Il panorama per la coltivazione degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) in Europa potrebbe presto cambiare.
Ad oggi, solo il mais MON810 di Monsanto può crescere su parte del suolo comunitario, ma a breve gli Stati membri dovranno decidere se autorizzare anche il mais TC1507 di Pioneer, che ha richiesto il permesso oltre dieci anni fa.
A decidere di rimettere il dossier sul tavolo dei 28 ministri è stata oggi la Commissione europea, spinta dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 26 settembre scorso nella quale il Tribunale dell’Unione europea aveva dichiarato la carenza della Commissione per non aver dato seguito a una richiesta di coltivazione di Ogm presentata dodici anni fa, nel 2001.

I ministri dell’Ambiente decideranno sul mais Pioneer e sulla riforma della procedura di coltivazione Ogm.

La Commissione europea, però, ha chiesto allo stesso tempo agli Stati membri di prendere una posizione sulla nuova procedura di coltivazione per gli Ogm per mancanza di una maggioranza a favore o contro.
Di fatto la Commissione, sostenuta dall’Europarlamento, vorrebbe introdurre la possibilità per i singoli Paesi di limitare o vietare la coltivazione sul proprio territorio di un Ogm autorizzato a livello europeo, anche in base a motivi diversi dalle ragioni ambientali e di salute.
Basterebbero, a quel punto, anche motivazioni sociali o politiche perché ogni capitale fosse libera di accettare o rifiutare gli Ogm.

L’intento del Commissario alla Salute Tonio Borg è che, contestualmente all’autorizzazione della coltura specifica, si discuta una volta per tutte su come mettere ordine a un quadro giuridico che, su questa questione così controversa, presenta dei vuoti legislativi che finora le capitali non sono riuscite a colmare.
"In ottemperanza alla sentenza del Tribunale, la Commissione ha deciso oggi di trasmettere al Consiglio una proposta di decisione di autorizzazione del mais 1507 - ha detto Borg -: nei prossimi mesi i ministri saranno invitati a prendere posizione su tale domanda di autorizzazione".
E ha poi aggiunto: "La sentenza del Tribunale in merito al mais 1507 conferma l’urgenza di conciliare norme di autorizzazione europee rigorose e certe in materia di coltivazione di Ogm con la giusta considerazione dei contesti nazionali. Tre anni fa la Commissione ha presentato una proposta, largamente sostenuta sia dal Parlamento sia dal Consiglio, per superare lo stallo riguardo al processo di autorizzazione. Chiedo agli Stati membri di sostenere la proposta della Commissione, in modo che la Presidenza e il Consiglio possano giungere a un compromesso per far avanzare la proposta sulla coltivazione di Ogm."

Il caso del mais Pioneer
Pioneer ha chiesto nel 2001 di poter coltivare il suo mais, estremamente tossico secondo le organizzazioni ambientaliste e tollerante a molti erbicidi il cui principio attivo è il glufosinato di ammonio.
Nonostante la strenua battaglia degli ecologisti, nel corso degli anni il TC1507 ha ricevuto l’ok dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per ben sei volte, di cui due nel 2012. La domanda di autorizzazione è stata analizzata dai rappresentanti dei governi nazionali nel febbraio del 2009, ma in quell’occasione non si raggiunse nessuna maggioranza, né favorevole né contraria. Furono sei, infatti, i voti a favore (Gran Bretagna, Spagna, Finlandia, Svezia, Romania e Estonia), dodici quelli contro, tra cui l’Italia, e nove gli astenuti, tra cui la Germania.
Da allora, la Commissione europea non ha più agito attivamente su questo dossier, circostanza per cui, appunto, è stata condannata dalla massima istituzione giuridica dell’Unione europea.

Ora, saranno gli Stati membri, entro tre mesi, a doversi esprimere ma, come spesso accaduto in passato sulle questioni Ogm, è possibile che in seno al Consiglio non si formi una maggioranza sufficiente né ad approvare né a bloccare la coltivazione del mais Pioneer. In quel caso, scatterebbe d’ufficio l’autorizzazione da parte della Commissione europea.

Prossime tappe
La Commissione ha chiesto di dibattere la questione con gli Stati membri nella riunione del Consiglio Ambiente del 13 dicembre 2013.