Uno degli scarti forse più sottovalutato è il cosiddetto 'pastazzo'. L'insieme cioè di bucce, polpa e semi che residuano dalla spremitura delle arance e di altri agrumi. Una quantità enorme di sostanza organica che per l'industria è un rifiuto, ma che in realtà nasconde un grande potenziale. A Seeds&Chips i ricercatori del Crea di Acireale e dell'Università degli studi di Catania hanno presentato le loro ricerche durante un evento moderato da AgroNotizie.
Alessandra Gentile, prorettrice alla ricerca dell'Università degli studi di Catania, ha spiegato come sia possibile estrarre dal pastazzo una farina da utilizzare per la preparazione di dolci come le brioche. Una farina che grazie alla sua capacità di assorbire acqua permette all'industria dolciaria di ridurre l'uso di margarina, un ingrediente non tra i più sani.
Flora Romeo, del Crea di Acireale, ha invece spiegato come sia possibile estrarre dal pastazzo degli elementi nutraceutici utilissimi alla nostra salute. Si tratta di molecole bioattive ricercate dall'industria farmaceutica perché in grado di combattere o prevenire malattie come la retinopatia, alcuni tipi di tumore, l'obesità e il diabete.
Sempre dal Crea di Acireale arriva invece una innovazione che permette di allungare la vita dei succhi di frutta freschi, come quello di arancia, evitando la pastorizzazione a caldo. Oggi infatti per potersi conservare i succhi vengono riscaldati per uccidere i microrganismi. Ma durante questo processo il prodotto perde parte delle sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali. "Utilizzando invece un impianto con Co2 in fase supercritica è possibile pastorizzare il succo senza comprometterne le caratteristiche", spiega Nicolina Timpanaro, ricercatrice del Crea.
"Il Crea vuole contaminarsi con le esperienze dei giovani innovatori venuti a Seeds&Chips e cerca di sviluppare con loro le idee del futuro", spiega Salvatore Parlato, commissario del Crea.
"Quello che vogliamo fare insieme ai nostri partner è portare nelle campagne e nel sistema agroalimentare il meglio dell'innovazione che i nostri ricercatori sono in grado di produrre".
L'innovazione del Crea non guarda solo al presente, ma anche al futuro. Come reagiranno le piante che oggi coltiviamo alle condizioni ambientali del 2050? Di questo ha parlato a Seeds&Chips Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale. I ricercatori hanno ricreato in pieno campo le condizioni che avremo sulla Terra tra trent'anni, quando la concentrazione di Co2 sarà arrivata a quota 550 ppm invece dei 400 di oggi. In quelle condizioni il frumento cresce più abbondante, ma ha una percentuale di proteine minore. E le proteine sono fondamentali per il mantenimento della cottura della pasta. Niente spaghetti al dente dunque, a meno che la ricerca non selezioni delle piante in grado di adattarsi al clima del futuro.