Il delicato dossier degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) non sarà riaperto, come sperava la Commissione europea, durante il Consiglio dei ministri dell’Ambiente del 13 dicembre.
Per una discussione sull’argomento bisognerà aspettare almeno gennaio del prossimo anno.

Gli Stati membri rispondono così, con un primo posticipo, alla richiesta dell’esecutivo di Bruxelles di esprimersi in maniera urgente sul caso Pioneer, società che ha richiesto l’autorizzazione a coltivare il mais TC1507 oltre dieci anni fa.

L'iniziativa da parte della Commissione europea era dovuta alla sentenza della Corte di giustizia, che ha giudicato illegali i continui rinvii di una decisione a proposito.
Contestualmente, la Commissione ha anche chiesto ai ministri dell’Ambiente di esprimersi su una proposta avanzata per sbloccare una volta per tutte lo stallo decisionale che circonda tutte le questioni relative agli ogm.
Un passo che permetterebbe a ogni Paese membro di rifiutare la coltivazione degli Ogm sul proprio territorio, non solo per ragioni ambientali e di salute, ma anche in base a considerazioni sociali e politiche. Un’idea su cui le capitali non si sono ancora espresse e su cui continuano ad essere reticenti: la presidenza lituana, di turno al Consiglio, ha infatti respinto l’invito della Commissione sostenendo che il dossier Ogm non rientri negli argomenti della propria agenda semestrale, scaricando così la spinosa questione alla presidenza greca, che gestirà il prossimo semestre.

Diversi governi nazionali, infatti, hanno chiesto più tempo per analizzare la tematica prima di esprimersi in sede europea. Potrebbe cambiare gli equilibri esistenti la posizione del ministro britannico Owen Paterson, che si è recentemente espresso a favore della coltivazione di Ogm.
Se Londra modificasse permanentemente la propria posizione, verrebbe meno, di fatto, la minoranza di blocco – che include Germania e Francia – che determina da anni lo stallo sulle questioni Ogm.