Il quadro del settore che è emerso dall’incontro delinea un comparto che, pur accusando la crisi, riesce a mantenersi solido senza eccessivo affanno e a crescere sia nei numeri che in una prospettiva etica e tecnologica.
“Il rinascimento della zootecnia italiana non è possibile senza Aia – ha dichiarato nel suo intervento il neopresidente di Aia, Pietro Salcuni -. Vogliamo continuare ad essere leader del nostro settore a livello internazionale, primi testimoni del vero made in Italy. Vogliamo utilizzare lo strumento della selezione e del miglioramento genetico per dar vita a prodotti alimentari caratterizzati da una forte distintività. Crediamo nella salute e nel benessere animale, pilastri fondamentali per costruire un percorso capace di garantire non solo la sicurezza alimentare, ma anche l’origine italiana al 100% dei formaggi, dei salumi e delle altre specialità che il nostro Paese esporta in Europa e nel mondo. Perché da quasi 70 anni siamo al servizio dei nostri allevatori e della collettività e non intendiamo cambiare strada”.
Al di là delle dichiarazioni di intenti, Aia ha portato avanti con successo il suo compito istituzionale di tenuta dei Libri genealogici, affiancandovi una serie di servizi per aumentare il livello di efficienza degli allevatori, incrementando le produzioni e migliorandone sistematicamente la qualità nonostante il drastico taglio delle risorse pubbliche.
Una delle chiavi di volta dell’attività è stata il ricorso a una ristrutturazione focalizzata sulla regionalizzazione ma realizzata senza ledere il presidio del territorio e lasciando in primo piano i servizi agli allevatori.
Per farlo ci si è affidati alle nuove tecnologie, rivelatesi indispensabili per riuscire a ottenere in tempi congrui dati affidabili a costi minori rispetto al passato. Fanno parte di questo processo di ammodernamento di cattura dati di nuova generazione, la macchina fotografica laser che misura il peso di un bovino scattando una semplice immagine. Va anche ricordato che il Sistema allevatori oggi è proprietario di una piattaforma genomica grazie alla quale è cambiato il modo di fare selezione e che contribuisce a dare visibilità internazionale alla genetica italiana.
Che il sistema funzioni è testimoniato da un elemento: nonostante la riduzione del numero di allevamenti, le produzioni tengono.
Il presidente Aia, Pietro Salcuni (Foto @ Alessandro Vespa - AgroNotizie)
“Oggi le 19.329 aziende controllate da Aia producono il 77,1% del latte commercializzato in Italia - spiega Salcuni –. Latte di cui il Sistema allevatori conosce ogni informazione, potendo risalire, grazie ai nostri controlli, alla tracciabilità sul singolo animale. Non è utopia, è la realtà quotidiana di un mondo in cui ogni giorno il nostro personale entra in stalla, parla con gli allevatori, controlla gli animali e misura le produzioni capo per capo, intervenendo in stalla con l’assistenza tecnica per prevenire l’insorgenza dei problemi.
In Italia il 75% del latte è destinato alla trasformazione e il 50% diventa formaggio Dop – continua Salcuni – ed è chiaro che il nostro lavoro giornaliero nelle stalle è la prima garanzia per avere una filiera alimentare in cui la sicurezza alimentare non sia uno slogan, ma diventi esperienza concreta. Purtroppo i tempi degli allevatori non sono quelli degli speculatori di Borsa e richiedono una pianificazione a lungo termine, che si va a scontrare con una gestione dei finanziamenti pubblici che invece ci costringe a operare in una logica di costante emergenza”.
La vocazione dichiarata di Aia è quella di dare sostenibilità e competitività all’allevamento italiano, creando una rete di relazioni con le istituzioni, il mondo della ricerca e della società civile, che renda possibile puntare sulla distintività delle produzioni italiane. Tutto questo, però senza perdere di vista il tema dell’etica nella zootecnia che, a voler essere cinici, se può anche non essere avvertita in senso morale rimane comunque un elemento discriminante sulle scelte dei consumatori che mostra di acquistare sempre maggior peso.
Novità dell’assemblea è stata la delibera della creazione di Aia International, una società completamente in mano Aia destinata a operare direttamente sui mercati esteri con un’impronta commerciale.
“Troppo spesso – ha spiegato il direttore generale di Aia, Paolo Scrocchi – ci siamo ritrovati a non poter sfruttare sui mercati esteri opportunità commerciali che noi stessi avevamo creato. Aia International nasce anche per poter smettere di fare gli esportatori di know how per beneficenza e iniziare ad operare in un’ottica ‘chiavi in mano’”.
“Siamo consapevoli – ha concluso Salcuni - di poter giocare un ruolo da attori protagonisti e non da figuranti nel rilancio del Sistema Italia. Perché Aia significa tutela del territorio e delle migliori tradizioni di cui il nostro Paese è portatore. Con legittimo orgoglio e con la certezza di poterci sempre mettere la faccia, perché gli allevatori non delocalizzano, ma sono legati alla loro terra da un sano e profondo legame di sangue”.
Tab. 1 - Totale capi controllati da Aia negli anni per specie |
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Capi | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
Bovini latte | 1.336.689 | 1.337.872 | 1.344.733 | 1.363.556 | 1.387.679 | 1.391.766 |
Bovini carne | 270.430 | 268.950 | 291.722 | 327.698 | 311.110 | 337.530 |
Ovini latte | 500.086 | 512.214 | 493.210 | 52.473 | 495.680 | 468.655 |
Caprini | 72.333 | 75.511 | 72.740 | 76.166 | 75.182 | 73.172 |
Bufalini | 44.430 | 46.799 | 48.535 | 50.240 | 54.548 | 56.075 |
Totale | 2.223.968 | 2.241.346 | 2.250.940 | 1.870.133 | 2.324.199 | 2.327.198 |
Tab. 2 – I numeri dei bovini da latte controllati da Aia
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Bovini Latte | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
Capi controllati (n°) | 1.336.689 | 1.337.872 | 1.344.733 | 1.363.556 | 1.387.679 | 1.391.766 |
Allevamenti (n°) | 21.483 | 20.970 | 20.606 | 20.208 | 19.865 | 19.329 |
Latte (media capo/Kg) | 8.620 | 8.712 | 8.554 | 8.564 | 8.603 | 8.676 |
Proteine (%) | 3,30 | 3,32 | 3,33 | 3,33 | 3,32 | 3,33 |
Grasso (%) | 3,68 | 3,67 | 3,66 | 3,68 | 3,68 | 3,68 |