C'erano anche gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori a manifestare nelle piazze italiane, chiedendo di fermare una guerra dannosa per il popolo libero degli ucraini e per l'economia mondiale. Le speranze sono appese ora al filo sottile dei negoziati in Bielorussia, anche se la sensazione è che la Russia, che ha invaso l'Ucraina, non abbia davvero l'intenzione di indietreggiare e di raggiungere un compromesso.


Leggi anche
Russia-Ucraina, la guerra è iniziata


Circoscrivendo il tema ai risvolti agricoli e alimentari e senza voler certo minimizzare il drammatico scenario generale, i timori sono legati al boom dei prezzi di mais e cereali, che dall'inizio del conflitto sono schizzati su valori elevati, con il pericolo non solo di rendere inaccessibile l'acquisto da parte dei Paesi con un Pil pro capite più basso, ma col rischio che la merce non riesca a lasciare i porti danneggiati sul Mar Nero e sul Mar d'Azov, innescando così proteste, carestie e infiammando le piazze come già avvenne nel corso della cosiddetta "Primavera Araba", figlia di prezzi del pane saliti su cifre impossibili all'acquisto dei Paesi del Nord Africa. Sarà di nuovo così?

La guerra in Europa è una situazione drammatica e inedita per le generazioni che non hanno mai vissuto (fortunatamente) sulla propria pelle la Seconda Guerra Mondiale e l'escalation alla quale stiamo pericolosamente assistendo di ora in ora sta sconvolgendo chiunque.

Nei giorni scorsi è intervenuto anche il Ceja, il Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori guidato dall'italiana Diana Lenzi, chiedendo alle istituzioni dell'Unione Europea "di adottare le misure necessarie per garantire che i sistemi alimentari rimangano resilienti e per sostenere le comunità bloccate". A rischio, in particolare, la tenuta del potere d'acquisto delle famiglie sotto i colpi dell'inflazione, il rischio legato alle scorte alimentari di emergenza a chi ne ha bisogno.

I prezzi del grano, secondo i calcoli di Coldiretti, hanno raggiunto il massimo da 14 anni dopo che l'esercito ucraino ha sospeso le spedizioni commerciali nei suoi porti, alimentando il timore di interruzioni delle forniture di grano, mais e semi oleosi.
L'Italia si trova in una posizione abbastanza scomoda, essendo - prosegue Coldiretti - un Paese deficitario, che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame. L'Ucraina, in particolare, "è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell'import nazionale di grano".


Leggi anche
Guerra in Ucraina, volano i prezzi delle materie prime agricole


Cosa accadrebbe se l'Ucraina non riuscisse ad esportare i cereali e l'olio di semi di girasole, di cui è uno dei più importanti produttori a livello mondiale? E come cambieranno gli equilibri a livello internazionale?

Il rischio non è solamente legato al boom dei prezzi, ma anche agli equilibri globali in chiave geopolitica. Quali conseguenze ci saranno ora per la Turchia di Erdogan, che ha alzato la voce contro l'atteggiamento di Putin e pare abbia bloccato il transito per lo Stretto dei Dardanelli alle navi russe? Nel 2021 la Turchia - informa il sito Teseo.Clal.it - ha importato oltre 15,7 milioni di tonnellate di cereali, dei quali 8,8 milioni di tonnellate di frumento. La Russia è di gran lunga il primo fornitore di cereali della Turchia, alla quale ha fornito quasi 9,5 milioni di tonnellate di cereali nel 2021 (+12,5% rispetto al 2020). La posizione di Erdogan di vicinanza all'Ucraina spingerà Putin a bloccare l'export di cereali verso la Turchia? E quali saranno le conseguenze?
L'Ucraina è il secondo fornitore di cereali per la Turchia, con 3,7 milioni di tonnellate spedite a Istanbul nel 2021 (+63,5% tendenziale), ma sarà in grado di sopperire ad un eventuale stop russo alla fornitura di cereali?

Qualche riga più sopra abbiamo ricordato le tensioni del 2008, battezzate come Primavera Araba, dure proteste di piazza innescate dal caro pane. Ma se il Marocco, secondo i dati di Teseo, nel 2021 ha importato su 7,5 milioni di tonnellate di cereali prevalentemente dall'Unione Europea (2,2 milioni di tonnellate), Argentina (1,7 milioni di tonnellate), Canada (1 milione), Ucraina (1 milione), Stati Uniti (603mila tonnellate), la situazione dell'Egitto è drasticamente diversa, dal momento che i primi tre fornitori di cereali del Paese sono - con volumi più o meno equipollenti - Ucraina, Argentina e Russia, che complessivamente esportano in Egitto 10 milioni di tonnellate su 15 acquistate dall'Egitto al di fuori dei propri confini. Cambieranno gli equilibri? E se non arrivassero più i cereali da Ucraina e Russia, chi andrebbe a coprire tale deficit? E a che prezzo?

Anche la Cina giocherà un ruolo non indifferente, avendo annunciato all'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina che avrebbe acquistato le derrate di cereali russi, in caso di blocco commerciale da parte dell'Occidente. Come si comporterà? Continuerà ad acquistare anche dall'Ucraina, dagli Stati Uniti, dal Brasile e via dicendo? Nel 2021 Pechino ha comprato 66,2 milioni di tonnellate di cereali (+83,2% sul 2020) e i primi fornitori sono stati gli Usa con 29,2 milioni di tonnellate, l'Ucraina con 11,4 milioni di tonnellate, il Canada (6,1 milioni), l'Unione Europea (5,3 milioni) e l'Australia (4 milioni di tonnellate). Cambieranno gli equilibri mondiali? Con quali riflessi sui prezzi e sugli stock globali? E con quali riflessi sulle ambizioni della Cina di rafforzare internamente la propria zootecnia?


Quali soluzioni per l'Italia?

"Per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilità del grano - sostiene Coldiretti - occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova Legge di Contrasto alle Pratiche Sleali".

"Lo squilibrio dei mercati agroalimentari, innescato nel 2014 dall'annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, rese necessario un intervento di sostegno del bilancio europeo di 1 miliardo di euro", ricorda Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che chiede "un piano di emergenza per il settore agroalimentare, coordinato dalla Commissione Europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i rifornimenti".
Il mercato internazionale dei cereali, riconosce Giansanti, "è sotto pressione, anche a causa delle stime relative alla contrazione dei raccolti in Argentina e Brasile per la carenza di piogge. È destinato quindi a salire il costo per l'alimentazione del bestiame, che già alla fine dello scorso anno ha fatto registrare un rialzo del 30%".

Il conflitto in Ucraina, secondo Cia Agricoltori Italiani, "presenterà un costo salato per l'agricoltura italiana, in faticosa ripresa dopo la pandemia, con il rischio di blocco dei fertilizzanti, indispensabili alle coltivazioni, e di un embargo sul vino che costerebbe 150 milioni al made in Italy, in aggiunta alle speculazioni finanziare già in essere sui cereali".
"Con il solo blocco del nitrato d'ammonio la Russia potrebbe, infatti, dichiarare una vera guerra economica al settore primario, essendo questo l'elemento base dei principali fertilizzanti utilizzati dalle aziende agricole. Questi prodotti, che non si possono produrre in Italia perché contengono sostanze minerali esclusivamente di importazione (azoto, fosforo e potassio), sono già aumentati del 150% nelle ultime settimane e solamente per il grano rappresentano il 25% del costo di produzione. L'urea, concime fondamentale nella fase post semina del grano made in Italy perché lo rende altamente proteico e ne aumenta la qualità, è quasi triplicata: mille euro a tonnellata dai 350 dello scorso anno. Anche i fosfati, che garantiscono il nutrimento completo necessario allo sviluppo delle piante, sono passati da 350 a 700 euro a tonnellata. Cia stima, dunque, ricadute per il consumatore sui prezzi di pasta (+20%), pane e farine, prodotti che risentono anche dei prezzi dell'energia su produzione, imballaggio e soprattutto del trasporto, in un Paese in cui l'80% dei trasporti commerciali avviene su gomma".


Leggi anche
Giorni di passione per il prezzo dell'urea granulare egiziana

 


Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione nell'ultimo paragrafo con la sostituzione del termine "fitofarmaci" con il termine "prodotti" in quanto sono i fertilizzanti a contenere le sostanze minerali indicate