L'ultima emergenza si chiama Afghanistan. Siccità, scarsità di semi, difficoltà nella gestione dell'agricoltura per le difficoltà che non sono soltanto legate ai cambiamenti climatici, alla larghissima diffusione dell'oppio, alla mancanza di elementi basilari per coltivare, ma sono legate - anche se ci si guarda bene dal dirlo ufficialmente al G20 - ad un cambio di rotta al Governo con il ritorno dei talebani.

Emerge prepotentemente il nodo della food security, come ampiamente previsto dall'Accademia dei Georgofili nel corso degli incontri organizzati nella settimana precedente al summit istituzionale di Firenze con i venti Paesi più industrializzati del mondo.
L'Italia gioca un ruolo da protagonista. Non soltanto perché ha la presidenza di turno, ma anche per l'efficacia nel rilanciare la collaborazione internazionale in una fase complessa come quella che vede tuttora una pandemia in corso.
A margine dei lavori del G20 di Firenze, è il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, a dichiararlo alla stampa. "Quella italiana è stata una presidenza di successo anche in momenti molto difficili - sostiene il direttore generale della Fao - e mi preme sottolineare quanto il multilateralismo sia fondamentale per gestire le cose in maniera dinamica e sostenibile".
Proprio sulla food security, la sicurezza alimentare per chi il cibo non ce l'ha (e sono 800 milioni su 7,5 miliardi di persone sulla Terra), il Governo italiano ha promosso lo scorso giugno insieme alla Fao una "food coalition", uno strumento di partenariato fra soggetti non statali per affrontare in modo unitario le sfide agricole e alimentari, anche in relazione all'emergenza pandemica, che ha decisamente complicato gli scenari dell'alimentazione.
Proprio dall'Italia è arrivato il sostegno alla food coalition con 10 milioni di euro e all'appello di collaborazione si sono uniti altri 34 Paesi.
Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, al timone di questo vertice sull'agricoltura, ricorda che "con il G20 di Firenze si completa la fase della prima call for proposals aperta nel giugno scorso: sono contento che diverse realtà italiane abbiano già formulato proposte di lavoro che puntano a sviluppare questo percorso e sono convinto che altre avanzeranno idee utili".
La missione del prossimo biennio sarà potenziare l'alleanza fra Paesi e il multilateralismo come metodo congiunto ed efficace di intervento.

"L'emergenza sanitaria ha aggravato la situazione alimentare nel mondo" prosegue Patuanelli. "Lo stesso vicedirettore della Fao, Maurizio Martina, ce lo ha ricordato in diverse occasioni, e per questo è necessario agire tempestivamente. Non c'è tempo da perdere. Bisogna agire in fretta e mettere in campo tutte le azioni di cooperazione internazionale per i sistemi alimentari, per renderli più giusti e più sostenibili. Dobbiamo produrre di più, garantire il reddito agli agricoltori, permettere l'accesso al cibo e, allo stesso tempo, adoperarci per inquinare meno per garantire la sopravvivenza dell'uomo. Abbiamo sempre meno terre da poter coltivare e sempre più persone da sfamare. È logico che si tratti di una contraddizione, un paradosso da superare".
Come? "Attraverso l'innovazione e la tecnologia", chiosa il ministro Patuanelli.
L'emergenza della pandemia, della food security e del climate change impone che i sistemi agroalimentari si evolvano. Lo mette in chiaro il direttore generale della Fao, Qu Dongyu: "È necessario trasformare i sistemi agroalimentari per aiutare gli agricoltori, i consumatori, proteggere l'ambiente, promuovere l'agricoltura sostenibile. Dobbiamo impegnarci per migliorare la vita delle persone, dei giovani e delle future generazioni, nel rispetto del Pianeta".