I dati diffusi da Istat a fine febbraio sui flussi di export dei nostri prodotti agroalimentari non lasciano molto spazio all’ottimismo. Sui mercati extra Ue il mese di gennaio si è chiuso con un sensibile meno 30,6% per i prodotti dell’agricoltura e con un meno 17,1% per i prodotti alimentari.

Si confermano così le preoccupazioni espresse dal presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio, in occasione delle recente assemblea della associazione che riunisce le imprese italiane che operano nell'agroalimentare. Occorre dunque prendere atto che si è fermata l'espansione nell’export dei nostri prodotti alimentari che negli ultimi dieci anni è stata costante, con tassi di crescita del  6-8% per anno. Dal 2000 al 2008, in particolare, l’export alimentare ha fatto segnare un significativo più 60%, mentre le esportazioni italiane nel loro complesso si sono fermate al più 40%. Un segno, è stato evidenziato nell’assemblea di Federalimentare, della vitalità e delle potenzialità del settore alimentare italiano. Ora però costretto a subire una battuta d’arresto a causa della difficile situazione economica a livello mondiale. 

 

L'economia mondiale segna il passo

Negli ultimi mesi del 2008 le principali economie mondiali hanno  registrato una contrazione del Pil (prodotto interno lordo), con cali sensibili in Giappone (-3.3%),  Regno Unito (–1,5%), Stati Uniti (-1%), Germania (–2,1%) e Italia (–1,8%). Anche i  Paesi emergenti sono ora penalizzati dalla contrazione della domanda nelle economie sviluppate e nel 2009 rallenteranno la  loro crescita, che si fermerà al 3,3% contro il 6,3% registrato nel 2008. Le prospettive per il 2009, viste dall'osservatorio di Federalimentare, non inducono all'ottimismo e si teme soprattutto una brusca frenata degli scambi internazionali. Sotto questo aspetto ci potranno essere delle ricadute negative sulle esportazioni e in particolare per i prodotti Dop che rappresentano una parte importante delle nostre esportazioni alimentari.

 

Gli interventi

Le industrie del settore agroalimentare si troveranno dunque a fronteggiare una situazione di crescente difficoltà che impone, questa le tesi sostenuta da Federalimentare, interventi mirati su più fronti. Anzitutto sul fronte dell'export per il quale sarà necessario un forte sostegno in previsione dei maggiori problemi che si troveranno ad affrontare le aziende che operano sui mercati esteri. Un altro punto nodale risiede nel rapporto con la Gdo (grandi distribuzione organizzata). L'emergenza economica, sostiene Federalimentare, va utilizzata per migliorare i rapporti di filiera, rendendo più trasparenti i rapporti fra i diversi operatori al fine di trasferire sul consumatore finale i benefici in termini di prezzo.

 

Attenti al protezionismo

Bisogna poi fare i conti con la rinnovata tendenza al protezionismo che la crisi economica può favorire e accentuare. Federalimentare ha evidenziato il timore che i Governi siano sempre più tentati dall’alzare barriere protezionistiche a favore di beni e capitali interni al fine di proteggere il lavoro. Le ricadute potrebbero essere disastrose, per il probabile aggravamento della recessione attuale, non solo per le economie export-oriented come quella italiana. In tema di protezionismo le industrie dell'agroalimentare sono anche preoccupate per la recente decisione di rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine delle materie prime utilizzate nei prodotti agroalimentari.

“Per un settore - si legge in un comunicato di Federalimentare -  fisiologicamente e largamente legato alle importazioni di materie prime (spesso presenti in quantità e qualità inadeguate), e che è già sottoposto a garanzie igienico-sanitarie esemplari, queste misure di matrice solo nazionale risultano discriminanti e penalizzanti nella gestione delle aziende, onerose e senza concreti vantaggi per il consumatore.”

 

Un settore  'forte'

Non resta che vedere come reagirà il consumatore di fronte a queste “etichette parlanti”, che potrebbero  però favorire acquisti più consapevoli, a  vantaggio  delle imprese agroalimentari del nostro Paese. Che possono comunque guardare a questa crisi con preoccupazione, ma senza eccessivo allarmismo. L’industria alimentare, è stato ricordato nell'assemblea di Federalimentare,   riesce a “tenere” meglio rispetto ad altri settori dell’economia. Mentre la produzione totale dell’industria del Paese è  scesa del 4,3%, quella dell’industria alimentare è calata solo del 1,5%. Merito delle doti anticicliche che questo settore può vantare e che oggi si dimostrano un punto di forza.