E assume i crismi dell’ufficialità la notizia circolata in questi giorni, circa il mancato completo aggiornamento del portale web ufficiale Emergenza Xylella, secondo il quale i nuovi casi di olivi infetti dall’inizio del monitoraggio 2018/2019 sarebbero 75. Infatti, il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone, ha parlato – secondo quanto riporta un comunicato stampa ufficiale del Consiglio regionale della Puglia - di ben 144 nuove piante infette, quindi 69 in più di quelle riportate fino ad oggi sul portale ufficiale. Sono stati ascoltati in audizione i sindaci dei comuni della Valle d‘Itria, i rappresentati degli enti locali, le associazioni professionali Confagricoltura, Coldiretti, Copagri, e dei vivai e dei frantoi.
Tutti gli intervenuti hanno lamentato sostanzialmente una mancanza di linee guida omogenee per la gestione dell’emergenza Xylella che ha portato, partendo dal Salento dove la prima segnalazione risale al febbraio 2013, ad un ampliamento progressivo dell’infezione fino ad arrivare in ultimo a toccare la Valle d’Itria.
Di qui una serie di richieste per una maggiore chiarezza - supportata da basi scientifiche - in ordine alla gestione del batterio, con un monitoraggio costante, un ricorso più sistematico all’eradicazione delle piante infette, eventualmente anche con ordinanza sindacale accompagnata da procedure di ristoro rapide. Invocate, tra l’altro, una legge speciale, la istituzione di una task force e di centri informativi nei territori interessati per favorire le indispensabili buone pratiche, dato che è stato lamentata la carenza di un’informazione istituzionale adeguata.
Nel dibattito si è anche accennato alla possibilità di abbattimento, laddove riscontrata l’infezione, degli ulivi secolari, per i quali allo stato attuale è prevista una deroga, con la eventuale previsione di un’autorità unica appositamente preposta. Indispensabile, quindi, una concertazione sistematica Puglia-Roma-Bruxelles che deve vedere il presidente della regione impegnato in prima battuta.
Particolarmente delicata è apparsa la situazione di frantoi che vede su 1360 impianti operativi in tutta la regione, 500 in zona infetta e 150 nella zona cuscinetto, con una produzione olearia pesantemente ridotta e il rischio chiusura alle porte.
L'intervento di Nardone, le nuove piante infette sono 144
Il dirigente del Dipartimento Agricoltura della regione Gianluca Nardone ha ricordato che a seguito di disposizioni comunitarie la demarcazione delle zone controllate è stata ampliata. Al fine di evitare che, a seguito di questo potessero rimanere delle aree scoperte, la regione Puglia ha proseguito il monitoraggio su tutti i territori interessati. “Per quanto riguarda i dati più recenti sono emerse complessivamente 144 piante infette di cui 9 monumentali. Nello scorso anno le piante infette sono state 3800 di cui 3100 abbattute" recita la nota che riprende il direttore Nardone.Secondo una nota di Coldiretti Puglia, dei 144 nuovi casi, ben 100 riguarderebbero la Piana degli olivi monumentali – i 15.245,85 ettari nei comuni di Fasano, Ostuni, Monopoli e Carovigno, dove sono censite 212mila e 355 piante plurisecolari di olivo a carattere monumentale.
Nardone ha ribadito che la regione applica le decisioni comunitarie. In merito agli ulivi monumentali ha precisato, sempre secondo la nota del Consiglio Regionale “che quelli infetti vanno abbattuti. Per quelli presenti nelle zone cuscinetto è possibile fare delle analisi ed eventualmente incappucciarli. Un’eventuale alternativa potrebbe essere, previa scelta politica, quella dell’innesto sull’albero per prendere tempo, fermo rimanendo che rimane sempre infetto”.
In merito alle risorse chieste dei Comuni il dirigente del Dipartimento Agricoltura ha fatto presente che la regione ha messo a disposizione per tutte le attività inerenti la gestione dell’infezione 7 milioni all’anno, attingendo dal bilancio autonomo e che c’è la possibilità di chiedere un rimborso all’Unione europea. Un grosso problema persiste per la carenza degli organici lamentata dai comuni: servono agronomi da utilizzare come ispettori fitosanitari. Sono state attivate delle procedure di mobilità che hanno dato, tuttavia, scarsi risultati.
Il dirigente regionale Giuseppe Tedeschi ha precisato che per l’eradicamento coatto vengono dati 20 giorni di tempo al proprietario, che può provvedere autonomamente con diritto al risarcimento. Diversamente provvede l’Arif. Fino ad ora sono stati pagati i ristori relativi al 2016, al 2017 e all’anno corrente.