C'è voluto l'intervento provvidenziale del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, come già era accaduto alla fine di luglio scorso, per ripristinare i corridoi del grano.
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Nuove rotte commerciali per il grano
La notizia è giunta dopo momenti di tensione, che nei giorni scorsi avevano portato la Russia a sospendere unilateralmente l'accordo per il trasporto via mare dei cereali attraverso il Mar Nero. Il pretesto? Gli attacchi subìti dalla flotta di Vladimir Putin a Sebastopoli, in Crimea, ennesimo episodio di una guerra scatenata da Putin con l'invasione dell'Ucraina, che sta andando avanti dallo scorso 24 febbraio e che ha sconvolto il Pianeta anche nelle sue dinamiche di scambi di materie prime agricole.
Il presidente turco Erdogan ha annunciato dopo le ore 12:00 di oggi, 2 novembre 2022, al Parlamento di Ankara il ritorno della Russia nell'accordo sul grano raggiunto lo scorso 22 luglio a Istanbul, sottolineando la priorità delle prossime esportazioni verso le Nazioni africane.
Il ritorno della Russia nell'accordo, ha spiegato Erdogan, è stato possibile in seguito a negoziati con il ministro della Difesa russo, Sergei Šojgu. L'accordo per la transizione di navi cariche di cereali nel Mar Nero "continuerà com'era prima" della decisione della Russia di ritirarsi quattro giorni fa, ha detto Erdogan citando Šojgu.
Il presidente turco ha poi affermato che l'accordo avrebbe dato priorità alle spedizioni verso le Nazioni africane, tra cui Somalia, Gibuti e Sudan, in linea con le preoccupazioni della Russia secondo cui la maggior parte del grano avrebbe raggiunto le Nazioni più ricche, in particolare quelle europee.
Con un messaggio su Twitter il coordinatore delle Nazioni Unite per l'iniziativa sul grano del Mar Nero, il sudanese Amir Mahmoud Abdulla, ha commentato: "Accolgo con favore il ritorno della Federazione Russa all'attuazione dell'Iniziativa sul grano del Mar Nero per facilitare le esportazioni di cibo e fertilizzanti dall'Ucraina. Sono grato per la facilitazione turca. Non vedo l'ora di lavorare di nuovo con tutte le parti dell'Iniziativa".
Immediato, sul fronte agricolo, il commento di Coldiretti. "Con il via libera della Russia all'accordo riprendono le spedizioni anche verso l'Italia, dove sono arrivati dall'Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l'alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell'ultimo anno prima della guerra".
Per l'Associazione guidata da Ettore Prandini "l'apertura di Putin è importante soprattutto per le forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea, mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L'Ucraina, infatti, con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell'Italia, che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l'alimentazione degli animali nelle stalle". L'Ucraina - continua la Coldiretti - garantisce invece appena il 3% dell'import nazionale di grano (122 milioni di chili), mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l'analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.
Listini in tensione
Nei giorni scorsi, quando la Russia aveva annunciato di voler sospendere l'accordo per il passaggio delle navi dai porti sul Mar Nero, i prezzi dei listini avevano immediatamente registrato una fiammata, con le quotazioni dei future schizzate di colpo, dal grano (+5,7%) al mais (+2,3%), fino all'olio di palma (+2,8%). Anche i semi di soia (+0,60%) e l'olio di soia (+1,5%) avevano risentito della scossa di mercato.
Boom dei prezzi per buona parte legato alle speculazioni, in parte generate dal fatto che Ucraina e Russia insieme rappresentano il 29% delle esportazioni globali di frumento, soprattutto attraverso il Mar Nero, e l'80% delle esportazioni globali di olio di girasole.