Irpef, chi è esentato
Sino al 31 dicembre di quest'anno è confermata l'esenzione da Irpef e addizionali per i redditi dominicali e agrari dei terreni dichiarati dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali.
Lo conferma l'articolo firmato da Fabrizio G. Poggiani pubblicato su Italia Oggi dell'11 aprile, dove viene specificato che questa esenzione non riguarda però i soci delle società personali diverse da quella semplice.
A fare queste precisazioni è l'Agenzia delle Entrate, prendendo le mosse dalle disposizioni previste dalla legge di Bilancio 2022.
Confermate poi sino a tutto il 2024 le detrazioni relative agli interventi sugli immobili a fini di efficientamento energetico.
L'articolo prosegue elencando le varie agevolazioni fiscali, che vanno dalla manutenzione dei giardini allo sviluppo dello sport.
Al vino manca il vetro
"Inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli".
Sono le parole che Micaela Pallini, presidente di Federvini, affida alle pagine del Il Sole 24 Ore del 12 aprile, nell'intervista raccolta da Micaela Cappellini.
Quello del vetro e del suo aumento del 15%, che fa seguito a un analogo aumento di sei mesi prima, sta diventando un problema importante del quale si è dibattuto anche in occasione del Vinitaly, in scena a Verona dal 10 al 13 aprile.
Dopo un 2021 da record, con l'export che ha toccato 7,1 miliardi di euro, il sovrapporsi dello scenario di guerra e dell'aumento dei costi rischia di pregiudicare le performance del settore vitivinicolo sul mercato interno e su quello estero.
Sul fronte internazionale i produttori italiani si trovano poi a dover competere con quanti operano in situazioni meno difficili.
Produrre vino in Italia, prosegue l'articolo, costa di più rispetto alla Francia, uno dei nostri più importanti competitor sui mercati internazionali, dove è minore il costo dell'energia.
Sul fronte dei consumi interni, la ricerca Iri presentata in occasione del Vinitaly, certifica per il 2021 acquisti per 3 miliardi di euro, con un aumento dell'1,8% in volume e del 5,9% in valore rispetto all'anno precedente.
Sul futuro, conclude l'articolo, pesano però le conseguenze dell'inflazione e della guerra in Ucraina.
Il Prošek sarà "bocciato"?
In occasione del Vinitaly si è tornato a discutere del Prošek, il vino che nel nome (ma solo nel nome) rievoca il nostro Prosecco, e che la Croazia vorrebbe etichettare come vino a origine controllata.
Il Corriere del Veneto del 13 aprile riporta a proposito di questa vicenda le affermazioni dell'europarlamentare Paolo De Castro, che si è detto convinto di una risoluzione a breve di questo problema, grazie anche alla riforma a livello europeo delle Dop.
Dallo stesso giornale il presidente della regione Veneto Luca Zaia si è detto convinto dell'opportunità di andare all'attacco contro la menzione speciale del Prošek, chiedendo i danni.
È d'accordo su questa linea d'azione il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che in passato dovette rinunciare a utilizzare per i vini della sua regione il nome Tocai perché l'Ungheria dimostrò l'esistenza di una sua città con un nome simile.
Se la Croazia dovesse vincere, conclude l'articolo, la Slovenia sarebbe già pronta a insidiare l'aceto balsamico di Modena con il suo Balsamic.
Che ne sarà del grano
Il Sole 24 Ore del 14 aprile riporta alcune interessanti notizie sul mercato internazionale del grano, in particolare per la situazione che si è venuta a verificare con il conflitto in Ucraina.
Roberto Iotti, che firma l'articolo, conferma che l'Ucraina ha comunque coperto il 72% dei propri seminativi, escludendo le aree a est, oggetto del conflitto.
Inoltre è stato raggiunto un accordo con la Romania per l'invio verso il porto di Costanza sul Mar Nero di carichi di commodities provenienti dai centri di stoccaggio ucraini.
Altre esportazioni dall'Ucraina arriverebbero utilizzando la direttrice verso la Polonia.
Anche Mosca avrebbe trovato più di una strada per le proprie esportazioni di cereali e di girasole, oltre a quelle di prodotti energetici.
Nel frattempo, gli acquisti forsennati di cereali da parte dei trader mondiali, nel timore di restare senza prodotto, hanno portato ad avere i silos di stoccaggio pieni, mentre i flussi commerciali ora sono quasi normalizzati, a dispetto del prezzo, che resta molto elevato.
Dagli Usa arriva infine la notizia di una situazione di normalità per le previsioni sui prossimi raccolti.
Se problemi ci saranno, riguarderanno non tanto le quantità, ma le catene di approvvigionamento.
Per l'Italia, conclude l'articolo, le semine vedono in leggera flessione il grano duro e stabile il tenero.
Per il futuro non è tanto la carenza di prodotto a preoccupare, ma l'aumento dei costi di produzione, cosa che si rifletterà sulla capacità di tenuta delle aziende.
Fotovoltaico, incentivi e limiti
Restiamo sulle pagine de Il Sole 24 Ore con l'articolo di Alessio Romeo, che il 15 aprile commenta le recenti modifiche alle norme che incentivano l'installazione di pannelli fotovoltaici, così come previsto dal Recovery Plan.
A disposizione delle imprese agricole sono previsti 1,2 miliardi, che vanno a sommarsi ai 300 milioni di euro destinati alle imprese agroindustriali.
Ora però occorre fare i conti con la recente introduzione del limite dell'autoconsumo dell'energia prodotta per poter accedere ai finanziamenti.
Un vincolo dettato dalla necessità di rispettare la normativa europea sugli aiuti di Stato.
Questo limite potrebbe tuttavia ridurre la convenienza all'investimento, in quanto la quota di autoconsumo è nettamente inferiore alla potenza massima ammissibile.
Fra le modifiche apportate, vanno ricordati i nuovi massimali di spesa, che ora arrivano a un milione di euro e che comprendono sia i pannelli che la eventuale rimozione dell'amianto, insieme ai sistemi di accumulo e le colonnine di ricarica.
L'articolo prosegue specificando che il cofinanziamento pubblico varia dal 40 al 50%, con un aumento del 20% nel caso dei giovani agricoltori.
L'investimento, si legge in conclusione, è però ammissibile solo se l'obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell'azienda e la capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell'azienda stessa, compreso quello familiare.
Vincoli che rischiano di disincentivare pesantemente questi investimenti.
Poca acqua per il mais
Bruxelles ha fatto un passo indietro rispetto ai vincoli ambientali che obbligavano al riposo dei terreni.
Una decisione, queste le attese, che avrebbe dovuto favorire l'aumento delle semine di cereali e oleaginose delle quali ora c'è maggiore necessità.
Una speranza che potrebbe essere vanificata dal permanere della siccità e di una situazione di scarsità di acqua per l'irrigazione.
E' questa la preoccupazione di alcuni produttori di mais descritta da Claudio Andrizzi sulle pagine di Brescia Oggi del 16 aprile.
I numeri esatti si conosceranno solo fra un mese, ma già si colgono i segnali che l'atteso aumento delle colture di mais potrebbe non verificarsi.
In compenso si apprezza un incremento dei campi destinati alla coltivazione di erba medica, fondamentale per l'alimentazione del bestiame.
Se per il futuro regna ancora molta incertezza, cresce la consapevolezza della necessità spingere sull'innovazione tecnologica per rendere più efficiente l'impiego dell'acqua, come ad esempio utilizzando le tecnologie per l'irrigazione a goccia.
Se da un lato la siccità frena le semine di mais, dall'altro il raddoppio dei prezzi di questo cereale può fungere da leva nel favorirne la coltivazione.
La carenza di acqua, conclude l'articolo, mostra l'importanza di realizzare una rete di bacini dai quali attingere quando si verificano situazioni di siccità.
Semine di primavera
I prezzi elevati che si registrano sui mercati dei cereali dovrebbero comunque incentivare le semine primaverili, come scrive Andrea Zaghi su Avvenire del 17 aprile.
Stando alle prime anticipazioni, le maggiori semine dovrebbero riguardare la soia (+16%), seguita dal girasole (+5%) e infine dal mais, in crescita però del solo 1%.
A pesare sulle scelte degli agricoltori è soprattutto l'impennata dei costi di produzione, mentre resta elevata l'incertezza sui prezzi che sarà possibile realizzare una volta che i raccolti saranno a maturazione.
Come già altri quotidiani avevano anticipato nei giorni precedenti, anche in Ucraina gli agricoltori stanno procedendo con le semine, nonostante il conflitto in corso.
Inevitabile comunque una caduta nella produzione, che viene stimata in flessione tra il 20 e il 30% rispetto all'anno scorso.
A frenare le produzioni ucraine anche la scarsità dei mezzi e dei prodotti necessari per le lavorazioni agricole.
L'articolo si conclude ricordando la disponibilità di Confagricoltura ad aiutare i colleghi ucraini.
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.
Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.