Le malerbe sono una delle principali cause di perdita di produzione dei campi poiché competono con la coltura per le risorse nutritive e la luce del sole. Basti pensare che se gli agricoltori smettessero di controllare le infestanti la produttività crollerebbe di un terzo. La sostenibilità dell'agricoltura passa dunque anche dalla gestione integrata delle infestanti, un approccio al problema delle malerbe che si basa sull'unire le tecniche agronomiche, la conoscenza delle infestanti e l'impiego corretto e ragionato degli erbicidi.
Uno dei problemi più sentiti dagli agricoltori è la difficoltà di controllare alcune infestanti. Difficoltà dovuta, tra le altre cause, anche allo sviluppo di resistenze ad alcuni erbicidi, che rendono le malerbe immuni ad uno o più prodotti. "La resistenza è un fenomeno naturale che l'agricoltore deve imparare a gestire per evitare che diventi un problema serio ed un costo", spiega ad AgroNotizie Mario Cavanna, field marketing specialist di Bayer.
Negli areali vocati alla cerealicoltura capita talvolta di vedere campi puliti che presentano zone infestate da malerbe nonostante l'utilizzo di erbicidi. Se si escludono errori nella scelta e nell'applicazione del diserbo è possibile che si tratti di piante che hanno selezionato una resistenza ad uno o più meccanismi d'azione
Posto che lo sviluppo di piante resistenti è un fenomeno naturale, la loro diffusione può essere efficacemente contrastata attraverso la rotazione delle colture, metodi di coltivazione adeguati e un uso corretto degli erbicidi. La monosuccessione, l'uso prolungato di erbicidi con il medesimo meccanismo di azione, la riduzione delle dosi di impiego o i trattamenti eseguiti in maniera scorretta possono infatti favorire il diffondersi del problema.
Mantenere alta la guardia è fondamentale. Una pianta di papavero può generare fino a 40mila semi. La sua eliminazione precoce è dunque cruciale se si vuole evitare una sua diffusione a macchia d'olio nel campo. Per questo se dopo un trattamento si vede una pianta che non sembra aver subito danni è buona norma eliminarla prima che vada a seme, in modo da evitare che la progenie, eventualmente portatrice del gene di resistenza, si diffonda.
Gestione integrata delle infestanti, nel frumento ad ogni fase colturale il suo intervento
"C'è stata una tendenza negli anni passati a semplificare la gestione delle infestanti riducendola a trattamenti diserbanti in post emergenza al presentarsi del problema, anche su infestanti molto sviluppate. Oggi questo approccio non è più sostenibile", sottolinea Cavanna. "Serve una gestione integrata che preveda un approccio agronomico ed un monitoraggio della coltura con alcuni accorgimenti lungo tutto il periodo colturale".Partendo dalla scelta della rotazione colturale, passando per le lavorazioni del terreno fino alla semina e ai trattamenti, vediamo sinteticamente quali sono gli interventi utili a controllare le malerbe attraverso una gestione integrata.
Rotazione. I nostri nonni ci insegnano che la coltura in monosuccessione rende più difficile il controllo delle infestanti. Per questo è bene alternare colture primaverili e autunnali, cereali e dicotiledoni. In questo modo è possibile ampliare il ventaglio degli erbicidi utilizzabili e andare dunque ad intercettare quelle piante che hanno sviluppato una resistenza per un singolo meccanismo di azione. Inoltre ogni coltura è soggetta a favorire l'insediamento di infestanti specifiche, ad esempio: la sorghetta e il chenopodio per il mais, l'avena e il loietto per il frumento, il giavone per il riso. Alternando le colture si ostacola dunque la diffusione delle malerbe associate.
Lavorazioni del terreno. In una zolla di terreno possono essere presenti centinaia di semi. Nel caso di malerbe resistenti un contributo importante può essere dato dall'aratura profonda (almeno 40 centimetri) che interrando i semi porta in superficie suolo 'vergine'. Questo metodo è più efficace nel caso in cui la vitalità del seme sia limitata (per esempio i semi di loietto, se interrati in profondità, si devitalizzano in buona parte nel giro di tre anni). Con piante come la senape, che ha una vitalità superiore, fino a trentacinque anni (Fonte Gire), l'interramento profondo è invece poco efficace. Ovviamente dopo l'aratura profonda devono seguire alcuni anni di lavorazione superficiale, tanti quanti sono quelli necessari alla morte dei semi.
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Semina. Anche la semina ha un ruolo cruciale. L'utilizzo di seme certificato, anche se più costoso rispetto a quello autoprodotto, è garanzia che non vi siano semi di infestanti. Utilizzare varietà vigorose e con una densità di semina elevata favorisce inoltre la competizione con le infestanti. Mentre applicare la tecnica della falsa semina permette di eliminare le malerbe con erbicidi non selettivi. Infine per allontanarsi dal periodo ottimale di nascita e sviluppo delle infestanti è anche possibile ritardare la semina di alcune settimane.
Uso degli erbicidi. Rispettare le dosi di etichetta e curare la distribuzione degli erbicidi, utilizzando attrezzature funzionanti e ben tarate, riduce infine il rischio che si sviluppino resistenze di tipo metabolico. Che le piante cioè, ricevendo quantitativi bassi di prodotto, riescano a 'digerirlo' sopravvivendo al trattamento. Come anche intervenire in maniera precoce, appena le malerbe si sviluppano, senza aspettare che crescano diventando meno sensibili ai prodotti.
E' bene poi impiegare erbicidi non selettivi in pre-semina o in pre-emergenza, in modo da devitalizzare eventuali piante presenti in campo prima dello sviluppo della coltura.
Quando si esegue un trattamento di diserbo può accadere che una pianta sopravviva perché ha subito una mutazione genetica che la rende immune ad una specifica molecola. Per questo è sempre bene utilizzare in successione negli anni prodotti con differenti meccanismi d'azione, in modo da intercettare nella semina successiva le infestanti che sono sopravvissute al primo trattamento (alternanza dei meccanismi di azione).
Conoscere le malerbe per gestirle al meglio
Per monitorare l'evoluzione delle popolazioni resistenti e offrire agli agricoltori strategie efficaci Bayer ha fondato il Centro competente per la resistenza delle infestanti (Weed resistance competence center)."Quando un agricoltore ci segnala l'inefficacia di un prodotto noi possiamo eseguire un sopralluogo, preleviamo dei campioni e li inviamo al Wrcc di Francoforte, dove vengono studiati per individuare eventuali tratti di resistenza", spiega ad AgroNotizie Carlo Bacchiocchi, herbicide technical development manager di Bayer. "L'obiettivo ultimo è quello di comprendere se c'è una resistenza e di quale tipo si tratta. Infine offrire all'agricoltore una soluzione che può essere ad esempio l'utilizzo di prodotti con altri meccanismi di azione o lavorazioni profonde del terreno".
Presso il Centro competente per la resistenza delle infestanti vengono anche insegnate ai tecnici di Bayer le migliori strategie per una gestione integrata della flora spontanea. Nozioni che poi vengono trasmesse a colleghi e partner sul territorio, soggetti a cui l'agricoltore si può rivolgere per avere assistenza.
"E' importante che l'agricoltore svolga sempre una attenta azione di monitoraggio dei propri appezzamenti per verificare che i prodotti erbicidi utilizzati abbiamo controllato le infestanti presenti dopo il trattamento", puntualizza Bacchiocchi.
"La tempestività nell'individuare le infestanti sfuggite al trattamento è di fondamentale importanza nel contenere i problemi di resistenza e ridurre i costi conseguenti alla loro gestione. Se l'agricoltore si accorge di avere infestanti non controllate dal diserbo, deve immediatamente fare riferimento al suo tecnico di campo, che dopo aver analizzato tutti i dati disponibili potrà essere in grado di fornire delle soluzioni mirate".
Cereali autunno-vernini: partiamo con il piede giusto
Molti agricoltori in questi giorni sono occupati nella preparazione dei letti di semina per i cereali autunno-vernini. Vediamo dunque quali sono le accortezze da assumere per scongiurare il pericolo resistenze."Negli ultimi quindici-venti anni, grazie alla disponibilità di erbicidi altamente efficaci ha preso piede l'abitudine di gestire le infestanti solo con un diserbo in post-emergenza, ponendo meno attenzione a tutti gli altri elementi della gestione integrata. Questo ha portato in alcuni areali ad un aumento del fenomeno della resistenza agli erbicidi che in cerealicoltura possono divenire il principale problema con cui gli agricoltori devono fare i conti", spiega Cavanna.
Per questo, oltre alle precauzioni elencate fino ad ora, può essere utile intervenire con un erbicida in pre-emergenza o in post-emergenza precoce della coltura, questo consente di variare i meccanismi d'azione e utilizzare prevalentemente principi attivi non soggetti a resistenze.
Sul finire dell'inverno è necessario monitorare attentamente il campo in modo da individuare la presenza di infestanti ed effettuare il diserbo con il giusto prodotto. Per ottenere i migliori risultati è importante intervenire su infestanti graminacee entro lo stadio di inizio accestimento e dicotiledoni entro le sei-otto foglie. E' buona norma intervenire su colture in buono stato vegetativo, con umidità relativa dell'aria superiore al 60% e temperature superiori ai 5 gradi (10 nel caso degli ormonici) nei tre-quattro giorni precedenti e successivi al trattamento.
Occorre inoltre controllare l'efficacia del diserbo entro due-quattro settimane dall'applicazione, intervenendo se necessario con un nuovo trattamento in maniera tempestiva, e comunque prima che l'infestante vada a seme, con prodotti con un diverso meccanismo d'azione.
Sul finire dell'inverno pubblicheremo nella rubrica AgriCampus un secondo articolo dedicato alla fase della raccolta dei cereali autunno-vernini e faremo un focus sulle colture sarchiate, come il mais. Sarà l'occasione per parlare del Gire - Gruppo italiano resistenza erbicidi che sul proprio sito pubblica delle linee guida utili nella gestione delle infestanti resistenti.
Resistenza, non è mai troppo tardi
La resistenza è un fenomeno naturale, ma controllabile, in cui l'impegno del singolo è fondamentale. Non gestire una malerba resistente, anche solo non sfalciando l'erba nei fossi, rappresenta un problema per il singolo agricoltore, ma anche per i vicini di campo. Per questo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per l'iniziativa AgriCampus.Prolungare l'efficacia nel tempo degli erbicidi rappresenta un vantaggio per tutto il settore primario e per la società in generale, che può giovarsi di produzioni abbondanti e di qualità. L'importante è mantenere alta l'attenzione ed intervenire quando necessario, perché anche un campo compromesso dalle infestanti resistenti può tornare produttivo con i giusti accorgimenti.
Image Line è partner e su AgroNotizie ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo
Appuntamento a ottobre per la nuova puntata di Bayer AgriCampus dedicata alla pulizia delle irroratrici.