La nuova ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova mette sul tavolo un argomento di cui, almeno nelle cronache, si sentiva l'assenza da qualche tempo. E lo fa capovolgendo un assunto sui 'porti chiusi' che fino a pochi giorni era appannaggio esclusivo delle politiche migratorie e dell'accoglienza del precedente governo: "Finora si è parlato molto di porti chiusi alle disperazioni ma non si è parlato molto di porti chiusi alla contraffazione che è una parte fondamentale della concorrenza sleale al made in Italy. Inoltre anche sugli Ogm voglio aprire un confronto anche con la parte industriale".
Il Ceta è entrato in vigore da quasi due anni, ma in via provvisoria (il 21 settembre 2017 per le materie che rientrano nella competenza Ue). L'applicazione definitiva avverrà dopo la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei paesi Ue, e consentirà l'attuazione anche delle disposizioni che ricadono sotto le competenze degli Stati membri; come per esempio la protezione degli investimenti, l'accesso al mercato per gli investimenti di portafoglio,la risoluzione delle controversie in materia di investimenti con il sistema delle corti, le procedure, i riesami e i ricorsi amministrativi a livello di Stati membri, le misure fiscali.
Le parole della ministra Bellanova sono però mal digerite dal Movimento cinque stelle che prima parla di "esecutivo già a rischio" e poi chiede di "aprire una discussione seria" sia sul Ceta che sugli Ogm. Secondo i pentastellati "la ratifica di questo accordo danneggia pesantemente il made in Italy e tutta la filiera nostrana"; mentre sugli Ogm osservano come si debbano "valutare le nuove tecnologie che li sostituiranno" e su cui verrà proposta "una modifica della legislazione europea, che il ministro dovrà poi portare in sede di consiglio".
La risposta della ministra Bellanova diventa allora più morbida, e ricordando che l'accordo è "in vigore, anche se l'Italia non l'ha ratificato", fa presente che "abbiamo bisogno su questo tema di fare un ragionamento con le rappresentanze del settore, con tutti i produttori, analizzando i dati per individuare dove ci sono criticità. Sapendo che non tutto è nelle nostre mani, non posso dire né sì né no alla ratifica. Qui c'è una ministra che al centro del proprio programma ha messo la valorizzazione dell'eccellenza, delle nostre tipicità e dell'identità territoriale".
"Non abbiamo bisogno di attendere i prossimi passi della ministra per esprimerci - è il pensiero di Slow food - manifestiamo sin da ora il nostro dissenso, senza ovviamente sottrarci al confronto sui temi. Anzi, è proprio per difendere determinati valori che riteniamo non si debba procedere con la ratifica del Ceta. E lo stesso vale per gli Ogm".
L'accordo - che, in sostanza, punta a semplificare le esportazioni di beni e servizi - non è ancora stato ratificato in Italia. In Europa attualmente lo hanno fatto in quindici: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Croazia, Lituania, Lettonia, Malta, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia. Con il Ceta viene abolita la quasi totalità di dazi doganali, liberalizzando il 99,8% delle linee tariffarie, di cui il 98,4% già all'entrata in vigore, su molte merci, soprattutto agroalimentari. Per la Ue verranno tolte tariffe per un valore corrispondente a circa 400 milioni di euro.
Tra le altre principali disposizioni previste dal trattato: la possibilità per le imprese europee e canadesi di partecipare alle rispettive gare di appalto pubbliche, in particolare l'Ue ha ottenuto l'accesso all'80% del mercato nel settore energia e utility, il riconoscimento reciproco di alcune professioni (come architetto, ingegnere e commercialista), l'adeguamento del Canada alle norme europee in materia di diritto d'autore, la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, richiesta dagli agricoltori europei. E in particolare, nell'ambito della tutela delle Indicazioni geografiche dell'Ue.