Quest'anno il raccolto di castagne della Campania, prima regione castanicola italiana, dovrebbe essere abbastanza elevato: 160mila quintali, oltre il triplo del raccolto del 2019, attestatosi a poco più di 50mila quintali, pari grosso modo al 20% del potenziale produttivo, oltre 251mila quintali, che è dato dalla media produttiva raggiunta negli anni dal 1999 al 2007, prima dell'arrivo del Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus).

Pertanto, secondo questa stima, rivelata ieri da una nota stampa di Coldiretti Campania, la produzione campana 2020 dovrebbe attestarsi a qualcosa come il 63,7% della produzione potenziale. Un successo - secondo Coldiretti Campania - legato al regresso del cinipide - e al contempo agli effetti di un'estate asciutta, che ha inciso positivamente sulla qualità del prodotto, riducendo gli attacchi delle avversità fungine, le quali avevano contribuito a funestare la campagna 2019.

Giampaolo Rubinaccio, castanicoltore e membro dell'Organismo interprofessionale frutta in guscio è un po' meno ottimista, soprattutto in relazione all'andamento delle vendite ed al reale livello di apprezzamento della qualità del prodotto da parte di Gdo e consumatori.

Coldiretti parla di 160mila quintali: come andrà quest'anno la raccolta di castagne in Campania?
"Come produttore castanicolo mi compiaccio e sono felice per il fatto che un'organizzazione agricola sia in grado già oggi - a campagna in corso - di stimare il raccolto. E' possibile che quel dato sia riferibile alla produzione in castagneto, per altro con ampie riserve per tutte le zone dove il vento ha decimato i ricci sugli alberi, ma debbo dire che nutro molti dubbi sul fatto che tutte quelle castagne possano essere oggi effettivamente raccolte e commercializzate".

E perché mai dovrebbero rimanere almeno in parte a terra?
"Il problema quest'anno è il mercato ed in parte la pezzatura delle castagne. Il prodotto campano, in particolare, ha risentito della siccità e si presenta con una calibratura media piuttosto piccola rispetto a quella normalmente apprezzata dal consumatore. L'anno scorso avevamo meno prodotto, problemi di Fersa molto importanti, ma una pezzatura che consentiva di spuntare prezzi all'origine normali, attestati intorno ai 3,5 euro al chilogrammo. Oggi per il prodotto sterilizzato, conservabile per almeno un mese, siamo a 2,5 euro al chilogrammo: un euro in meno di un anno fa e credo che se questa situazione dovesse persistere, nelle zone più marginali, con costi di raccolta più elevati, saranno in molti a non raccogliere. Per altro una riduzione del prodotto commercializzato difficilmente comporterebbe un rimbalzo all'insù dei prezzi".

Perché i prezzi delle castagne a questo punto dovrebbero rimanere così bassi?
"Intanto per la pezzatura, ma soprattutto per la concorrenza delle castagne provenienti dall'estero: mentre combattevamo contro il Cinipide del castagno, paesi come Grecia, Turchia, Spagna, e alcuni est-europei, hanno spiantato frutteti che non rendevano più e piantato castagneti intensivi in zone pianeggianti, talvolta assistiti anche da irrigazione di soccorso, utilizzando nuove cultivar, degli ibridi, con pezzatura media più elevata. E hanno avuto tutto il tempo per occupare quote di mercato all'interno soprattutto della grande distribuzione organizzata che oggi, complice l'emergenza Covid-19, è il vero arbitro del mercato".

Il settore Horeca non sta comprando?
"Il settore Horeca fa acquisti molto ponderati, ha rimodulato completamente la domanda di prodotti e di frutta e ha paura delle limitazioni già in essere. Inoltre, molte sagre, potente veicolo di commercializzazione, sono saltate già prima dell'ultimo Dpcm sul Covid-19 che le ha definitivamente vietate. Ecco che ora andrebbe fatta una campagna di informazione al consumatore per spiegare che le nostre castagne, piccole ma di grande qualità, non hanno nulla in meno di quelle di provenienza estera, contro le quali, è inutile girarci introno, non ci sono armi di altro tipo. Anche perché, senza quelle castagne, negli scorsi anni il mondo della commercializzazione e del confezionamento in Italia avrebbe chiuso i battenti, lasciando la castagna italiana e campana senza un punto di riferimento alternativo all'industria di trasformazione, che gioca un ruolo solo sulla castanicoltura di alta qualità e non ha i numeri né della Gdo né dell'Horeca.