Quella di Efsa è stata una revisione lunga e complessa delle matrici alimentari alla base della nutrizione umana e animale. Sono state valutate anche le matrici geneticamente modificate, dal momento che sebbene non siano coltivate le colture Roundup Ready in Europa, i residui di glifosate possono comunque giungere nelle filiere zootecniche e umane tramite cibi e mangimi importati dalle Americhe. Anni di lavoro, migliaia di limiti di legge analizzati, scenari diversi prefigurati. Il tutto, per fortuna, per giungere a un parere positivo finale sulla congruità dei residui massimi ammessi sulle diverse colture e la salute di uomo e animali.

Sulla base della valutazione dei dati disponibili, Efsa ha infatti stabilito che, sebbene molto ancora vada fatto per affinare la stima, si può concludere che i residui attualmente vigenti di glifosate consentono di stazionare significativamente al di sotto della soglia di sicurezza sanitaria, ovvero l'ADI, Admissible daily intake.

Il lavoro di Efsa è stato svolto a norma dell'articolo 12 del regolamento (CE) n. 396/2005, riesaminando i tenori massimi di residui (LMR) attualmente stabiliti per glifosate nel Vecchio Continente, considerando non solo la sostanza attiva ma anche i suoi metaboliti. I valori di massima esposizione teorica così calcolati sono stati quindi confrontati con i valori di riferimento tossicologici relativi a glifosate e ai suoi metaboliti. L'esposizione potenziale cronica è stata infine calcolata per la cosiddetta "dieta B" dell'OMS, che rappresenta il 9,9% della dose giornaliera ammissibile, e la dose acuta di esposizione è stata calcolata per i fagioli secchi, i quali rappresentano il 55,7% dell'ARfD, ovvero l'Acute refference dose, la dose ammissibile per esposizioni di breve durata, quindi più elevata di quella cronica.

A ciò si aggiunga che le reali concentrazioni di glifosate nelle matrici alimentari sono per la quasi totalità molto inferiori ai propri LMR, perché un conto è il limite massimo assegnato a una molecola, un altro la sua reale presenza nei prodotti che finiscono sulle tavole e nelle stalle

Sebbene permangano quindi alcune incertezze, dovute essenzialmente a lacune di dati da integrare negli anni futuri, i calcoli effettuati sull'esposizione massima teorica a glifosate confermano che non vi sono rischi per i consumatori. Ciò deriva dal fatto che allo stato attuale, perfino nel caso di coincidenza dei residui con il valore massimo ammesso, i consumatori sarebbero esposti a livelli di glifosate di circa un decimo dell'admissible daily intake, pur analizzando le matrici più comuni e quindi fonti della maggior parte dell'esposizione per ingestione. Difficile quindi che l'approfondimento su matrici meno preponderanti possa spostare il giudizio in modo significativo.

Anche lo strato più debole della popolazione, ovvero i bambini, rimangono al di sotto delle soglie di sicurezza fissate dalla legge, con i bambini britannici (worst case, caso peggiore) che sarebbero esposti al 18,7% della DGA, mentre l'esposizione acuta più alta deriverebbe dalle radici di barbabietola da zucchero, che rappresentano il 91% dell'ARfD.