Territori, tradizioni, culture potranno fare rete, moltiplicando progetti e finanziamenti del Ministero delle Politiche Agricole, del Governo e dell'Europa.

Questo il senso della nascita della Consulta dei Distretti del Cibo, grazie alla sottoscrizione dello Statuto avvenuta con la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del sottosegretario Gian Marco Centinaio, insieme con i rappresentanti dei distretti, della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, dell'Anci e i rappresentanti delle associazioni agricole.

È Patuanelli a offrire una specie di placet, ritenendo fondamentali "iniziative come quelle della Consulta per il sostegno alla distintività e all'eccellenza delle nostre produzioni che costituiscono un valore assoluto dell'economia italiana". Non solo. Il ministro fa presente anche che "i contratti di filiera e i distretti del cibo sono stati finanziati con risorse aggiuntive in Legge di Bilancio in modo da valorizzare questo strumento di prossimità che consente ai sistemi produttivi agroalimentari italiani di adempiere a quello sforzo di sostenibilità cui l'agricoltura è chiamata in questa fase così complessa per il nostro Pianeta. Anche il Piano Strategico Nazionale della nuova Pac dovrà essere il risultato di scelte importanti fatte dagli attori del sistema agroalimentare che segue la direzione della strada già individuata dai distretti del cibo"

L'arrivo della Consulta - viene spiegato - è anche un modo per "affrontare insieme la sfida della transizione verso un sistema agroalimentare sostenibile del nostro Paese". Una delle priorità è il rinnovamento del comparto agroalimentare italiano: è "urgente e non più rinviabile". La Consulta sarà "il luogo di rappresentanza dei distretti che operano in ambito rurale e agroalimentare". Tra gli obiettivi si propone di interloquire con "istituzioni, enti economici e sociali; promuovere leggi e finanziamenti che ne garantiscano lo sviluppo; creare sinergie con il mondo accademico; contribuire alla crescita sostenibile dei territori: ambientale, sociale, economica; tutelare l'enorme patrimonio culturale, turistico, paesaggistico ed enogastronomico italiano".

Entrano nel raggio d'azione della Consulta le indicazioni delle istituzioni internazionali e nazionali come l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e la strategia Farm to Fork, al centro del Green Deal europeo. Viene anche ricordato come nelle linee programmatiche del Ministero delle Politiche Agricole i contratti di distretto e di filiera siano già riconosciuti strategici per lo sviluppo dell'intero settore e che nella ripartizione del Fondo Complementare al Pnrr siano stati destinati al Ministero 1,2 miliardi per agroalimentare, pesca, floricoltura e vivaismo. Attualmente sono venti i contratti di distretto, valutati ammissibili al finanziamento con progetti immediatamente cantierabili, pronti a partire e migliaia le imprese che intendono avviare la transizione verso nuovi sistemi alimentari con modelli di sviluppo sostenibili.

A settembre di quest'anno ci sono 13 regioni che hanno iscritto 106 distretti del cibo nel Registro Nazionale secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole (i contratti di distretto sono venti). Questa la mappa regionale (distretti e contratti): Campania 23 distretti, tre contratti; Lombardia 18, due; Toscana 11, due; Puglia dieci, due; Calabria dieci, uno; Lazio nove, uno; Sicilia sette, tre; Abruzzo cinque; Basilicata quattro, due; Sardegna tre, uno; Piemonte tre, Veneto due; Emilia Romagna uno, uno.

"Attivare questi venti programmi di sviluppo - dice il portavoce della Consulta Angelo Barone - sarebbe un importante segnale di ripartenza immediata del settore agroalimentare che ancora oggi rappresenta uno dei principali motori del made in Italy ma occorre fare sistema ed avere una strategia condivisa per utilizzare al meglio sia le risorse del Pnrr che della Pac".