Uno spettro si aggira tra le campagne del Mezzogiorno peninsulare: quello della siccità invernale e di una prossima estate all'asciutto.

Perché ormai i principali bacini idrici hanno riserve ridottissime e l'acqua va per legge riservata - a questo punto - all'approvvigionamento idropotabile: mentre in città come Bari l'acqua arriva già a costo di importanti turnazioni.
A tagliare le scorte anche l'irrigazione di soccorso, insolitamente necessari anche in questi primi giorni di novembre su foraggere e ortive.


Molise, a rischio la prossima stagione irrigua

E dal 6 novembre, in mancanza di precipitazioni significative – secondo una nota dell'azienda speciale Molise Acque recapitata proprio oggi ai prefetti di Isernia e Campobasso – anche le abitazioni dei cittadini di una delle regioni meridionali più ricche d'acqua finiranno per subire i turni, mediante una riduzione del flusso d'acqua.

Questo perché bacini idrici importanti, primo fra tutti il lago di Guardialfiera, formato dalla diga del Liscione che sbarra fiume Biferno, sono ormai con livelli al minimo. E in una tale situazione potrebbe essere compromessa anche la prossima stagione irrigua sui 20mila ettari serviti dagli impianti del lago di Guardialfiera, che hanno l'acqua in condominio con l'acquedotto civile.
Difficoltà già si segnalano per le ortive vernine e le foraggere.


Campania settentrionale, alti i costi di emungimento dei pozzi

In Campania settentrionale, nella bassa piana del fiume Volturno, non piove dal nubifragio di settembre, che interruppe un periodo secco iniziato fin dal mese di aprile. In questa zona - dove vivono centinaia di migliaia di animali, in prevalenza bufale da latte, si procede all'irrigazione delle foraggere, benché sia iniziato ormai novembre. E stesso dicasi per le ortive in pieno campo e serra.

Nelle aziende agricole non servite dal Consorzio di bonifica e irrigazione Volturno, il tutto si concreta in un importante aumento dei costi, legato all’utilizzo del gasolio da autotrazione per attingere acqua alla falda più profonda e pulita, localizzata tra i 20 ed i 25 metri di profondità, al di sotto della coltre basaltica dovuta alle antiche eruzioni di Vesuvio e Roccamonfina, e che custodisce una risorsa importante: il più grande acquifero sotterraneo del Sud Italia, secondo le stime del Dipartimento di Scienze geologiche dell'Università degli Studi Federico II di Napoli.

E non va meglio nelle zone di pertinenza del Consorzio di bonifica del Volturno – circa 7.000 ettari, che non effettua servizio irriguo dopo il 15 settembre, perché non previsto.

Nel basso Volturno l’acqua sotterranea – ancora abbondante - viene dalle montagne del gruppo dei Tifatini e del Monte Maggiore, un blocco calcareo e poroso che per infiltrazione consente all'acqua piovana di finire dentro il grande serbatoio di tufo che si estende dalle pendici dei monti fino al mar Tirreno.

Nelle zone più vicine al mare però, l’incremento della domanda di acqua da irrigazione mediante pozzi, rischia di incrementare il fenomeno dell'intromissione del cuneo salino, aggravata dalla assoluta mancanza di opere irrigue per il riutilizzo dell'acqua di risorgiva, che viene scaricata a mare, con il doppio danno di sottrarre risorsa irrigua e alimentare l’emungimento dei pozzi, favorendo l’avanzata sotterranea di acqua dal Tirreno.


Puglia, la provincia di Foggia a secco

Ma se nella pianura con la riserva d’acqua più grande del Sud le cose vanno ancora bene, le preoccupazioni per la siccità invernale si fanno più forti in Puglia dove l'invaso di Occhitto sul fiume Fortore, il più grande tra quelli gestiti dal Consorzio di bonifica e irrigazione della Capitanata, a fronte di una capacità utilizzabile potenziale di 250 milioni di metri cubi d'acqua, ha riserve ad oggi – 3 novembre 2017 – per poco più di 57 milioni di metri cubi, quando esattamente un anno fa erano 143,2 milioni.


Basilicata, sempre meno acqua

Più a sud, in Basilicata, l’invaso più grande gestito dall'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione in Puglia, Lucania e Irpinia è quello di Monte Cotugno: quasi 500 milioni di metri cubi di capacità, secondo il bollettino di ieri, 2 novembre 2017, ha in tutto 67, 4 milioni di risorsa, a fronte dei 186,2 milioni di metri cubi pure disponibili il 2 novembre 2016.

La situazione non è molto diversa anche negli altri 9 bacini gestiti dall’Eipli. E sono dati che parlano di una siccità che ormai abbraccia più di un intero anno a cavallo tra lo scorso autunno e quello presente.


Puglia, Campania e l'acqua del Sele

Intanto, la Regione Puglia lamenta una riduzione di portata idrica dalle sorgenti del fiume Sele, poste in Campania, molto importanti - il 33% - tali da indurre la riduzione delle portate negli acquedotti di numerose città pugliesi, a cominciare da Bari.

Si tratta di un vero campanello d’allarme indiretto per tutti gli enti irrigui posti lungo l’asta del fiume Sele in Campania e per i Consorzi di bonifica pugliesi che acquistano acqua da Acquedotto pugliese.


Calabria, resta all'asciutto l'Alto Ionio Reggino

E in Calabria, manco a dirlo, solo le ultime piogge hanno rianimato gli invasi della Sila, ormai allo stremo da settembre.
Mentre – ancora in Calabria altri 800 ettari irrigui sono rimasti senza acqua nel comprensorio gestito dal Consorzio di bonifica dell'Alto Ionio Reggino, in provincia di Reggio Calabria.