Per chi pensasse che la discussione sui cibi prodotti in fabbrica si fosse fermata alla farina di grilli o alla carne detta impropriamente sintetica, sarà bene ricredersi. Un nuovo fronte si è infatti aperto su un altro prodotto che normalmente deriva dalla filiera zootecnica del latte, cioè il burro. Questa volta lui sì, "sintetico".


Su il Foglio, quotidiano con versione anche online, è stato infatti pubblicato un articolo a firma Enrico Bucci che riassume la nuova proposta alimentare. Questa deriverebbe dalla startup statunitense Savor, la quale sarebbe partita da semplici fonti di carbonio per realizzare questa materia grassa simil-burrosa tramite vie esclusivamente chimiche.

 

Savor parte infatti dall'anidride carbonica sfruttando il processo Fischer-Tropsch, dopodiché aggiunge acqua e un emulsionante, mentre il colore deriva da un pizzico di beta carotene, precursore giallastro della vitamina A. Infine, un po' di olio di rosmarino ha il compito di conferire qualche aroma a una matrice che, altrimenti, saprebbe forse di poco rispetto all'originale ricavato dal latte vaccino. Specie se d'alpeggio.


Chi fosse interessato ad approfondire il tema, però, è bene legga direttamente l'articolo originale, al fine di comprendere tutti i pro e tutti i contro del "burro sintetico". A seguire si è invece deciso di dare spazio a ciò che l'articolo stesso ha generato in termini di commenti nella pagina Facebook del quotidiano diretto da Claudio Cerasa. Ciò perché, come già ravvisato in altre occasioni, gli articoli a sfondo scientifico generano sempre una ridda di commenti che meritano analisi socio-antropologiche interessanti. Specialmente in ambito agroalimentare.


Nei confronti dell'articolo di Enrico Bucci si sono infatti palesate incursioni di molte persone laqualunque, incursioni ampiamente prevedibili da parte di chi abbia una predisposizione tendente asintoticamente a zero verso le possibili innovazioni tecnologiche che guardano al cibo. Commenti già visti per le carni coltivate, appunto, o per la farina di insetti.

 

I commenti all'articolo sul burro "sintetico"

"Anche no", interviene sdegnata una certa Antonella, mentre altri commenti dimostrano quanta confusione ci sia fra il nuovo tipo di "burro sintetico" e la margarina vegetale consumata da decenni. Nel tempo si innescano anche le usuali botte e risposte fra commentatori che si danno reciprocamente dell'ignorante e dell'analfabeta. Prosperano poi gli utenti che esortano i redattori de il Foglio a mangiarsi loro il nuovo prodotto, dimenticando che nessuno obbliga nessuno a mangiare alcunché.

 

La libertà è infatti quella strana facoltà che permette agli altri di fare cose lecite anche se a noi quelle cose non piacciono. E non basta che a noi non piacciano per considerarle illecite e come tali proibirle a prescindere: in tal caso si chiama inquisizione e oscurantismo o, più banalmente, ignoranza sul concetto stesso di libertà.


Nonostante ciò c'è anche l'utente che esorta, non si sa bene chi, ad andare ad espellere un po' di quella sostanza organica ricca di scatoli che di norma resta al termine dei processi digestivi. Il soggetto fa il paio con Vincenzo che domanda alla redazione del giornale se quando pubblicano queste notizie è perché gli arrivano i soldi dall'Unione Europea. Del resto, un po' di complottismo dietrologico anti europeo non poteva fare sentire la sua mancanza a lungo. Vincenzo trova poi facilmente spalla in tal Massimo che considera l'articolo di Bucci una "brutta fine" fatta da il Foglio. Come se un articolo scientifico fosse prova di aver fatto una brutta fine. Dimostrazione di come la scienza sia ormai vista come una oscura nemica scollata dalla gente comune, quella che forse avrebbe tratto enormi benefici dalla decuplicazione delle ore di scienze a scuola. 


Proseguendo, una certa Paola riempie il suo commento con svariate faccine che vomitano, trovando un'alleata in tal Mirella che chiosa "Mille modi per avvelenarci". Confermando come molti comuni cittadini siano ormai persuasi che chi produce cibo abbia come scopo l'eliminazione dell'Umanità, anziché la sua nutrizione. 


Tal Fonzie, forse nostalgico della serie Happy Days, usa invece l'emoticon della cacchina in un primo post, proseguendo poi con cenni a vaccini, carne sintetica, burro sintetico e tumori, sempre facendo riferimento alla sostanza organica di scarto precedentemente citata.

 

C'è anche chi, un certo Fabio, chiosa in chiave socio-economica: "Tranquilli che da questa sinto-schifezza i riccastri si terranno ben lontani". Dimostrando di non aver neanche letto l'articolo, poiché Enrico Bucci ha debitamente spiegato come siano proprio i costi elevati di produzione i maggiori limiti all'eventuale distribuzione di questo prodotto sintetico. Cioè, saranno proprio i ricchi che potranno eventualmente permetterselo. Esattamente come per la carne coltivata o per la farina di insetti.


L'approfondimento a sfondo economico viene proseguito da un utente dal nome palesemente inventato che scomoda persino Thomas Malthus (13 febbraio 1766 –29 dicembre 1834), esortando a "... finirla con la roba sintetica o artificiale o modificata geneticamente! Sempre nell'interesse (economico) di pochissimi e con la puzza di malthusianesimo sempre presente".

 

Giusto per riassumere il pensiero di Malthus, l'economista inglese sosteneva come l'incremento demografico, di tipo geometrico, avrebbe presto messo in crisi l'aumento delle produzioni agricole, di tipo aritmetico. Quindi fame. Si sbagliava Malthus, ovviamente, poiché le tecnologie agrarie giunte nei secoli successivi (genetica, chimica e meccanizzazione), sconosciute ai tempi di Malthus, hanno permesso invece di moltiplicare la produzione di cibo scongiurando la paventata carestia globale. Oggi altre tecnologie si affacciano al mondo: bocciarle a prescindere non è davvero cosa saggia.


Dopo la digressione degli aspiranti economisti, ne giunge perfino una sul piano divino, con Francesco che tuona "Possa il Signore aggredirvi male". Come disse Massimo Troisi nel film Non ci resta che piangere: "Mò me lo segno…".


Chi invece apprezza la nuova ipotesi "burrosa" riceve sberleffi d'ogni genere, come quelli di tal Pio che chiosa con sicurezza "devi aver fatto indigestione di cavallette perciò straparli". A conferma del cross-bridging che si è immediatamente realizzato fra il burro sintetico e la farina di insetti. Prevedibili anche gli sfottò al "professore", perfettamente in linea con l'orrida tendenza a vantarsi della propria ignoranza quasi fosse un baluardo contro la competenza di chi invece sa di cosa parla. Per esempio, un certo Federico si chiede cosa mangino tutti i giorni i "professoroni". Semplicemente, mangiano. Come tutti e forse un po' meglio di alcuni. E si spera senza farsi tante paranoie ossessive come accade invece in parte della popolazione parlando di cibo.


Infine, la pagina vede anche la presenza di esponenti storici della politica nazionale come Marco Rizzo, militante di Democrazia Sovrana Popolare, il quale invita in modo sarcastico a riprodursi senza fare ricorso alle ben note pratiche copulative naturali. Ovviamente, lo fa usando terminologie molto più concise e nazional-popolari. Il commento pare però sia comunque piaciuto, ricevendo decine di like. Va da sé che è stata debitamente salvata la cattura a schermo del commento, in caso di smentite o contestazioni.

 

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Conclusioni

Può destare perplessità che fra tutti gli alimenti potenzialmente riproducibili per via industriale qualcuno abbia scelto proprio il burro: un grasso il cui consumo è sempre consigliabile sia moderato, esattamente come qualsiasi altro tipo di materia ad alta percentuale di lipidi saturi. Certo, potrebbe competere con oli come quello di palma o di cocco, come ipotizzato da Enrico Bucci, a patto ovviamente di raggiungere costi di produzione comparabili. In tal caso, gli ambientalisti dovrebbero esultare.


Difficile invece pensare che il prodotto inventato da Savor possa spiazzare il burro vero dalle cucine poiché, così come avviene per la carne coltivata, appare ancora ampio il gap qualitativo e di prezzo fra prodotti originali e surrogati. Motivo per il quale si invita anche il fronte zootecnico nostrano a non partire subito lancia in resta come fatto contro le farine di grillo e le carni coltivate stesse: difficilmente queste ultime potranno mai essere viste come competitor significativi sui mercati. E lo stesso destino pare aleggi anche sul "burro sintetico", il quale resta quindi al momento una mera curiosità dalle potenzialità al momento imperscrutabili, sia per quanto riguarda gli eventuali pro, sia per gli eventuali contro.


In attesa di sviluppi, si consiglia quindi di rilassarsi con una bella fetta di pane, burro e acciughe. E che l'analfabetismo funzionale così diffuso sui social vada pure a farsi benedire.