Le Tea, Tecnologie di Evoluzione Assistita, sono strumenti in grado di migliorare in maniera veloce, sicura e precisa le piante coltivate al fine di avere un'agricoltura più produttiva e sostenibile, che offra ai consumatori prodotti sani e buoni e rafforzi la competitività del nostro made in Italy sui mercati internazionali.

 

C'è tuttavia un problema. Le nuove varietà ottenute tramite Tea, ad oggi, non possono essere testate in campo e neppure coltivate, in quanto ricadono all'interno del campo di applicazione della legislazione sugli Ogm. Una legislazione tuttavia datata, non più attuale, che è in corso di riforma a Bruxelles.

Leggi anche Ogm, Nbt e Tea. Tre acronimi cruciali per il miglioramento vegetale

Ma mentre a Bruxelles si mette mano alla Direttiva 18/2001, l'Italia rischia di perdere il treno delle Tea e per questo, da più parti, è stato chiesto di autorizzare almeno la sperimentazione in campo.

Di tutto questo si è parlato durante l'evento "Genome editing - Per un'agricoltura produttiva, sostenibile e competitiva: il contributo della genetica vegetale avanzata", lo scorso 14 marzo, nell'ambito del quale è stato presentato il position paper, firmato da Crea, Cluster Agrifood Nazionale (Clan) e Assobiotec. Un documento che prova a fare il punto sullo stato delle Tea e su cosa occorra al nostro Paese per essere competitivo.

 

Tea, una questione normativa

Facciamo un passo indietro. La sentenza della Corte di Giustizia Ue del luglio 2017 ha affermato che, in assenza di una legislazione specifica, le Tea e i materiali vegetali ottenuti tramite queste tecniche ricadono sotto la normativa sugli Ogm (Direttiva Ue 18/2001).

 

La Commissione Europea sta lavorando ad una proposta di regolamento per normare questo nuovo settore, proposta che poi dovrà essere approvata dal Parlamento Europeo e dal Coniglio Ue. Ma l'Europarlamento scadrà a metà 2024 e dunque è altamente improbabile che venga approvato qualcosa prima. Se ne riparlerà quindi verosimilmente nel 2025.

 

Ma l'Italia può aspettare tutto questo tempo? La risposta è no, visto che nel mondo sono molti i Paesi in cui è possibile usare le Tea e anche in Europa Stati come la Repubblica Ceca, la Spagna, la Svezia, il Belgio, la Svizzera e l'Inghilterra stanno facendo sperimentazione di campo.

 

Tea, cosa succede nel mondo?

Tea, cosa succede nel mondo?

(Fonte foto: Crea, Cluster Agrifood Nazionale e Assobiotec)

 

Già, perché il nodo è proprio questo. L'Italia ha adottato una legge che vieta la sperimentazione degli Ogm in campo aperto e dunque, a meno di una modifica, non si possono testare neppure i frutti delle Tea.

 

Nella scorsa legislatura Filippo Gallinella (M5S) aveva presentato una proposta di legge, sostenuta da tutti gli stakeholder della filiera, per rendere possibili le prove di campo, ma le elezioni hanno bloccato l'approvazione. Oggi il senatore Raffaele Nevi (FI) ha riproposto il testo e ha affermato di confidare che entro fine anno si giunga all'approvazione. Parallelamente, anche il senatore Luca De Carlo (FdI) ha depositato una istanza simile.

Leggi anche Tea, Filippo Gallinella: "Non dobbiamo restare indietro"

Tea, nove cose emerse durante il dibattito

Alla presentazione del position paper hanno partecipato numerosi esponenti del mondo politico, della ricerca e dell'agricoltura.

 

Ecco i nove punti emersi dal dibattito:

  • Carlo Gaudio, presidente del Crea, ha sottolineato come le Tea possano aiutare a produrre cibo in maniera sostenibile per soddisfare i bisogni di una popolazione mondiale in aumento.
  • Stefano Vaccari, direttore del Crea, ha ricordato come sia fondamentale testare oggi in campo le piante ottenute grazie alle Tea in modo da sapere quali varietà hanno successo e potranno dunque essere commercializzate quando l'Ue adotterà il nuovo regolamento.
  • Luigi Cattivelli, direttore del Crea Genomica e Bioinformatica, ha spiegato come le Tea siano riconosciute dal mondo scientifico come qualcos'altro rispetto agli Ogm. Nelle Tea in particolare non c'è passaggio di materiale genetico tra due specie diverse, per questo motivo si dice che le Tea sono naturali, in quanto le modificazioni potrebbero avvenire spontaneamente in natura.

 

Non sono Ogm (scientificamente parlando)

Non sono Ogm (scientificamente parlando)

(Fonte foto: Crea, Cluster Agrifood Nazionale e Assobiotec)

 

  • Le Tea possono aiutare i ricercatori a produrre piante più sane (che hanno meno bisogno di agrofarmaci), più produttive (per sfamare un'umanità in aumento), che producono cibi più salutari e consumano meno risorse (risparmio di acqua e fertilizzanti). Nonché piante che si adattano ai cambiamenti climatici.
  • Elena Sgaravatti, vicepresidente di Federchimica Assobiotec, ha sottolineato come le Tea consentano un aumento della produzione di cibo senza incidere in maniera negativa sull'ambiente. Inoltre l'Italia detiene il 50% della biodiversità europea, una fonte di variabilità genetica molto importante a cui attingere.
  • Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi, ha ricordato come le Tea rendano più veloce e meno costoso il miglioramento vegetale. Questo permetterebbe anche di sbloccare risorse per allargare il ventaglio delle specie oggetto di ricerca.
  • Sia Coldiretti che Confagricoltura si dicono favorevoli alle Tea. In particolare Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha ricordato come il declino delle coltivazioni di mais e soia, fondamentali per il made in Italy, possa essere invertito sfruttando la ricerca.
  • Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, ha richiamato l'importanza della comunicazione verso i consumatori, molto attenti al tema della salute e della sostenibilità. Ha però ricordato come serva una legislazione puntuale che rassicuri i cittadini sulla sicurezza delle Tea e che bisogna scoraggiare un uso strumentale di queste tecnologie, che potrebbero essere usate come leva di marketing da alcune aziende scorrette.
  • Su questo fronte Ugo della Marta (Ministero della Salute) ha ricordato come l'Efsa non abbia rilevato alcuna fonte di criticità per la salute delle persone.

 

Le richieste del mondo scientifico

La rivoluzione resa possibile dalle Tecnologie di Evoluzione Assistita è una grande opportunità che il nostro Paese non si può lasciare sfuggire. Per questo motivo gli autori del position paper hanno avanzato tre richieste.

 

Uno: che si adegui la normativa italiana, per rendere possibile la sperimentazione in campo, e quella Ue, per consentire la coltivazione e la vendita delle nuove varietà ottenute tramite le Tea. Due: che il settore pubblico investa nella selezione di nuove varietà, ma anche nella ricerca di base. Questo permetterebbe all'Italia di affrancarsi dall'uso di brevetti di provenienza estera. Tre: che sia favorito il trasferimento tecnologico tra pubblico, privato e aziende agricole.

 

Come cogliere la sfida della biotecnologie per un futuro migliore?

Come cogliere la sfida della biotecnologie per un futuro migliore?

(Fonte foto: Crea, Cluster Agrifood Nazionale e Assobiotec)

 

Come ricordato da Mauro Fontana, presidente del Cluster Agrifood Nazionale, l'Italia non può rimanere indietro nello sviluppo di queste tecnologie se vuole continuare ad avere un ruolo di primo piano a livello globale nelle produzioni agroalimentari.