In soccorso degli allevamenti

Si torna a parlare dell'opportunità di predisporre un piano nazionale per il rilancio della zootecnia italiana.
A chiederlo è Assalzoo, l'associazione delle industrie mangimistiche, preoccupata del futuro di un settore strategico come quello degli allevamenti.
Troppo elevato il deficit di proteine di alimenti di origine animale, cosa che ci obbliga ad importare il 50% delle carni bovine, Il 40% di quelle suine e il 20% di latte.
È questa la fotografia del settore scattata da Lorenzo Frassoldati sulle pagine di "QN" del 21 giugno.

Occorre allora incentivare le produzioni nazionali, ottenendo vantaggi sia in termini economici sia di sicurezza alimentare.
Il piano, si legge nell'articolo, può rappresentare un'opportunità di rilancio del settore anche grazie al coinvolgimento della mangimistica, che svolge un ruolo di cerniera tra produzione primaria e allevatori.
La filiera zootecnica, conclude dell'articolo, è pronta a fare la sua parte nel processo di transizione ecologica, raccogliendo le sfide del Green New Deal.
Per quanto riguarda le carni bovine, recenti ricerche hanno evidenziato come gli allevamenti italiani abbiano negli ultimi anni ridotto del 40% le emissioni di metano, uno dei principali gas a effetto climalterante.


Agromeccanici e agricoltori

Il tema della sostenibilità delle produzioni agricole è fra gli argomenti che vengono chiamati in causa quando si chiede di assimilare gli imprenditori agromeccanici agli imprenditori agricoli.
L'argomento è affrontato il 22 giugno da Valeria Zanetti sulle pagine del quotidiano veronese "L'Arena", che dà voce agli imprenditori agromeccanici e alla loro richiesta di cancellare le differenze di trattamento amministrativo fra le due categorie.

Dalla Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani arriva per voce del suo presidente Gianni della Bernardina, l'appello a definire il decreto ministeriale per la tenuta del registro di carico e scarico dei cereali, che da strumento di tracciabilità si è trasformato in adempimento oneroso e pesantemente sanzionatorio.


Il vino sostenibile

Si continua con il tema della sostenibilità sulle pagine del "Corriere della Sera" del 23 giugno. L'occasione viene dall'intervista raccolta da Alessandra dal Monte con Arturo Ziliani, amministratore delegato del gruppo Berlucchi, nota azienda vinicola.
Parlando di sostenibilità si evidenzia come non si tratti di una parola esoterica, ma di un concetto necessario e che prendersi cura del territorio fa parte della programmazione del futuro.
E non mancano gli esempi delle iniziative realizzate, come la mappatura del suolo dei vigneti attraverso la zonazione.
Per limitare il consumo di acqua viene evitata l'irrigazione di soccorso, lasciando che le viti mandino in profondità le radici.

Si continua con le "mappe di vigoria" ottenute con speciali fotocamere che misurano le aree di fertilità della singola vigna, che si accompagna a un sistema innovativo per distribuire concimi solo laddove c'è un'esigenza specifica.
L'attenzione per la sostenibilità continua poi in cantina, dove grazie ai pannelli fotovoltaici il fabbisogno energetico è coperto per un quinto da queste fonti rinnovabili.
Persino i tappi per la rifermentazione vengono riciclati. E poiché la sostenibilità non è solo quella ambientale, ma si estende anche alle persone e al territorio nella sua complessità, sono in cantiere progetti di responsabilità sociale per tutta la Franciacorta.
 

Gratitudine per gli agricoltori

"Il contadino che suda lo fa per sé ma pure per noi e noi gli dobbiamo gratitudine".
È una delle frasi che si incontrano a conclusione dell'articolo firmato da Vittorio Feltri sulle pagine di "Libero" del 24 giugno.
Il tema centrale dell'articolo è quello della riscoperta dell'agricoltura da parte di numerosi giovani, molti in possesso di un titolo di studio universitario.
A proposito di cultura e preparazione, l'articolo riconosce che per guidare un'azienda agricola è indispensabile una preparazione difficile da acquisire, fatta di esperienza e approfondimenti. Insomma, si legge ancora nell'articolo, "gente di alto profilo professionale, che merita tutta la nostra stima e ammirazione."
 

Il bosco urbano fa bene al florovivaismo

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono previsti alcuni interventi che hanno un forte interesse sotto il profilo ambientale.
È infatti previsto uno stanziamento specifico per creare boschi urbani, cosa che può rappresentare una buona opportunità di ripresa per il settore florovivaistico.
A disposizione per questo obiettivo ci sono 300 milioni di euro, come ricorda Anna Maria Capparelli sulle pagine del "Quotidiano del Sud" in edicola il 25 giugno.

Le produzioni florovivaistiche italiane, dopo le ingenti perdite subite durante le fasi più critiche della pandemia, devono oggi superare numerosi ostacoli, il primo dei quali rappresentato dalla concorrenza delle produzioni estere, sia europee che dei paesi terzi.
Oltre che dal Pnrr, sostegni al settore potrebbero arrivare dalla politica agricola comune. L'obiettivo, conclude l'articolo, dovrebbe essere quello di migliorare la competitività del settore, in particolare sul fronte dell'export.


La nuova Pac (finalmente)

Dopo molte incertezze e mediazioni, un accordo sulla riforma della politica agricola comune (Pac) è stato raggiunto, seppure ancora in modo informale, dai partecipanti al "Trilogo".
E' con questo termine che vengono definiti gli incontri fra Parlamento, Consiglio e Commissione europea.
Ora bisognerà attendere l'approvazione formale, che avverrà al primo Consiglio dei ministri agricoli dell'Unione, In programma per lunedì 28 giugno.
Numerosi i giornali che hanno anticipato i contenuti dell'accordo e fra questi "Avvenire" del 26 giugno, con la firma di Andrea Zaghi.
Molto ruota attorno agli "eco-regimi" per investimenti sempre più compatibili con l'ambiente.

Commenti positivi sono giunti da alcuni rappresentanti del mondo agricolo, ma non sono mancate le note critiche.
Fra queste l'aumento dell'impegno che si chiede agli agricoltori in materia di sostenibilità ambientale, ma a fronte di minori risorse finanziarie.
I tagli, conclude l'articolo, saranno soprattutto orientati agli investimenti, alle innovazioni e all'aumento dell'occupazione.
Fra gli elementi qualificanti dell'accordo viene sottolineata la presenza di un capitolo sui diritti dei lavoratori, che saranno discriminanti nell'erogazione dei finanziamenti.
 

Un accordo che non soddisfa

"Avremo meno soldi e resta intatta la minaccia dell'etichetta a semaforo contro il nostro agroalimentare".
Lo scrive Carlo Cambi sulle pagine de "La Verità" del 27 giugno, commentando gli esiti dell'accordo sulla riforma della politica agricola comune.
Pur riconoscendo che l'intesa contiene alcuni aspetti positivi, come l'etichettatura del vino o la possibilità di programmare l'offerta dei prodotti a denominazione d'origine, l'articolo punta il dito sulla riduzione dei sostegni destinati all'Italia.
Dei 50 miliardi di euro a disposizione, solo 34 giungeranno da Bruxelles, mentre I rimanenti dovranno essere aggiunti come cofinanziamento dall'Italia.
In pratica un taglio del 10% rispetto al passato.

Tutt'altro che risolto è poi il capitolo delle etichette degli alimenti, dove la minaccia del Nutriscore, come viene definita l'etichetta a semaforo, è tutt'altro che scongiurata.
Nessuna soluzione poi per l'eccesso di burocrazia che accompagna le iniziative comunitarie.
Non mancano critiche a talune scelte che potrebbero portare a rendere più conveniente coltivare per produrre biogas piuttosto che alimenti.
Nelle scelte europee, si legge in conclusione dell'articolo, si cela il sospetto che l'Europa per risolvere il problema ambientale sia disposta a rinunciare al 20% della produzione, preferendo importare prodotti piuttosto che produrli.
Ma così facendo, aggiungo, il problema ambientale non si risolve, semplicemente lo si sposta altrove.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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