Che per la carne bovina sia stagione di crisi, e non da oggi, sono tutti d'accordo. Lo vanno ripetendo gli importatori e i commercianti di carni riuniti nell'Uniceb, lo dicono a gran voce gli allevatori attraverso le loro associazioni. Molte potrebbero essere citate e fra queste Italia Zootecnica che proprio nei giorni scorsi ha lanciato il progetto di un piano per risollevare le sorti del settore del quale si è parlato anche su Agronotizie. Al coro di preoccupazioni per la sorte degli allevamenti di bovini da carne si sono aggiunte le industrie del settore, macellatori e trasformatori riuniti in Assocarni. L'occasione per denunciare le difficoltà del settore è venuta dal recente incontro voluto dalla stessa Assocarni per analizzare le criticità del settore e per elaborare un piano nazionale per il rilancio della zootecnia da carne. A fare gli onori di casa il presidente di Assocarni, Luigi Cremonini,  e il vicepresidente Luigi Scordamaglia. La presenza del presidente dell'Associazione allevatori, Nino Andena, lascia ben sperare sulla possibilità che nel predisporre piani e strategie per le carni bovine non si lavori a compartimenti stagni, allevatori da una parte, industrie dall'altra e magari commercianti e importatori da un'altra ancora. Il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, intervenendo all'incontro ha ribadito che è “fondamentale coinvolgere tutte le istituzioni e tutti i soggetti che compongono la filiera produttiva bovina italiana, a livello nazionale e regionale, per trovare soluzioni condivise e creare nuove sinergie che consentano di garantire un forte rilancio di tutto il comparto e ciò anche attraverso un’opera di sburocratizzazione delle procedure e delle pratiche che gravano sui produttori.” E per dare forza al suo pensiero ha ricordato che il patrimonio bovino italiano negli ultimi venti anni si è ridotto del 30%. Di qui la necessità, ha sostenuto il ministro, di arrestare il progressivo smantellamento della produzione di carne bovina.

 

Il Veneto e l’Aia

Non si può che essere d'accordo, ma sul come raggiungere questo risultato non sembra, per il momento, esserci un disegno preciso né, per usare le parole del ministro, “soluzioni condivise”. Mentre la crisi della carne bovina attende che i buoni propositi si tramutino in proposte concrete prima e in fatti poi, resta sullo sfondo la difficile situazione dell'Associazione italiana allevatori, privata del sostegno (circa 60 milioni di euro) alle sue attività fra le quali rientrano la selezione e la tenuta dei Libri Genealogici degli animali di interesse zootecnico, bovini da carne, ovviamente, compresi. Una via di uscita pareva giunta con l'impegno del ministro Romano a rendere disponibili almeno 25 milioni. Ma la manovra finanziaria ha rimesso tutto in discussione e dal Veneto si è alzata la voce dell'assessore regionale all'Agricoltura, Franco Manzato, che chiede al ministro quali soluzioni intende adottare per rendere possibile le attività dell'associazione allevatori. Intanto, informa un comunicato dello stesso Manzato, la Regione Veneto metterà a disposizione 4,1 milioni di euro che permetterà l'operatività delle sedi provinciali (Apa) dell'associazione allevatori. “Si tratta di una partita importante - si legge nel comunicato - ai fini della garanzia qualitativa e quantitativa delle produzioni animali, della tutela delle risorse genetiche nazionali anche rispetto alle strategie commerciali dei paesi esportatori”.

 

Tanti i fronti aperti

Complessa dunque la partita che il ministro Romano si trova a dover giocare sul fronte della zootecnia. Alla crisi degli allevamenti di bovini da carne si aggiunge la necessità di trovare risorse per le attività di selezione, ma le difficoltà economiche del Paese non lasciano molti margini di manovra. C'è poi da risolvere la pesante situazione del settore suinicolo, le preoccupazioni del mondo cunicolo, i malumori per le ultime mosse su quote latte e multe, l'altalena dei mercati cerealicoli e delle materie prime per l'alimentazione del bestiame, solo per citare alcuni dei problemi sul tappeto. Da Bruxelles arriva l’approvazione all’origine in etichetta per la carne. Potrà essere un aiuto, ma insufficiente. Ancora da Bruxelles giunge il via libera a meccanismi di controllo dell'offerta per i prodotti a marchio. Ottimo, per non dire indispensabile. Ma anche questo non sarà sufficiente. Serve altro, serve davvero un gioco di squadra fra tutte le componenti delle filiere zootecniche. E qui che l'opera di mediazione del ministero può rivelarsi risolutiva. Purché ci si dia da fare e presto. Ogni giorno altri allevamenti chiudono, strangolati dalle ferree regole del mercato.