Gli eucalipti furono piantati durante le opere di bonifica di epoca fascista per ridurre l'azione erosiva del vento, consolidare gli argini dei canali e ridurre l'umidità del terreno. Gli eucalipti infatti grazie alla loro elevata capacità di evapotraspirazione sottraggono molta acqua dal suolo, un po' come una sorta di idrovore vegetali, a volte anche con effetti indesiderati.
Una presenza, quella delle fasce di eucalipto, che ormai è entrata a far parte del paesaggio della Maremma laziale e dell'Agro Pontino quasi come un segno identitario.
Una presenza molto apprezzata anche dagli apicoltori laziali e non solo, per la produzione di miele e di melata di eucalipto, che costituiscono due delle produzioni apistiche tipiche della regione.
E oggi per queste fasce alberate si prospettano anche dei nuovi utilizzi. L'Arsial e l'Università della Tuscia di Viterbo hanno infatti firmato un accordo per tutelarle e per valorizzarne il legname.
Lo scopo di questo progetto è già racchiuso nel nome: 'Accordo di collaborazione per la salvaguardia e valorizzazione del paesaggio delle bonifiche laziali: gestione delle fasce frangivento di eucalipto e creazione di filiere virtuose dei prodotti legnosi'.
In particolare gli aspetti che saranno presi in considerazione saranno tre: la caratterizzazione del legno di Eucalyptus ssp. del materiale attualmente presente e utilizzato per le fasce frangivento delle colture laziali; lo studio sul materiale clonale selezionato dal Crea Centro di ricerca foreste legno, destinato alla ricostituzione di fasce frangivento, per individuare caratteri xilematici che possono essere considerati indicatori precoci di qualità del legno e indicatori di resilienza; la valutazione delle potenzialità di utilizzo del legno proveniente dalle fasce frangivento.
L'obiettivo finale infatti è quello di individuare possibili filiere regionali in grado di fornire prodotti legnosi di qualità e di offrire nuove opportunità a agricoltori, trasformatori e utilizzatori finali dei prodotti.