Sono 5 i consorzi irrigui e di miglioramento fondiario che hanno deciso di chiedere l'acqua rivolgendosi a provincia, regione e consorzio di bonifica. Da essi dipendono le produzioni agricole, ma anche l’ecosistema, del cuore della Val d’Enza dove si produce il Parmigiano Reggiano dei prati stabili, oltre che a quello delle vacche rosse. Una zona dove è originato il formaggio Dop più famoso al mondo e dove l’economia del tipico ha un indotto di oltre 280 milioni di euro tra le due sponde dell’Enza e copre oltre l’80% del territorio.
Ma l’ecosistema è quello caratterizzato dai prati stabili ora messi a dura prova dalla siccità in una vallata dove, all’appello, mancano 120 milioni di metri cubi d’acqua per i diversi usi: umano, agricolo e diversi (dal turistico all’idroelettrico).
Da diversi mesi i consorzi stanno facendo riunioni con l’obiettivo di monitorare una situazione critica.
Se Parma e Piacenza hanno ottenuto lo stato di calamità per la crisi idrica, così non è per la parte destra del fiume Enza che, a differenza di Secchia, versa in un grave stato di carenza d’acqua.
“Una situazione di emergenza fronteggiabile con le dovute progettazioni e con i dovuti interventi” affermano gli enti preposti i consorzi irrigui e di miglioramento fondiario Canale Vernazza (col presidente Daniele Barbieri), Quarto di Cavriago (Domenico Codeluppi), Viceodomini di Montecchio (Giovanni Lusetti, vicepresidente), D’Acque di San Polo d’Enza (Roberto Rizzardi), di miglioramento fondiario Sant’Eulalia (Ambrogio Casamatti).
“L’Enza – osservano i presidenti - ha un apporto torrentizio e il suo alveo è stato oggetto nei decenni passati di asportazioni ‘fuori logica’ del materasso ghiaioso dell’alveo. E mentre i sistemi scolanti soggiacciono sempre all’urbanistica, non c’è stata la dovuta attenzione alle realtà plurisecolari dei Consorzi”.
I cinque Consorzi chiedono di "rianalizzare in maniera dettagliata la disponibilità di risorse idriche in alta quota, rivalutando i progetti di invasi di piccole-medie dimensioni a monte. Questo per contenere il consumo di energia per l’esercizio idrico, premiando sulla distribuzione incentrata sulla gravità. Va in questa direzione anche richiesta della realizzazione di invasi di riserva idrica di media pianura, possibilmente limitrofi alle sponde del fiume Enza”.
Inoltre si rendono disponibili a intervenire per il contenimento delle perdite dai canali, oggi stimate in oltre il 50% della risorsa idrica, e chiedono di valorizzare i prati stabili come elemento di salubrità di un interland oggi riscoperto e, comunque, molto popolato.
Stanno anche valutando un'alleanza con gli agricoltori di Parma che, in queste ore, stanno muovendo le medesime richieste per cui è necessario il coinvolgimento delle due province.
I consorzi irrigui e di miglioramento fondiario
I principali consorzi sono: consorzio di Bibbiano (il più antico, di cui la documentazione risale al 15 dicembre 1344), Consorzio di Barco, consorzio Vernazza, consorzio Quarto Cavriago, consorzio Pozzoferrato Piazza, consorzio S. Polo, consorzio Costa Aiola, consorzio Vicedomini, consorzio delle Dirotte, consorzio S. Luca, consorzio Gaida.© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Studio Arlotti