Il panorama è di quelli che lasciano a bocca aperta e se si alzano gli occhi al cielo si vedono le montagne.

Siamo in Trentino, per la precisione nella Valle dei Laghi, "nell'area compresa fra il monte Bondone e il lago di Garda, ma che spazia anche in Valle di Cavedine fra i 350 ed i 600 metri Slm, a Stenico e nel Bleggio, fino ad arrivare ai 700 metri Slm. Anche se il vigneto più alto si trova a circa 800 metri sotto la Paganella".

Così Carlo De Biasi, direttore della Cantina Toblino, descrive il territorio in cui si estendono gli 880 ettari vitati: un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove ricerca e innovazione viticola ed enologica da sempre vanno di pari passo.


Ricerca e innovazione viticola ed enologica da sempre vanno di pari passo
(Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie)

Quali sono le origini della Cantina Toblino?
"Intorno agli anni Sessanta nella Valle dei Laghi la coltivazione di gran lunga più importante era la coltivazione dell'uva Schiava da tavola. Un commercio fiorente piombato improvvisamente in crisi con la produzione del Sud che ormai arrivava ovunque con i trasporti veloci. L'economia - ricorda De Biasi - si sosteneva ormai solo con mele, pere, prugne e pesche. In compenso con il miglior tenore di vita degli italiani stava mutando la produzione di vino, con la richiesta che si spostava dai bottiglioni e dalle damigiane a vini in bottiglia e richiedeva quindi una diversa organizzazione aziendale. In questo contesto economico, nel 1960 nacque Cantina Toblino".

Non solo. Quest'ultima, a differenza di altre cantine sociali, non si occupa solamente della trasformazione del vino, si dedica anche alla produzione. E' qui infatti che, accanto ai circa 600 soci viticoltori che ogni anno conferiscono le loro uve, entra in gioco l'azienda agricola Toblino Srl con i suoi 40 ettari certificati bio dal 2012.

"La funzione dell'azienda agricola è duplice: da un lato prettamente produttiva dai cui vigneti nascono vini specifici e dall'altro didattica. L'azienda agricola diventa infatti il luogo dove fare sperimentazione, innovazione, un laboratorio per i soci viticoltori con lo scopo di diffondere conoscenze e formazione. Crediamo fortemente che la crescita professionale dei nostri viticoltori sia fondamentale per il futuro della nostra cantina e crediamo che l'azienda agricola sia uno strumento per dare credibilità e concretezza al supporto che quotidianamente i nostri agronomi Nicola Caveden e Giuliano Cattoni danno ai nostri viticoltori".

Carlo De Biasi, direttore della Cantina Toblino
Carlo De Biasi, direttore della Cantina Toblino
(Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie)

 

Quali sono le tre parole chiave per la Cantina Toblino?
"Manualità, vento, pazienza. Manualità perché la viticoltura di montagna si connota per essere sviluppata in piccoli appezzamenti, spesso terrazzati o in pendenza dove l'opera dell'uomo si svolge solo ed esclusivamente a mano, dalla potatura, alla gestione a verde fino alla vendemmia. Vento perché - continua Carlo De Biasi - è l'elemento che caratterizza questa valle: il vento freddo che la mattina scende dalle Dolomiti di Brenta in direzione lago di Garda ed il vento che nella tarda mattinata sale dal lago verso Nord (l'Ora del Garda) che crea condizioni favorevoli per lo sviluppo e la diffusione della viticoltura biologica. La pazienza, che è la dote degli uomini di montagna che in vigna sanno aspettare i tempi della natura senza forzature e che in cantina sanno aspettare la maturazione dei vini senza rincorrere affannosamente i tempi dei mercati. La pazienza è il vero e fascinoso segreto del vino che meglio rappresenta la produzione di questa valle: il Vino Santo Trentino".

Ma anche la sostenibilità è una parola cara alla Cantina Toblino: essendo situata all'interno di una riserva naturale provinciale, da sempre punta all'armonia e al dialogo tra i soci viticoltori e i rispettivi vigneti, nel rispetto dell'equilibrio e delle leggi della natura.

Cantina Toblino è situata all'interno di una riserva naturale provinciale
Cantina Toblino è situata all'interno di una riserva naturale provinciale
(Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie)

Come si fa a far capire l'importanza della natura e del biologico ai soci viticoltori?
"Cantina Toblino si colloca all'interno di un contesto naturalistico di eccezione. Da un lato la riserva naturalistica biotopo del lago di Toblino e dall'altro la valle con altre riserve come le Marocche di Dro ed i laghi. In questo contesto nasce per volere della Cantina Toblino anche il Biodistretto della Valle dei Laghi, strumento per la diffusione dei concetti legati al rispetto ed alla tutela dell'ambiente, per produzioni agricole sostenibili, per creare e consolidare il rapporto fra agricoltura, territorio, turismo e residenti, un rapporto che spesso è fragile e difficile".

Come ricorda Carlo, in totale oggi sono circa 200 gli ettari di vigneto in biologico, dei quali 40 sono gestiti direttamente dall'azienda agricola Toblino. "Abbiamo costruito da anni una torre di miscelazione ben integrata nel contesto rurale, che serve per la preparazione delle miscele di agrofarmaci da distribuire nei vigneti della azienda agricola Toblino". Agrofarmaci biologici che sono consentiti nel bio.

La struttura in cui vengono preparate le miscele di agrofarmaci
La struttura in cui vengono preparate le miscele di agrofarmaci
(Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie)

Sempre più soci comunque stanno iniziando a percorrere la strada del bio, anche a fronte del maggior interesse del consumatore.

"Contiamo di progredire nel tempo, senza fretta come nostro costume, ma con passi ben assestati. I nostri viticoltori che stanno intraprendendo questo percorso - afferma il direttore - lo stanno facendo con la convinzione che questa sia la strada giusta per il territorio".
"Ogni socio viticoltore che passa a regime biologico - puntualizza - lo fa con l'intera azienda, per il resto aderiamo da anni alla certificazione Sqnpi che è la base della nostra produzione. In sintesi stiamo portando avanti un modello viticolo evoluto, attento alla qualità del prodotto, alla valorizzazione del territorio e nel contempo rispettoso dell'ambiente".

Sono numerose le avversità a cui può andare incontro la vite. Quali sono i rimedi che i soci devono adottare?
"Il vento che soffia quotidianamente in valle dà sicuramente una mano importante ai viticoltori creando condizioni sfavorevoli allo sviluppo di botrite e peronospora. Abbiamo impostato una difesa nel rispetto del Disciplinare di produzione integrata della provincia autonoma di Trento, cercando di tenere come base la strategia di copertura rame e zolfo. Per la difesa da tignole da anni è attiva in tutti i vigneti del Trentino la confusione sessuale, mentre stiamo sperimentando la confusione per il controllo del Planococcus sp. Negli ultimi anni la diffusione di Drosophila suzukii ha destato più di qualche preoccupazione, quest'anno Nicola Caveden e Giuliano Cattoni hanno portato avanti con i nostri soci una strategia basata sull'utilizzo di zeolite e bicarbonato che ha dato risultati incoraggianti".

Da sempre la Cantina Toblino supporta i viticoltori con una serie di comunicazioni differenziate per zone e per tipologia di difesa, "un lavoro capillare ed attento per effettuare trattamenti solo quando e se necessario".
 

Nosiola, la regina del Trentino

Per una parte i vigneti della Valle dei Laghi sono allevati a spalliera Guyot, ma soprattutto per alcune varietà autoctone (Nosiola e Schiava) rimane la pergola trentina. Le varietà maggiormente coltivate sono lo Chardonnay, il Müller Thurgau, il Pinot grigio, il Sauvignon e naturalmente la Nosiola, "unico vero vitigno bianco autoctono trentino, un vitigno da valorizzare, vera identità trentina".

Le varietà maggiormente coltivate sono lo Chardonnay, il Müller Thurgau, il Pinot grigio, il Sauvignon e la Nosiola
Le varietà maggiormente coltivate sono lo Chardonnay, il Müller Thurgau, il Pinot grigio, il Sauvignon e la Nosiola
(Fonte foto: Cantina Toblino)

Quali sono le caratteristiche di questo vitigno?
"Varietà tipicamente trentina, di probabile antica presenza, non trova spazio nelle citazioni storiche fino al 1825 quando l'ampelografo mantovano Giuseppe Acerbi cita la Nosiola coltivata 'nei contorni di Trento'. Il nome Nosiola potrebbe trarre origine da una classificazione anticamente diffusa nei paesi di lingua tedesca che indicavano questo tipo di uve come 'nostrales'. Il nome Nosiola potrebbe derivare dal celtico 'Nos' (Morelli 2003) che significa nostro. Più prosaicamente Giuseppe Acerbi suggeriva l'origine del nome dal colore dei tralci e dal sapore del vino che richiamano la nocciola. L'acino è medio, sferoidale, con ombelico persistente, buccia pruinosa, di colore verde-giallastro, un po' sottile ma consistente, la polpa è succosa di sapore neutro, leggermente astringente".

"L'epoca di germogliamento - spiega De Biasi - è precoce. Media l'epoca della fioritura e dell'invaiatura, la maturazione è medio-tardiva (fine settembre). Il portamento della vegetazione è eretto, di media vigoria".

In Trentino la zona destinata alla sua produzione, in gran parte legata a piccoli appezzamenti, è la Valle dei Laghi, che è "il cuore dell'area di coltivazione". "L'ambiente migliore di coltivazione è quello collinare, asciutto, soleggiato e ventilato. La zona coltivata occupa una fascia collinare che va da 300 a 500 metri Slm e la forma di allevamento prevalente è la pergola trentina semplice in ambienti luminosi e ventilati. I terreni migliori sono quelli sciolti su matrice di marna grigia con un buon scheletro".

Dalla Nosiola si ottengono due vini, uno completamente differente dall'altro. "Un Nosiola spensierato, bianco grazioso, amarognolo, gioviale e - dalla medesima varietà d'uve, opportunamente cernite, oculatamente accudite e vinificate - il Vino Santo, il 'Passito dei passiti', il vino della meditazione. Nessun altro vino al mondo - continua il direttore - viene prodotto con uve lasciate in appassimento naturale così a lungo. Dal mese di ottobre le uve rimangono in appassimento sulle arele per poi essere pigiate nel corso della settimana di Pasqua, dando il via alla vinificazione del Vino Santo Trentino Doc. Bisognerà però attendere almeno una decina di anni prima che il mosto abbia compiuto tutte le sue naturali, lentissime, trasformazioni".

Una vera produzione di nicchia, "un vino decisamente raro, unico, che quest'anno è stato definito il vino dolce dell'anno dalla prestigiosa Guida dei vini del Gambero Rosso".

Per una parte i vigneti sono allevati a spalliera Guyot, ma soprattutto per alcune varietà autoctone rimane la pergola trentina
Per una parte i vigneti sono allevati a spalliera Guyot, ma soprattutto per alcune varietà autoctone rimane la pergola trentina
(Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie)

Ciascun socio deve seguire determinate regole anche per quanto riguarda la raccolta dell'uva?
"La fase di vendemmia è estremamente importante, sembra banale dirlo ma vini di qualità nascono da uve sane e mature su tralci maturi. Considerando la vastità del territorio e l'eterogeneità per origine di suoli, esposizioni ed altimetrie, considerando il buon numero di vitigni coltivati, in prossimità delle fasi finali della maturazione inizia un lavoro di monitoraggio costante dell'andamento delle maturazioni per far conferire ai nostri viticoltori le uve solo al giusto grado di maturazione. Un lavoro paziente e certosino che però diventa fondamentale per la qualità dei vini che si andranno a produrre".

La regola base della Cantina Toblino è quella di pagare i soci viticoltori che conferiscono l'uva e che hanno rispettato i trattamenti stabiliti a monte e di far invece pagare i viticoltori che non hanno rispettato le regole stabilite, ritirando comunque l'uva che hanno raccolto.
"Dopo tanti anni di lavoro tutti i soci rispettano le regole stabilite, è da ormai alcuni anni che tutte le uve conferite vengono certificate secondo il Sistema qualità nazionale produzione integrata, superando controlli burocratici (registro dei trattamenti) e soprattutto di campo con prelievi delle uve per verificare l'assenza di agrofarmaci non ammessi, controlli ripetuti anche sul conferito in cantina".

"Quest'anno - precisa Carlo - tutte le uve conferite sono state certificate secondo i dettami dell'Sqnpi. In generale le uve dei soci vanno tutte conferite e se non adeguate agli standard richiesti vengono penalizzate in funzione di quanto stabilito dal Regolamento di vendemmia annualmente deliberato dal Cda della Cantina Toblino".

Dando un po' di numeri, "quest'anno la vendemmia si è attestata su valori del 20% inferiori all'anno scorso, circa il 10% in meno della vendemmia media decennale. In sintesi abbiamo prodotto mediamente 90 quintali di uva ad ettaro, questo la dice lunga sull'impostazione qualitativa della nostra cantina".

I soci viticoltori della Cantina Toblino sono circa 600
I soci viticoltori della Cantina Toblino sono circa 600
(Fonte foto: Cantina Toblino)
 

Produzione, trasformazione e…

Accanto alla produzione diretta e alla trasformazione in vino delle uve conferite dai soci viticoltori, Cantina Toblino sostiene numerosi progetti viticoli all'avanguardia.

"Stiamo collaborando con centri di ricerca ed istituti per fare dell'innovazione a beneficio della crescita professionale dei nostri soci viticoltori. Siamo stati azienda pilota per verificare la possibile integrazione fra protocolli di sostenibilità Viva e la certificazione Sqnpi. Stiamo sperimentando attrezzature innovative per la gestione della parete vegetale e - ricorda Carlo - abbiamo partecipato ad un bando internazionale per lo sviluppo di un prototipo innovativo per la distribuzione degli agrofarmaci, progetto che nasce nell'ambito dei contatti e dei rapporti in ambito associazione Lien de la Vigne".

A tal proposito è opportuno ricordare che Carlo De Biasi è vicepresidente di Lien de la Vigne, l'associazione fondata nel 1992 come organizzazione indipendente da interessi pubblici o privati, che negli anni e tuttora si impegna a investigare e supportare l'evoluzione tecnologica nel settore del vino.

"Per molti anni ho avuto l'opportunità e la fortuna di lavorare in regioni vitivinicole italiane ed internazionali diverse, potendo così incontrare territori, climi, vitigni, vini e soprattutto persone e culture diverse. Io ed i miei collaboratori - spiega Carlo - crediamo profondamente che questo tipo di approccio sia la base per la crescita professionale per ognuno di noi, confrontarsi apertamente con visioni diverse prendendo il buono e l'esperienza altrui per svolgere al meglio il proprio lavoro. Cerchiamo di mantenere sempre vivo il confronto, di stare aggiornati sulle novità, di assaggiare nuovi vini, di incontrare nuove persone perché la curiosità e la voglia di conoscere vanno quotidianamente alimentate. La partecipazione della Cantina Toblino nell'associazione internazionale, di cui mi onoro di essere il vicepresidente, permette esattamente questo: poterci confrontare, apprendere, rimanere aggiornati per poter trasferire ai nostri soci nuove conoscenze in quel percorso formativo indispensabile per la nostra crescita. Inoltre la partecipazione a partenariati internazionali consente lo sviluppo di progetti innovativi".

Carlo De Biasi è anche vicepresidente di Lien de la Vigne
Carlo De Biasi è anche vicepresidente di Lien de la Vigne
(Fonte foto: Cantina Toblino)

Qual è il mercato principale della Cantina Toblino?
"Il nostro vino imbottigliato viene venduto principalmente nel canale Horeca italiano, anche se non disdegniamo qualche bel ristorante a Londra o a Parigi".

Perché un viticoltore dovrebbe aderire alla Cantina Toblino?
"Essere soci viticoltori della Cantina Toblino vuol dire innanzitutto condividere e fare proprio un percorso di qualità, impegno in vigneto, professionalità e formazione. Vuol dire essere viticoltori attivi e propositivi, vuol dire avere passione, credere ed impegnarsi per valorizzare la Valle dei Laghi, essere rispettosi - conclude De Biasi - e salvaguardare il territorio, voler produrre vini identitari che raccontino della Valle dei Laghi".

 
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Cantina Toblino
Via Lónga, 1 - Fr. Sarche
38076 Mandruzzo (Tn)
Tel: 0461 564168 
E-mail: info@toblino.it

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