Ambiente, sostenibilità, nuove leggi, normative di sicurezza più stringenti: sempre di più l'agrochimica si trova a confrontarsi e misurarsi con nuove richieste, nell'ottica di vincere la sfida globale di una fornitura di cibo sano, garantito e disponibile per tutti.
Un mondo che cambia, dunque, sul quale ha fatto il punto Fabrizio Martinelli, presidente dell'Ordine dei chimici di Roma, in un'intervista ad AgroNotizie.

Il mondo dell'agricoltura sta evolvendo verso prodotti sempre più sicuri non solo dal punto di vista del comportamento ambientale, ma anche da quello formulativo. Quali innovazioni recenti nei processi industriali potrebbero avere delle ricadute positive sulla sicurezza dei formulati fitosanitari durante le fasi di manipolazione e stoccaggio?
"La manipolazione e lo stoccaggio dei fitosanitari rappresentano, evidentemente, fasi molto delicate per la potenzialità di rischio che potrebbe configurarsi. Sappiamo bene come la normativa richieda una formazione e addestramento specifici per gli addetti alla manipolazione dei prodotti pericolosi proprio per ridurre al minimo condizioni pericolose.
L’industria di produzione si sta muovendo, come indicato, per produrre formulazioni sempre meno impattanti sull’ambiente, con caratteristiche di nocività per l’uomo per quanto possibile ridotte; è evidente che molto dipende dal tipo di prodotto ed effetto che viene richiesto. Inoltre la ricerca e studio sui nuovi materiali certamente favorisce la produzione di imballaggi e contenitori a maggiore tenuta, resistenza e sicurezza, questo, rispetto al passato, consente di provvedere ad uno stoccaggio per tempi superiori e in condizioni di minor interazione con umidità e condizioni ambientali".


La richiesta di una chimica più green è ormai a 360 gradi. Cosa sta facendo l'industria chimica per soddisfare tale richiesta?
"Mi preme ricordare come il 26% del made in Italy sia fatto di chimica; la chimica in Italia è una realtà produttiva di alta rilevanza e questo anche grazie all’impegno che le industrie chimiche hanno speso per ottimizzare i propri processi industriali, rendendoli in larga parte innovativi ed efficienti, tenendo conto dell’obiettivo di produzioni economicamente sostenibili, intrinsecamente più pulite e rispettose delle risorse a disposizione, con una minima produzione di rifiuti e il minimo consumo di energia, di questo infatti parliamo riferendoci ad una chimica green.
A conferma di ciò, riprendendo quanto è stato illustrato dal presidente di Federchimica, Cesare Puccioni, nel giugno 2013: la richiesta delle industrie chimiche italiane è quella di continuare sulla strada di una crescita sostenibile, economica, sociale e ambientale; basti pensare che circa 800 aziende italiane investono in ricerca e innovazione a tale scopo (in dieci anni la quota è passata dal 38% al 48%), e volendo confrontarci con i dati europei siamo secondi soltanto alla Germania, se si considera però l’introduzione di nuovi prodotti, non solo per l’impresa ma anche per il mercato, l’Italia supera anche la Germania.
Nella chimica sostenibile e nella chimica delle biomasse, la chimica italiana è sulla frontiera tecnologica e ha progetti industriali tra i più rilevanti al mondo.
In un mondo con una popolazione in crescita, dove le riserve di risorse materiali e energia si trovano sotto una pressione crescente, la chimica – non possiamo dimenticarlo – riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo dei nuovi materiali, particolarmente in termini di efficienza (consumo di energie, ottimizzazione dell’impatto ambientale) e di recupero del post-consumo".


La sicurezza ambientale e sanitaria inizia negli stabilimenti. Quali sono le tendenze più recenti in termini di parametri di sicurezza all'interno dei siti di produzione?
"Il termine “tendenze” non è, forse, tra i più idonei, la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, come anche la valutazione dell’impatto ambientale dei siti produttivi, sono temi che coinvolgono normative specifiche e richiedono, giustamente, particolare impegno e attenzione al fine di incidere responsabilmente in termini di prevenzione.
All’interno dei siti produttivi la normativa relativa alla tutela della salute dei lavoratori, D.Lgs 81/08, richiede la massima accortezza nell’evitare, dove possibile, l’esposizione del lavoratore alle sostanze chimiche pericolose. I principi di prevenzione, certamente noti, richiedono l’eliminazione del rischio se possibile; se tecnicamente non è possibile allora bisognerà procedere con l’isolamento della fonte di rischio, onde evitare l’esposizione (quindi a livello industriale l’applicazione di misure di protezione collettive e/o sistemi di lavorazione a ciclo chiuso). Se ulteriormente non applicabile viene richiesto di ridurre al più basso valore tecnicamente possibile l’esposizione, incidendo su diversi elementi (tempo di esposizione, frequenza di esposizione, condizioni di esposizione). Questi i principi generali. Evidentemente ogni ciclo produttivo possiede delle specificità che richiedono interventi ad hoc ed uno studio preliminare al fine dell’adozione di tutte le misure preventive e protettive idonee.
In termini di “parametri di sicurezza” recenti, diciamo che dal punto di vista tecnico e tecnologico sicuramente sul mercato si trovano sempre più spesso strumentazioni avanzate che permettono di ottimizzare, ad esempio, i ricambi d’aria di un ambiente di lavoro o l’aspirazione localizzata, come pure sono disponili sempre più prodotti, come i dispositivi di protezione individuale di diverse fatture, materiali e funzionalità".


Quali conseguenze pratiche avrà la riclassificazione Clp di agrofarmaci e fertilizzanti, dal vostro punto di vista?
"L’applicazione del Reg. CE 1272/2008, noto con l’acronimo Clp (Classification, labelling and packaging), con l’applicazione dei nuovi criteri di classificazione di pericolosità delle sostanze, oltre che con la nuova veste grafica delle etichette, riteniamo dovrebbe andare a incidere in termini di tutela della salute ambientale e umana, poiché in larga parte i criteri di classificazione presenti nel Regolamento sono maggiormente cautelativi rispetto al passato; nei casi delle miscele (come sono la quasi totalità dei fitofarmaci e fertilizzanti) le percentuali delle diverse sostanze oltre le quali si hanno specifiche classificazioni di pericolosità sono state, in diversi casi, ridotte, talvolta dimezzate (è il caso, ad esempio della classificazione nel caso di principio attivo corrosivo: una miscela che lo contenga tra il 5 e 10% ora mantiene la caratteristica di corrosività, mentre con la precedente normativa era classificato semplicemente irritante).
I nuovi criteri di classificazione, inoltre, contengono maggiori informazioni specifiche, anche da un punto di vista tossicologico, che possono fortemente contribuire ad una eventuale gestione del rischio, particolarmente nel caso di un rischio sanitario; ad esempio in passato una sostanza era “tossica” o meno, mentre oggi possiamo trovare sostanze con “tossicità sistemica su organi bersaglio a seguito di esposizione singola” con specificazione di quale sia l’organo bersaglio. È evidente che queste maggiori informazioni possono largamente supportare l’attività di prevenzione, anche negli ambienti di lavoro".