Lo scorso martedì 23 luglio i deputati francesi hanno approvato la ratifica del Ceta, evidenziando comunque una frattura a livello politico, mentre il mondo agricolo - abbastanza miracolosamente, secondo quanto sottolineato da Le Monde - lo contestava in maniera compatta.
I tre sindacati agricoli francesi (Fnsea, il più rilevante sul piano numerico, Confédération Paysanne e Coordination Rurale), hanno espresso un giudizio negativo sul Ceta. Posizione compatta e contraria, anche se, ha rilevato Laurence Girard sul quotidiano transalpino, "non manifesteranno insieme, ma manifesteranno tutti". La spiegazione è essenziale: "Il modello agricolo familiare francese non è in grado di lottare contro le grandi aziende agricole canadesi".
La logica di Davide contro Golia in chiave agricola è stata affrontata anche all'assemblea nazionale, tanto che il provvedimento di ratifica del trattato internazionale comunitario è passato, ma non con una maggioranza schiacciante e con il partito di Emmanuel Macron, grande sostenitore dell'Unione europea, che ha registrato l'astensione di cinquantadue deputati e addirittura il voto contrario di altri nove.
Tra i deputati di République en marche che hanno espresso la propria linea astensionista o di aperto rifiuto alla ratifica, c'è chi ha rilanciato una sorta di "chilometro zero" su suolo francese, toccando le corde del climate change, tematica che ha visto la Francia protagonista in passato, dal momento che proprio a Parigi nel 2015 è stato siglato l'accordo Onu per contrastare i cambiamenti climatici.
La deputata Stella Dupont (Maine Loira) si è chiesta "qual è il senso ecologico" di fare scambi a "distanze sempre maggiori" di prodotti "che sono per lo più disponibili nei nostri territori o nei territori dei nostri vicini?".
Bocciatura del Ceta e voto contrario per il deputato Benedict Potterie, dopo aver parlato con diversi agricoltori. "Abbiamo un'agricoltura in difficoltà, non possiamo chiedere ai nostri agricoltori di realizzare prodotti di qualità e importare prodotti che non soddisfano questi requisiti", ha sentenziato.
Dopo l'approvazione all'assemblea nazionale, alla quale seguirà analogo voto al Senato francese in settembre, i sindacati agricoli Fnsea e JA (i Giovani agricoltori dell'organizzazione), hanno rilasciato un comunicato chiarificatore. "Con la ratifica della Ceta, l'assemblea nazionale ha autorizzato, nonostante molte voci di disaccordo, l'importazione nell'Unione europea, senza dazi doganali, di 65mila tonnellate di carne bovina, 80mila tonnellate di carne suina, ma anche quote significative di zucchero ed etanolo dal Canada, prodotte secondo standard più bassi", hanno scritto.
Tuttavia, "il Canada, insieme a una quindicina di paesi, tra cui il Brasile, critica le norme europee eccessivamente rigide dell'Organizzazione mondiale del Commercio e cerca di contrastarle. Una volta ratificato il Ceta, il Canada sarà in grado di rivolgersi al tribunale arbitrale per difendere i propri interessi verso standard meno restrittivi. Sono gli standard sanitari, ambientali e di qualità della Francia e dell'Europa, richiesti ogni giorno ai nostri agricoltori, che sono stati respinti da questo voto".
Una posizione, quella espressa da Fnsea e JA, che non deve essere fraintesa per contrarietà agli scambi commerciali internazionali. "Non siamo contrari, ma vogliamo cambiare il nostro modello: ragionare in termini di complementarietà al servizio della sicurezza alimentare dei paesi e trattare l'agricoltura separatamente, in modo che non sia più la variabile di scambio".
Fnsea e JA - conclude il comunicato - "continueranno a mobilitarsi instancabilmente per combattere questo trattato che minaccia l'equilibrio del nostro modello di agricoltura familiare e apre la strada a nuovi accordi internazionali aberranti come il Mercosur. Contiamo sui senatori, che dovranno decidere sull'accordo".