"Non si tratta di una resistenza, ma di una tolleranza", precisa ad AgroNotizie Francesco Loreto, direttore del Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Cnr. Questo significa che il batterio riesce ad attaccare la pianta di olivo, ma non ne determina la morte. "I ricercatori hanno constatato che mentre altre cultivar soccombono alla presenza della Xylella, la Fs-17 riesce a sopravvivere".
La cultivar Favolosa si va dunque ad aggiungere al Leccino, anche questo tollerante agli attacchi della Xylella. Per gli olivicoltori salentini si apre dunque la possibilità di utilizzare queste due cultivar per sostituire le piante malate.
"Abbiamo contattato i vivai che hanno in licenza dal Cnr la cultivar FS-17", racconta Loreto. "In questo momento ci sono 200mila piantine pronte per essere vendute. Sono prive di fondamento dunque le polemiche apparse su alcuni media sulla scarsità di piante o sull'aumento dei prezzi". Ad oggi la singola pianta di 30 centimetri costa intorno ai 2,5 euro, ma il prezzo si abbassa sensibilmente in caso di ordini di grandi volumi.
Decidere di rimpiazzare un uliveto con una nuova cultivar non è tuttavia una decisione che si prende a cuor leggero visto che l'olivo impiega anni prima di entrare in produzione. Il rischio poi è che il batterio muti e che anche la cultivar FS-17 soccomba al suo attacco. "Per questo il Cnr sta studiando a livello genetico il motivo di questa tolleranza", spiega Loreto. "Gli studi che stiamo portando avanti ci potranno dire se la tolleranza dimostrata in campo può essere superata dal batterio oppure no".
La Xylella uccide le piante di olivo perché blocca i vasi xilematici che portano la linfa in circolo nella pianta. Se la tolleranza della Favolosa fosse dovuta ad una dimensione di questi vasi tale da non permetterne una occlusione non si dovrebbe temere una mutazione del batterio che porti alla morte della pianta. Se invece la tolleranza fosse dovuta ad una caratteristica del 'sistema immunitario' della cultivar allora il rischio sarebbe concreto.
I ricercatori del Cnr, coordinati da Donato Boscia dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante, assieme a colleghi dell'Università di Bari e del Centro di ricerca Basile Caramia, stanno anche sondando l'ipotesi di superare il problema della Xylella innestando la nuova cultivar sulle piante già esistenti.