Anche quest'anno il 22 marzo è dedicato alla celebrazione della Giornata Mondiale dell'Acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all'interno delle direttive dell'Agenda 21, risultato della Conferenza di Rio, che fu la prima assise dell'Onu ad occuparsi direttamente di cambiamenti climatici, ruolo delle foreste e dell'agricoltura e della necessità di proteggere le acque dolci dall'inquinamento e dal sovrasfruttamento.

 

Acque sotterranee, rendere visibile l'invisibile

Per il 2022 il tema scelto è "Acque sotterranee - rendere visibile l'invisibile". Le acque sotterranee infatti non sono visibili, ma il loro impatto è visibile ovunque. Lontana dalla vista, la falda freatica è un tesoro nascosto che arricchisce la vita di ciascuno. Nei luoghi più aridi del mondo, potrebbe essere l'unica acqua che le persone hanno. Quasi tutta l'acqua dolce liquida del mondo è sotterranea, supporta l'approvvigionamento di acqua potabile, gli usi civili e sanitari, l'agricoltura, l'industria e gli ecosistemi.

 

In molti luoghi, le attività umane sovrautilizzano e inquinano le acque sotterranee. Inoltre, le acque sotterranee svolgeranno un ruolo fondamentale nell'adattamento ai cambiamenti climatici e tutti devono lavorare insieme per gestire in modo sostenibile questa preziosa risorsa. Il mondo agricolo italiano è pronto a fare la sua parte e ha già messo a disposizione delle autorità di Governo un proprio progetto.

 

Acqua del sottosuolo per l'irrigazione in Italia

Nell'annata agraria 2009-2010, secondo i dati Istat del 6° Censimento dell'Agricoltura, il volume di acqua irrigua utilizzata dall'agricoltura italiana è stato pari a 11.618 milioni di metri cubi. Il fenomeno interessa nel complesso 708.449 aziende che irrigano quasi 2,5 milioni di ettari. Di questa acqua oltre il 25% proviene direttamente da fonti sotterranee presenti in azienda o nelle vicinanze.

 

Un dato che dice due cose: le imprese agricole hanno interesse diretto a non sovrasfruttare e a tutelare la bontà delle acque sotterranee, elemento testimoniato anche dal maggiore razionamento per ettaro nell'utilizzo di questa specifica risorsa. Infatti, sempre secondo i dati del 6° Censimento dell'Agricoltura, mediamente si raggiungono bassi valori di intensità di utilizzo per l'acqua sotterranea, con circa 3.500 metri cubi per ettaro irrigato, mentre per quelle superficiali tali valori sono nettamente superiori, con 4.300 metri cubi circa utilizzati nel caso di fonti interne all'azienda e circa 5mila per quelle esterne.

 

L'approvvigionamento da acque sotterranee all'interno o nelle vicinanze dell'azienda è superiore nelle aziende con un'esigua dimensione irrigua, infatti nelle aziende con superficie irrigata inferiore all'ettaro il 38,3% dell'acqua proviene da pozzo, questo dato diminuisce con l'aumentare delle dimensioni fino ad arrivare ad un 8,5% nelle aziende con 50 o più ettari irrigati. Il ricorso ad acqua proveniente da acquedotti e consorzi di irrigazione e bonifica o altro ente irriguo, indipendentemente dal tipo di consegna, aumenta all'aumentare della dimensione irrigua delle aziende: esso va dal 43,7% nelle aziende con superficie irrigata inferiore all'ettaro, al 50,7% nelle aziende con tale superficie compresa tra i 5 ed i 10 ettari, fino a raggiungere il 70,8% nelle aziende con superficie irrigata uguale o superiore ai 50 ettari.

 

Irrigare di più utilizzando più invasi

Ma per tutelare ancora di più le acque sotterranee occorre potenziare e favorire il razionale sfruttamento delle fonti superficiali, sempre compatibilmente con le possibilità di reale attingimento, oggi interessate anche dal mutato assetto normativo dato dall'entrata in vigore del Deflusso Ecologico.

 

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L'esposizione al cambiamento climatico, con il venir meno delle regolarità stagionali spinge per tanto, anche per tutelare la risorsa sotterranea, a rafforzare la raccolta di acque in superficie da destinare anche a fini irrigui. E diventa ancora più importante fare un bilancio delle risorse idriche del nostro Paese ed elaborare delle strategie efficaci per tutelarle. A cento anni dallo storico Congresso di San Donà di Piave, che nel 1922 diede avvio alla bonifica moderna in Italia, nella sede di Anbi - che associa i consorzi di bonifica e irrigazione - a Roma si è recentemente tenuto un incontro titolato "Focus emergenza climatica: il paradosso Italia", durante il quale sono stati esposti i dati dell'Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

Numeri che fotografano una situazione allarmante: il cambiamento climatico sta già producendo 1 miliardo di euro all'anno di danni alla produzione agricola, mentre l'89% dell'acqua piovana si disperde nel mare e solo l'11% viene trattenuto negli invasi. Di conseguenza, su una porzione sempre maggiore del territorio italiano incombe il rischio di desertificazione.

 

Vincenzi: "Serve il Piano Invasi"

"Siamo consapevoli che i cambiamenti climatici non rallentano - ha dichiarato il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi -. Nel nostro Paese, e in particolare nel Nord dove non ci eravamo abituati, stiamo vivendo una delle annate più siccitose degli ultimi decenni".

 

Vincenzi ha ricordato che "nel 1922 un gruppo di grandi pensatori elaborò delle idee innovative per il territorio e la sua protezione. Anche oggi siamo chiamati a trovare delle risposte concrete. Come mondo dei consorzi di bonifica abbiamo cercato di lanciare un Piano degli Invasi che ci permetta di destinare delle risorse per un periodo decennale per costruire una rete di piccoli e medi invasi ad uso multifunzionale su tutto il territorio. È inoltre fondamentale diminuire l'uso della risorsa, aumentare le superfici irrigue, lavorare sulle tecnologie per ridurre gli sprechi e sviluppare rapidamente le fonti di energia rinnovabili".

 

Ha partecipato alla conferenza anche la sottosegretaria per il Sud e la Coesione Territoriale, Dalila Nesci, che ha parlato dell'occasione storica offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per intervenire positivamente sulla risorsa idrica. "Complessivamente stanzieremo 2 miliardi di euro per potenziare l'approvvigionamento idrico, il monitoraggio e la riduzione delle perdite con le nuove tecnologie - ha dichiarato Nesci - nel Sud Italia e nelle aree interne c'è poi un problema legato alla mancanza di infrastrutture, che dobbiamo affrontare. C'è bisogno di uno sprint. Le partecipate di Stato devono essere messe al servizio degli enti locali per supportarli nella realizzazione di nuove infrastrutture. Le nostre esigenze cambiano nel tempo, ma il bisogno d'acqua è universale e perenne, dobbiamo impegnarci tutti per proteggerla", ha concluso la sottosegretaria.