Continua, anzi si aggrava, la mancanza di disponibilità di materie prime destinate all'alimentazione animale e all'industria di trasformazione.

A un'annata caratterizzata da una scarsità di piogge senza precedenti, potrebbero aggiungersi gli effetti derivanti dalla strategia Farm to Fork, una politica europea nata per salvaguardare l'ambiente i cui divieti a priori rischiano, tuttavia, di compromettere gravemente l'agricoltura italiana e aumentarne la dipendenza dall'estero.

Uno scenario molto preoccupante anche a causa della carenza di fertilizzanti che, in seguito all'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina e al conseguente aumento del gas, erano stati interessati dalla chiusura di diversi stabilimenti produttivi in Europa e dall'aumento vertiginoso dei prezzi.  

La Federazione Italiana dei Commercianti di Prodotti per l’Agricoltura e degli Stoccatori (Compag) ha raccolto le considerazioni dei propri associati sulla campagna di raccolta e ha notato uno sviluppo incoraggiante: qualche speranza può essere riposta nell'orzo.

L'orzo e la sua produzione

Spesso sottovalutato, l'orzo ha un ciclo più breve rispetto ad altri cereali, inoltre si presta a essere coltivato anche in regioni fredde o aride con tecniche colturali e antiparassitarie simili a quelle adottate per il frumento.


Lo stato sanitario è ottimo e, nonostante i costi di produzione siano in forte aumento e la siccità abbia colpito tutto il territorio fin dai primi mesi dell'anno, i risultati sono buoni per quanto riguarda il peso specifico, requisito importante anche per la qualità della granella, di circa 64-65 chilogrammi per metro cubo nel Centro Italia e 66-69 chilogrammi per metro cubo in Pianura Padana. 


Finora la produzione è andata oltre ogni aspettativa anche dal punto di vista dei prezzi, e probabilmente le superfici delle colture invernali potranno essere ampliate. In base alle prime valutazioni degli operatori del settore, sembra che la produzione italiana del cereale per il 2022 stia registrando buoni risultati e, soprattutto a livello qualitativo, superiori alle aspettative. 


Una boccata d'aria in un contesto nazionale quanto mai opprimente, ma sarebbe pericoloso farsi troppe illusioni: gli esperti concordano sulla necessità di non avere le stesse aspettative per quanto riguarda la prossima raccolta di mais. 

La campagna

È ancora prematuro fornire stime generali per questa campagna, poiché in alcune zone d'Italia la trebbiatura non è ancora conclusa. 
Finora questa coltura ha prodotto in Lombardia ed Emilia Romagna rese che hanno superato gli 80 quintali per ettaro, con peso specifico superiore a 70-72 kg/m3, e questo probabilmente perché - trattandosi di una coltura a ciclo breve - è riuscita a scappare alla siccità. Nel Centro Italia, invece, la resa media è di circa 50 quintali per ettaro

 

Considerata la situazione attuale, Compag ricorda quanto sia importante salvaguardare, se non aumentare, la produzione nazionale di cereali per rispondere ai bisogni effettivi e non cadere nella dipendenza dall'estero. 

Una buona prevenzione dei danni derivanti dal clima, l'assistenza tecnica in campo e la costruzione di filiere solide, sono sicuramente una spinta utile per sostenere la produzione di materie prime nazionali


Le filiere in particolare sono indispensabili per costruire rapporti commerciali durevoli e per migliorare la redditività dei soggetti coinvolti. Gli aiuti nazionali che sono previsti anche per l'orzo, oltre che per il mais e il grano duro, secondo la Federazione andrebbero garantiti anche per i prossimi anni e allargati anche alle filiere zootecniche.