolo che l'intesa prevedeva anche per la Russia.

 

Per António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, "milioni di persone pagheranno il prezzo della mossa della Russia". Accusa che Vladimir Putin respinge al mittente, sostenendo che appena il 3% dei carichi di cereali e semi oleosi è arrivato ai Paesi più poveri.

 

In effetti, secondo il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), il 24,3% dei prodotti agricoli, tra grano, mais e olio di girasole inviati dai porti sul Mar Nero è stato ritirato dalla Cina, che detiene volumi record di stock di grano, mais e soia. E proprio da Pechino è giunto il messaggio di Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri: "La Cina si augura che la Black Sea Grain Initiative continui a essere equilibrata e pienamente realizzata". In un anno sono transitate oltre mille navi "protette", con un carico complessivo di 32 milioni di tonnellate, dei quali oltre 8 milioni acquistati dalla Cina e oltre 3 milioni dalla Turchia, due Paesi vicini a Mosca. Ma sono stati aiutati anche i Paesi del mondo più fragili e a rischio carestia. Il Programma Alimentare delle Nazioni Unite ha potuto trasportare più di 725mila tonnellate di grano ai Paesi più vulnerabili: Afghanistan, Etiopia, Somalia, Sudan e Yemen.

 

Nel corso dell'anno l'Onu calcola che l'apertura del corridoio del Mar Nero abbia permesso di calmierare i prezzi, contenendoli nell'ordine del 20-23% rispetto ai picchi del 2022.

 

Per il mancato accordo dall'Unione Europea sono arrivate dure critiche a Mosca. Lo ha scritto attraverso un tweet la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: "Condanno fermamente la mossa cinica della Russia di porre fine all'iniziativa per i cereali del Mar Nero, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia" ha reso noto Ursula von der Leyen. "L'Ue sta lavorando per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà Ue continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall'Ucraina ai mercati globali".

 

Anche il Governo britannico di Rishi Sunak si è unito al coro di critiche occidentali contro l'annuncio della Russia di non voler prorogare l'accordo sul grano ucraino mediato a suo tempo dalla Turchia. L'indicazione formalizzata dal Cremlino al riguardo "è molto deludente", ha affermato un portavoce di Downing Street.

 

Gli ucraini, pur esprimendo una condanna per il mancato rinnovo dell'accordo, hanno fatto sapere che proseguiranno ad esportare su percorsi alternativi, via ferrovia o su gomma, passando per l'Europa Orientale, dove nei mesi scorsi gli agricoltori avevano lamentato gli effetti depressivi sul mercato interno delle nuove rotte del grano, ottenendo fondi dall'Unione Europea (100 milioni di euro) e consentendo di fatto solamente il transito dei cereali.

 

Allo stesso tempo, anche il Cremlino gioca le proprie carte sul piano geostrategico. La settimana prossima a San Pietroburgo ci sarà un vertice fra la Russia e i Paesi dell'Africa e non è escluso che Putin offra agli Stati africani la possibilità di acquistare grano direttamente da Mosca.

 

I mercati, seppure in rialzo, sembrano dar credito a queste nuove strade dell'export dall'Ucraina. A Chicago le quotazioni del frumento hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al 3%, e al 2,5% per il mais, anche se restano forti incertezze in assenza di un accordo.

 

Per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, "la decisione presa a Mosca fa salire l'instabilità sui mercati internazionali e favorisce la speculazione. La Federazione Russa continua a utilizzare il cibo come un'arma e uno strumento di pressione per allentare le sanzioni".

 

E Coldiretti traccia un bilancio della rotta dall'Ucraina all'Italia. "Le importazioni di grano proveniente dall'Ucraina sono aumentate del 430% per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili, mentre quelle di mais del 71% per un totale di 795 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".