Se fino al secolo scorso la contaminazione da aflatossine nel mais era ritenuta prerogativa delle zone tropicali del pianeta, dal 2003 la maiscoltura italiana si è trovata ad affrontare per la prima volta contaminazioni della granella superiori al limite imposto dalla vigente legislazione europea. Si è pensato ad eventi sporadici legati all’andamento climatico, ma in realtà la problematica si è ripetuta, seppure a macchia di leopardo per sfociare nel 2012 in un grosso problema di dimensione europea.

La prevenzione delle contaminazioni da aflatossine, nel mais come in altre colture, è oggetto di studio da parecchi anni in diversi paesi e la sintesi delle ricerche svolte ha portato a concludere che il miglior sistema è quello di combattere il fungo produttore, Aspergillus flavus, con le sue stesse armi, utilizzando “la contaminazione” con ceppi dello stesso fungo ma non tossigeni.

Questa strada è stata percorsa in Italia già dal 2003 grazie all’attività del gruppo di studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che, coordinato da Paola Battilani (Professore Associato di Difesa delle derrate agroalimentari), ha brevettato in Italia e ha reso disponibile per gli agricoltori, già dal 2016, un agente di biocontrollo commercializzato con autorizzazione eccezionale e temporanea di impiego.

La scorsa settimana è stata realizzata una giornata con lo specifico obiettivo di discutere il significato e l’impatto delle aflatossine nella filiera mais-latte-formaggi e il ruolo di tutti gli operatori nella corretta gestione; oltre 350 i diversi rappresentanti della filiera presenti in sala.

La giornata ha fatto emergere una grande necessità di confronto e di discussione ma nel contempo ha evidenziato una seria volontà di collaborare da parte di tutte le componenti della filiera. Si è fatto di tutto per chiarire i dubbi sul “mondo micotossine e aflatossine mais” e una platea molto variegata e con diverse professionalità è stata molto attenta e costruttiva.

Particolare attenzione è stata rivolta all’impiego del biocontrollo, alla comprensione di come agisce e interagisce con i microrganismi naturalmente presenti. La partecipazione del professor Peter Cotty, inventore di questo approccio sperimentato da più di 25 anni nel sud degli Stati Uniti, ha permesso di chiarire ogni dubbio e di dare una visione di lungo termine riguardo all’impatto che questo sistema di prevenzione può esercitare sulla filiera.

Peter Cotty

Peter Cotty dagli anni ’80 lavora con associazioni di agricoltori e strutture sparse in tutto il mondo con l’obiettivo di trovare un metodo di controllo biologico dell’Aspergillus flavus. In Usa i prodotti per la difesa sono stati registrati già dal 1996 e oggi ci sono tre diversi preparati che risultano registrati e che permettono di trattare circa un milione di acri all’anno (circa 400.000 ettari).

L'intervento di Cotty

In Italia il sistema biologico per il controllo di Aspergillus flavus è in fase di registrazione da parte di Pioneer con il nome di AF-X1 ed è presentato in dettaglio QUI.

Anche per il 2017 si spera di ottenere un’altra autorizzazione eccezionale per l’uso in campo (anche in virtù della totale assenza di tossicità del prodotto e del fatto che è già naturalmente  presente in campagna) mentre per il 2018 sarà pronto il dossier registrativo completo… l’auspicio dei produttori è che lungaggini burocratiche e amministrative non ostacolino l’ingresso di un prodotto che potrebbe aiutare (e tanto…) la maidicoltura nazionale e la filiera del “latte italiano di qualità” che deve essere prodotto da vacche alimentate con alimenti sani e del territorio.

Un momento dell'incontro

Nell’occasione ho avuto il piacere di moderare personalmente il dibattito finale e, per i lettori di AgroNotizie, di seguito è possibile scaricare le relazioni presentate.

Prima parte: Aflatossine, impatto sul mais e prevenzione (Chairman: Paola Battilani, Carlo Brera)

Presentazione delle tematiche da parte del ministero della Salute
Monica Capasso, ministero della Salute

Aflatossine e sicurezza alimentare: quali le maggiori criticità?
Carlo Brera, Istituto superiore di Sanità

Biocontrollo Aspergillus flavus, l'origine e la storia americana
Peter Cotty, Università dell'Arizona

Impiego di biocontrollo in Italia, ad un passo dalla registrazione
Paola Battilani, Università Cattolica del Sacro Cuore

Seconda parte: Filiera mais–latte–formaggi, effetto aflatossine (Chairman: Adriano Marocco, Marco Aurelio Pasti)

Collegamento tra esposizione e tossicità per  la sicurezza alimentare: verso strumenti open source per la comunità scientifica
Jean Lou Dorne, Efsa

Resistenza genetica e modelli previsionali
Alessandra Lanubile, Marco Camardo Leggieri, Università Cattolica del Sacro Cuore

Micotossine: gestione nelle fasi di raccolta e post-raccolta
Marco Pasti, Confederazione europea dei produttori di mais

Aflatossine nella filiera latte
Amedeo Pietri, Università Cattolica del Sacro Cuore

Impatto delle micotossine nel sistema mangimistico
Lea Pallaroni, Assalzoo (presentato da Lisa Ferrari)