Un vero e proprio capitale di proprietà intellettuale tutelata e solo in parte utilizzato dalle aziende di produzione e trasformazione dei prodotti agroalimentari. Innovazione, infatti, significa per il settore produttivo una possibilità di sviluppo concreto in termini di maggiore competitività nei mercati nazionale e internazionale, grazie anche a un impiego intelligente e mirato delle risorse finanziarie a disposizione. Per le imprese accrescere la competitività da un lato implica un ampliamento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore agroalimentare e dall’altro comporta ricadute dirette di carattere economico. Ma non solo. Innovazione vuol dire anche sostenibilità ambientale, ossia un’opportunità per ridurre gli impatti antropici grazie all’impiego di strumenti più efficaci per salvaguardare il territorio e la qualità delle produzioni, usufruendone anche in contesti territoriali tipici dell’ambiente rurale italiano.
Molte innovazioni sono incentrate sulla trasformazione dei prodotti alimentari, anche di quelli tradizionali, in cui la tecnologia può consolidare la qualità, intesa come stabilità, salubrità e caratteristiche organolettiche percepite. In tale senso l’innovazione comporta per i consumatori anche un miglioramento della sicurezza d’uso legata a una maggiore consapevolezza nelle scelte grazie a un’informazione più completa e fruibile sulla composizione e il metodo di produzione dei prodotti derivanti dalla ricerca nel settore.
"L’incontro di oggi – ha commentato Salvatore Parlato, commissario Crea – getta una luce su un vero e proprio patrimonio immateriale, valorizzando tutto il capitale di proprietà intellettuale del Crea nell’ottica di favorire la diffusione di tecnologie sostenibili e di processi di innovazione lungo la filiera, agevolando in questo modo l’incontro fra la domanda e l’offerta di innovazione e creando occasioni sistematiche di dialogo fra imprese e ricerca".
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Fonte: Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria