Una ricerca complessa che potrebbe aprire spiragli anche per la lotta contro la Xylella.
"La disponibilità di un genoma completo ci potrebbe aiutare a comprendere meglio i dati che abbiamo per capire come il batterio della Xylella interagisce con le piante", spiega ad AgroNotizie Pasquale Saldarelli, ricercatore del Ipsp-Cnr.
Siamo davanti ad una svolta nella lotta alla Xylella?
"Parlare di svolta è eccessivo, anche se il lavoro dei ricercatori spagnoli ci sarà molto utile. Bisogna però precisare che il genoma dell'ulivo che è stato pubblicato è quello della cultivar Farga, mentre nel Salento le cultivar prevalenti sono Ogliarola Salentina e Cellina di Nardò".
Che differenze ci sono?
"Sono piante con un corredo genetico presumibilmente simile, ma comunque diverso. In Italia abbiamo condotto degli studi sul trascrittoma della cultivar Leccino, il cui genoma completo è in fase di studio. Questa pianta contrae il batterio della Xylella, ma è tollerante, nel senso che non si ha quel deperimento che invece vediamo in altre cultivar più sensibili quali, ad esempio, Ogliarola Salentina".
Se il genoma è quello di un'altra cultivar come può essere utile?
"La disponibilità di un genoma completo ci può aiutare a comprendere i dati che sono oggi in nostro possesso. Mettendo a confronto la cultivar Leccino con l'Ogliarola Salentina abbiamo identificato dei geni che sono espressi o sottoespressi in maniera differenziale nelle due cultivar".
Una volta capito come avvengono le interazioni tra il batterio della Xylella e la pianta di ulivo come si può combattere?
"Ad oggi non esiste un agrofarmaco in grado di debellare il batterio della Xylella da una pianta infetta. E l'unico modo per contenere la diffusione della malattia è eliminare le fonti di inoculo e controllare le popolazioni dell'insetto vettore Philaenus spumarius. Conoscere il genoma della pianta non solo ci rende consapevoli di come i geni reagiscono all'aggressione esterna, ma ci permette anche di indagare le cause genetiche della tolleranza di alcune cultivar, come la Leccino".
Il futuro dunque è nella identificazione di cultivar resistenti?
"In campo al momento non possiamo contrastare la Xylella. L'utilizzo di cultivar tolleranti o resistenti ci permette invece di convivere con questo batterio".
E per le piante salentine? Non c'è un modo di indurre una resistenza?
"Stiamo perseguendo diverse linee di ricerca che possono rallentare la moltiplicazione della Xylella nelle piante già infette, in modo che la pianta non soccomba, ma la strada da percorrere in questa direzione è ancora molto lunga".