"Insieme ai colleghi del Cnr, Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Bari, stiamo al lavoro per identificare la specie esatta, ma soprattutto per capire come questo nematode sia arrivato nelle campagne piemontesi e come si può fermare", spiega ad AgroNotizie Alba Cotroneo, ricercatrice della sezione di nematologia del settore fitosanitario della Regione Piemonte.
Cotroneo, come ha fatto questo nematode ad arrivare fino alla zona della Baraggia, in Piemonte?
"Questa è una bella domanda. Meloidogyne è un nematode che vive solo nel terreno e infesta l'apparato radicale. Con tutta probabilità è entrato in Italia con l'importazione di materiale vegetale. Le analisi molecolari potrebbero dirci l'origine e poi forse ne sapremo di più".
Quali sono i danni che il nematode apporta alle colture?
"Meloidogyne è un nematode endoparassita, si insedia nelle radici sulle quali si formano delle protuberanze, dette galle, visibili ad occhio nudo. La pianta, la cui fisiologia è del tutto alterata, cresce stentatamente e fatica ad emettere la pannocchia. L'agricoltore può subire perdite alla produzione ingenti, anche oltre il 50%".
Come si combatte?
"La difesa da questo nematode è molto difficile. Blocca la sua attività quando la risaia è in sommersione, ma riprende a nutrirsi e a moltiplicarsi quando è in asciutta".
Ci sono agrofarmaci utilizzati nei paesi in cui è endemico che possono essere impiegati anche in Italia?
"Non abbiamo riscontri, soprattutto in risaia, sull'efficacia di prodotti di sintesi che tra l'altro non sono autorizzati su riso. Possiamo invece pensare di ricorrere a piante esca, intercalari e prodotti di tipo biologico visto il contesto in cui si opera per salvaguardare l'impatto ambientale. Questi prodotti sono già utilizzati contro altre specie di Meloidogyne nelle colture orticole, il problema sarà verificare se siano efficaci anche in risaia, un ambiente che per lunghi periodi si trova sommerso dall'acqua".
Esiste un modo per bloccare il diffondersi di questo parassita?
"Prima di tutto stiamo allargando il monitoraggio per cercare di capire quanto sia diffuso. La cosa fondamentale è che gli agricoltori puliscano bene i mezzi agricoli, e comunque chi frequenta la risaia ripulisca anche le proprie calzature dopo essere entrati in aree infestate. Questo per evitare di allargare il contagio".
Ma è possibile fermarne completamente la diffusione?
"Possiamo rallentarla, non fermarla. Ci sono variabili che non possono essere controllate. Il nematode può diffondersi ad esempio attraverso il terreno sotto le zampe degli animali o per fenomeni di ruscellamento, dove l'acqua trasporta terreno da un campo all'altro".