Un'agricoltura sempre più verde, lungo una rotta ineludibile tracciata dall'Unione Europea. Allo stesso tempo, bisogna riconoscerlo, un'agricoltura nazionale che "ha dimostrato in questi ultimi anni di saper procedere nella direzione giusta". Il difficile, semmai, "sta nel dover armonizzare tra loro molteplici strategie per vincere in poco tempo tutte le sfide che abbiamo di fronte".
Lo dice il presidente dell'Accademia dei Georgofili, il professor Massimo Vincenzini, che abbiamo intervistato per parlare del futuro dell'agricoltura, della riforma della Politica Agricola Comune (Pac), della cooperazione con la Fao e delle fake news che "crocifiggono" l'agricoltura.
L'Accademia dei Georgofili, fondata nel 1753 dal canonico Ubaldo Montelatici, è la più antica realtà accademica a livello mondiale, che si occupa di agricoltura. Ne fa parte anche il fondatore di Image Line® e direttore di AgroNotizie® Ivano Valmori.
Presidente Vincenzini, quali sono le sfide che devono affrontare l'agricoltura italiana e quella europea?
"Non vedo grandi differenze tra l'agricoltura nazionale e quella europea in tema di sfide da affrontare. Coerentemente con gli impegni internazionali, l'Unione Europea, alla fine del 2019, ha annunciato il Green Deal, centrato sulla sostenibilità e sul benessere dei cittadini, e con il quale la Ue si è prefissata l'ambizioso obiettivo di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
Al riguardo, va detto che il piano non è risultato esente da critiche (piano privo di una seria valutazione di impatto) e da più parti sono giunte richieste di rimodulazione, specialmente alla luce degli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina ancora in corso. Tuttavia, anche se dovessero arrivare alcune delle rimodulazioni richieste, sarei propenso a ritenere che la strada maestra sia ormai tracciata ed ineludibile: siamo chiamati a produrre cibo sufficiente e di buona qualità per una popolazione in continua crescita, senza erodere ulteriormente le risorse del Pianeta. Riduzione delle emissioni di gas climalteranti, riduzione della perdita di suolo, gestione oculata della risorsa acqua, riduzione dell'uso di fitofarmaci, antibiotici e fertilizzanti, aumento delle foreste nelle aree rurali, periurbane e urbane, riduzione dello spreco di cibo, solo per citare alcune delle sfide più urgenti da affrontare e possibilmente da vincere, non rappresentano singolarmente una difficoltà insormontabile, tanto che l'agricoltura nazionale ha dimostrato in questi ultimi anni di saper procedere nella direzione giusta.
Il difficile sta nel dover armonizzare tra loro molteplici strategie per vincere in poco tempo tutte le sfide che abbiamo di fronte. Probabilmente, se si pensa alle sei giornate di studio organizzate dall'Accademia tra la fine del 1993 e l'inizio del 1995 sul 'Global change' e se si pensa all'approvazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile da parte dell'Assemblea Generale dell'Onu nel 2015, risulta difficile non pensare che è stato sprecato tempo prezioso. Tuttavia, rimaniamo fiduciosi sulle opportunità che la ricerca scientifica ci metterà a disposizione per superare le attuali difficoltà".
La riforma della Pac 2023-2027 impone vincoli ambientali che gli agricoltori ritengono particolarmente pressanti e alcuni studi universitari giudicano difficilmente compatibili con le esigenze di incrementare la produttività agricola. Quali soluzioni ritiene possano coniugare attenzione all'ambiente, contenimento delle emissioni e produttività?
"È innegabile che alcuni passaggi della nuova Pac siano ritenuti 'particolarmente pressanti' e anche 'difficilmente compatibili con le esigenze di incrementare la produttività agricola', ma sono utili a indicare la strada da percorrere. Probabilmente, alcuni punti subiranno aggiustamenti, specialmente quelli sui quali l'ultima parola spetta ai singoli Stati membri.
Detto questo, i Georgofili continueranno a sottolineare ogni incoerenza dovesse essere individuata tra il quadro normativo europeo di riferimento e le esigenze produttive. Già lo scorso giugno, in Accademia, si è discusso su 'Nuova Pac e strategie correlate', giungendo a prevedere una significativa perdita di capacità produttiva, in Italia e in tutta l'Europa, a fronte di un aumento delle importazioni da Paesi extraeuropei. È stato anche evidenziato il forte rischio di vedere crescere il conflitto tra obiettivi ambientali e reddito degli agricoltori, con conseguenze di rilevanza sia sul piano sociale che su quello economico.
In tale contesto, è fortemente auspicabile che alla scienza sia data piena fiducia e che, anche in Europa, sia data la possibilità di avvalersi delle nuove conoscenze, a partire dalle Tecnologie di Evoluzione Assistita, sulle quali si continua a discutere sul piano ideologico, senza alcuna fattiva attenzione per le positive ricadute pratiche di cui potremmo beneficiare".
Dal 2019 la popolazione urbanizzata ha superato per numeri la popolazione che vive nelle aree rurali. Quali potranno essere i nuovi rapporti fra agricoltura, catene di approvvigionamento e consumi alimentari, se tale fenomeno dovesse proseguire? E come frenare, almeno in Europa, lo spopolamento delle aree rurali?
"I dati dell'ultimo Rapporto Fao del 2022 sono fortemente preoccupanti: nelle aree urbane vive il 57% della popolazione mondiale, pari a 4,6 miliardi di persone, e si stima che nel 2050 aumentino di altri 3,2 miliardi, viene usato l'80% dell'energia, viene consumato il 70% del cibo disponibile, viene prodotto il 60% dei gas serra e il 70% dei rifiuti. Sono dati su cui riflettere, nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, per il quale le aree urbane giocano, ed evidentemente giocheranno, un ruolo chiave.
Non è facile immaginare quale possa essere il fattore capace di invertire questa migrazione verso le aree urbane, ma, certamente, sarebbe innanzitutto necessario individuare una attività capace di garantire il giusto reddito a coloro che vivono negli ambienti rurali e montani. Un elemento su cui varrebbe la pena riflettere in modo approfondito è quello riguardante i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, di cui l'Italia risulta particolarmente ricca. Si tratta di quasi 5.500 prodotti, ognuno dei quali rappresenta una eccellenza fortemente legata al proprio territorio di produzione, in massima parte rurale, ma scarsamente noti al vasto pubblico dei consumatori.
Il 16 febbraio scorso, proprio su questo tema, è stata programmata una iniziativa, organizzata in collaborazione con Confindustria Toscana, dal titolo 'Quali prospettive per i Prodotti Agroalimentari Toscani?' con l'intervento di numerosi esperti ed una tavola rotonda, ma l'interesse ed il conseguente coinvolgimento di Confindustria in tale iniziativa lascia intravedere la possibilità di proposte concrete per una valorizzazione economica dei Pat, almeno di quelli prodotti in quantità superiore alla soglia minima critica per uno sviluppo industriale".
Come immagina l'agricoltura nel 2040? Avete compiuto studi a riguardo?
"L'Accademia non ha condotto studi su questo tema, ma, se posso azzardare una facile previsione, penserei ad una agricoltura condotta in modo più sostenibile di quello attuale. Certamente, molto dipenderà da quanto saremo capaci di realizzare in termini di soluzioni innovative per le attuali criticità. Personalmente, sono fiducioso, ma sarebbe auspicabile una maggiore presa di coscienza di tutte le problematiche attuali da parte dell'opinione pubblica.
In effetti, a rendere l'attuale momento storico particolarmente difficile per la nostra agricoltura, a mio parere, contribuisce anche la scarsa consapevolezza da parte dell'opinione pubblica degli sforzi che il mondo agricolo sta compiendo nella direzione di una maggiore sostenibilità. Ogni giorno veniamo sommersi da informazioni secondo cui l'agricoltura sarebbe la maggiore responsabile del riscaldamento globale e dell'uso smodato delle risorse del Pianeta, oltre che di un barbaro ed eticamente inaccettabile sfruttamento degli animali in allevamento. La verità, almeno quella che emerge dai dati ufficiali pubblicati da vari enti a livello nazionale, è assolutamente diversa, ma la 'crocifissione' dell'agricoltura continua.
Ecco, allora, una sfida che vorremmo vincere con l'aiuto del mondo della comunicazione: ricostituiamo, insieme, quel rapporto di fiducia tra scienza e opinione pubblica che pure, nel passato, è stato solido e proficuo. I Georgofili sono pronti a collaborare in tal senso, fedeli al loro storico motto 'Prosperitati Publicae Augendae'. D'altra parte, le sfide che abbiamo l'obbligo di vincere per garantire alle future generazioni le stesse risorse di cui abbiamo goduto noi richiedono come mai prima d'ora unità d'intenti e azioni condivise, da parte del mondo scientifico e da parte di tutta la società civile".
Nel settembre 2021 avete ricevuto la visita del direttore generale della Fao, Qu Dongyu, a coronamento di un ciclo di incontri di alto profilo che l'Accademia dei Georgofili organizzò in vista del G20 dell'Agricoltura, ospitato a Firenze sotto la presidenza italiana. Avete avuto occasione di collaborare nuovamente, di inviare dossier o approfondimenti sui temi dell'agricoltura e dell'alimentazione?
"L'Accademia ha una natura giuridica di tipo privatistico e ciò rende difficile instaurare rapporti ufficiali con la Fao. Ciononostante, i contatti sono continui.
La prolusione all'Anno Accademico del 2022 è stata tenuta da Maurizio Martina, vicedirettore della Fao, che, nell'occasione, è stato anche nominato accademico onorario. Come tale, Maurizio Martina riceve regolarmente i documenti tecnico scientifici prodotti dall'Accademia e altrettanto fa lui con i documenti prodotti dalla Fao. Il collegamento esiste, anche se non formalizzato".
Lei è un esperto nell'area della Microbiologia. Sempre più spesso la chimica sta lasciando spazio ai biostimolanti, nuove molecole "green", a beneficio delle colture e del suolo. Quale potrà essere il futuro dell'agroecologia, quali punti di forza e quali criticità?
"In effetti, per oltre quaranta anni mi sono occupato di microrganismi e del loro ruolo in diversi ambiti di interesse agrario, ma è anche vero che sono arrivato alla microbiologia avendo una Laurea in Chimica e, da chimico, ho dovuto presto arrendermi: la natura e la vita sono più forti della chimica!
Battuta a parte, credo che l'agricoltura non abbia bisogno di nuove denominazioni, aggettivazioni o nomi composti: per essere praticata nel rispetto dell'ambiente, l'agricoltura ha bisogno di conoscenza, nel senso più ampio del termine, ma, al tempo stesso, calata nella realtà territoriale in cui si vuole realizzare. Fertilità del suolo, includendovi la comunità microbica esistente, esigenze nutrizionali e proprietà fisiologiche della varietà da coltivare, caratteristiche climatiche dell'area e accesso ai dati previsionali, strumenti per il monitoraggio della coltivazione e di supporto alle decisioni inerenti eventuali trattamenti ed interventi idrici, solo per citare alcuni esempi di quanto occorrerebbe sapere per produrre beni primari di buona qualità.
Fare agricoltura oggi non è professione facile: richiede una solida formazione interdisciplinare e continui aggiornamenti, senza alcuna garanzia di reddito certo. Eppure, proprio Qu Dongyu, direttore generale della Fao, in visita all'Accademia in occasione del G20 dell'Agricoltura ospitato a Firenze nel settembre 2021, ha donato ai Georgofili una pergamena in cui, in cinese mandarino scritto a mano, si legge: 'Amare e studiare l'agricoltura, gioia immensa'. Mi auguro che da questa ottimistica affermazione i giovani sappiano trarre ispirazione per decidere di dedicare all'agricoltura il loro impegno: ne abbiamo tutti bisogno".
Presidente Vincenzini, quale sarà il tema dell'Anno Accademico che vi apprestate a inaugurare?
"L'Accademia dei Georgofili, con l'inaugurazione di un nuovo Anno Accademico, non si propone di approfondire un tema specifico, ma, come d'altra parte riaffermato nello Statuto approvato dal Corpo Accademico nell'Assemblea dello scorso novembre, 'si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all'agricoltura ed alle attività collegate, alla tutela dell'ambiente, del paesaggio e del territorio agrosilvopastorale, allo sviluppo del mondo rurale, allo sviluppo e valorizzazione dei prodotti agricoli e di quelli alimentari e alla loro disponibilità e sicurezza'.
Il tema, quindi, rimane solidamente centrato sull'agricoltura, per la quale i Georgofili, ben consapevoli del suo carattere polifunzionale, continueranno a produrre e rendere liberamente fruibili articolati documenti tecnico scientifici su temi di interesse attuale, potendo contare sul competente lavoro dei tradizionali Comitati Consultivi e dei gruppi di lavoro appositamente costituiti, e a riflettere e dibattere pubblicamente su specifici argomenti nei numerosi convegni organizzati in sede o presso le sezioni territoriali. Così facendo, l'Accademia continua a fornire, agli addetti ai settori della ricerca e della didattica, agli operatori del settore agrario e a chi spetta il compito di prendere decisioni di carattere politico, un supporto scientifico di ampio raggio per l'agricoltura.
Inoltre, l'Accademia è continuamente impegnata a rendere sempre più fruibile il consistente patrimonio documentale ed archivistico accumulato nel corso della sua storia, a vantaggio degli studiosi, degli studenti e di chiunque abbia interesse al riguardo. Il portale ad accesso libero dell'Accademia rende puntualmente conto di tutte le iniziative svolte e di quelle in programma".
Massimo Vincenzini, presidente dell'Accademia dei Georgofili
(Fonte foto: Massimo Vincenzini dell'Accademia dei Georgofili)
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