Nativa del Nord America, in Italia è ancora poco conosciuta ma ha grandi potenzialità di trovare un proprio mercato date le sue proprietà: combatte i radicali liberi e ha un alto contenuto di antiossidanti. Stiamo parlando dell'Aronia melanocarpa, utilizzata anche come ingrediente per cosmetici e in prodotti nutraceutici. Nel Canada e negli Stati Uniti è nota con il nome di black chokeberry, la pianta produce bacche scure che possono ricordare vagamente il mirtillo. L'Aronia è della famiglia delle Rosacee, è un arbusto che può crescere anche fino ai 2 metri e mezzo d'altezza.
In Europa è conosciuta soprattutto in Polonia, Austria, Slovenia e Germania, mentre in Italia sono ancora molto poche le aziende agricole che hanno scelto di coltivare questo piccolo frutto.
Siamo andati a visitare una di queste aziende, in Piemonte, una delle prime ad essersi lanciata nell'avventura: MirtilloLand, Azienda Agricola Tega di Landiona, in provincia di Novara. "Siamo partiti con il mirtillo - ha raccontato Pietro Tega, che oggi conduce l'Azienda, ereditata dal padre Davide Tega - e poi ci siamo ampliati. L'aronia è arrivata a nostra conoscenza nel 2009, i miei genitori erano in Svizzera e sono stati a visitare una fiera agricola, hanno conosciuto queste bacche di aronia. Abbiamo portato la pianta in azienda e poi, l'anno successivo, abbiamo iniziato a documentarci sulla possibilità di coltivarla. In Svizzera era molto pubblicizzata per le sue proprietà".
MirtilloLand, che come suggerisce il nome coltiva prevalentemente mirtillo e fa vendita diretta dei suoi piccoli frutti, è partita con sessanta piante e oggi ne conta duecento. "Se già si coltivano piccoli frutti - ha continuato Pietro Tega - non è difficile, il difficile è fare in modo che il consumatore l'apprezzi, l'aronia non è molto conosciuta e devi impegnarti molto per fare in modo che i clienti l'assaggino. Nei supermercati è impossibile trovarla, fresca non l'ho mai vista. Il gusto comunque è gradevole ma la consistenza della fibra, della buccia, non è piacevole e questo gioca a suo sfavore. Bisogna informare il cliente, raccontare le sue proprietà, il cliente ideale è quello molto attento alla salute e alle proprietà di ciò che mangia. Noi abbiamo visto che c'è chi l'apprezza molto e si innamora e poi viene ogni settimana a prendersi 1 chilogrammo di bacche di aronia. Il consumatore tipo è fra i trenta e i cinquanta anni, attento all'alimentazione. Oltre alla bacca fresca noi produciamo marmellate, succhi, in generale trasformati. È perfetta per realizzare crostate e ripieni di biscotti".
Venendo alle difficoltà di coltivazione, si dice che sia una pianta rustica ma Pietro Tega non concorda pienamente. "Vanno evitati - ha detto - i terreni ricchi di calcare o troppo argillosi, ci vuole un terreno ricco di sostanza organica e in grado di trattenere acqua. Si adatta di più rispetto al mirtillo ma ha le sue esigenze. Noi abbiamo un sistema di fertirrigazione. Abbiamo provato senza ma abbiamo visto che andava in sofferenza, con queste estati siccitose e asciutte la pianta soffre, la bacca è succosa non può mancare l'acqua. Resiste invece benissimo al freddo".
Ci sono poi i nemici, che in Piemonte sono molti e molto agguerriti. "Qui purtroppo abbiamo Popillia japonica, essendo l'aronia della famiglia delle Rosacee ne va pazza. Con le trappole e le reti però, nel 2021, il danno è stato limitato, nel 2020 praticamente non abbiamo raccolto. C'è poi l'oziorinco di cui tenere conto e anche la cimice asiatica ama l'aronia. Ciò per gli insetti, ma poi ci sono gli uccelli, sono difficili da limitare e provocano grandi danni. A noi non è mai successo ma mi dicono che una minaccia è anche il colpo di fuoco batterico, fa seccare completamente la pianta. Se si considera quindi l'impianto di fertirrigazione e le reti, l'investimento non è da poco, parliamo di 35-40mila euro a ettaro, la pianta però produce bene. Abbiamo visto che, a piena produzione, si arriva anche a 8 chilogrammi per pianta, inizia a produrre già dai primi anni, diciamo dal quarto anno. Va però tenuto a mente che la raccolta, a meno di non avere grandi estensioni, va fatta a mano con l'utilizzo di scale. Con grandi estensioni ci sono macchine che si possono acquistare, ma per noi non era conveniente".
Infine, considerato che l'aronia fatica a trovare clienti se proposta fresca, un'azienda agricola deve pensare di trasformarla e di vendere direttamente i prodotti ottenuti. "Non abbiamo un laboratorio di trasformazione, in magazzino facciamo in pratica la selezione per la vendita del fresco. Affittiamo quindi un laboratorio e andiamo lì a lavorarla. Utilizzando ovviamente le nostre ricette realizziamo i trasformati, composte, confetture, estratti, tendiamo a replicare i prodotti commercializzati all'estero. I nostri clienti amano molto anche le bacche essiccate e la polvere di aronia da utilizzare con lo yogurt al naturale".
Racconti, esperienze e realtà di chi, nella propria azienda agricola, ha riscoperto la tradizione unendola all'innovazione.
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