Il fosforo (P) gioca un ruolo fondamentale nell'accrescimento cellulare, soprattutto a livello radicale, e per questo è molto importante nelle fasi iniziali dello sviluppo delle colture. Nelle cellule partecipa a diverse funzioni strutturali e biochimiche e non deve essere mai carente. Il fosforo è presente come costituente delle membrane cellulari (fosfolipidi), negli acidi nucleici (Dna e Rna) e nelle molecole di Atp e Adp che sono protagoniste nei meccanismi di produzione e accumulo dell'energia negli organismi viventi.

È importante nella fioritura e nella formazione dei frutti, inoltre è vitale per la robustezza e stabilità dei tessuti e, quindi, per la loro resistenza agli attacchi di microrganismi patogeni. Per questi motivi bisogna assicurarsi che le piante abbiano piena disponibilità di questo elemento.

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(Fonte foto: © Marina - Adobe Stock)


La disponibilità di fosforo nel terreno

In natura il fosforo è molto presente. In un ettaro di terreno agricolo ci possono essere anche 7-10 tonnellate di questo elemento concentrate nei primi 30 centimetri di suolo. Tuttavia esso si presenta sotto forme spesso non direttamente disponibili per la pianta, come fosfati di calcio, ferro e alluminio. Il fosfato tricalcico impiega molto tempo per diventare biodisponibile per le piante in un processo influenzato dal pH del suolo, che dovrebbe essere tra 5 e 7.

In assenza di apporti esterni, la piccola quota di fosforo disponibile nel terreno per le colture, pari allo 0.1-0.3% di quello totale, si assottiglia ad ogni raccolto, determinando con il tempo carenze nutritive.

Nella soluzione circolante del suolo, e quindi assimilabile, il fosforo lo troviamo sotto forma di ione diidrogeno fosfato (H2PO4-).
 
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La carenza di fosforo

Ogni specie e ogni cultivar reagisce in maniera differente ad una carenza di fosforo e spesso i sintomi possono essere confusi con altri squilibri nutrizionali. In ogni caso i sintomi più importanti e visibili sono una crescita stentata della pianta, con foglie piccole, verde bluastro, talvolta violaceo e spesso con macchie. Inoltre le foglie vecchie diventano scure e arricciate ai bordi.

Ogni agricoltore dovrebbe calcolare il fabbisogno di fosforo della propria coltura sulla base della specie coltivata, delle asportazioni e delle analisi del suolo.
 
Concimazione fosforica
 

La concimazione fosforica

Per assicurare la giusta dote di fosforo alla coltura è necessario dunque procedere con l'apporto di concimi minerali (a base ad esempio di anidride fosforica o ortofosfato) oppure organici (letame, digestato, pollina, etc.). Il fosforo ha la peculiarità di essere insolubile e di avere una buona persistenza nel terreno. Anzi, il problema può essere quello di aumentare la dotazione del suolo, senza realmente aumentare quella disponibile per la coltura.

Proprio per questa caratteristica 'staticità' per i seminativi il fosforo deve essere fornito prevalentemente all'inizio dello sviluppo (pre semina), anche perché gioca un ruolo chiave nello sviluppo delle radici che tendono a 'seguirlo' nel suolo allungandosi. Parimenti il fosforo deve essere apportato al momento del trapianto, sia di orticole che di alberi, in modo da avere un effetto 'starter'.

In frutteti e vigneti il fosforo viene dato principalmente all'inizio della stagione vegetativa e poi nell'intervallo tra la raccolta dei frutti e la caduta delle foglie. In questo lasso di tempo la pianta ha un accrescimento radicale spiccato e accumula le riserve per la primavera successiva, per questo si avvantaggia di fosforo prontamente disponibile.
 
Capita assai di rado che il fosforo venga fornito singolarmente, ma quasi sempre viene abbinato ad azoto e potassio (concimi NPK). Molto diffuso nei seminativi è ad esempio l'impiego di fosfato biammonico 18-46.
 
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