Analizzando la situazione per i tre continenti di riferimento, America, Europa e Asia, dove si concentrano la grande maggioranza dei più importanti paesi consumatori di vino, vediamo una situazione abbastanza eterogenea. In America due mercati in forte crescita di consumo come Canada e Messico non presentano alcun tipo di dazio su alcun tipologia di prodotto vitivinicolo; gli Stati Uniti impongono un dazio medio dell’1% sul vino imbottigliato e del 4% sia sull’import di spumante che sugli sfusi, mentre il Brasile è il paese più oppressivo a fiscale, con il 20% sul vino imbottigliato e il 27% su sfusi e spumanti.
Passando all’Europa, troviamo naturalmente quei mercati principali che non fanno parte dell’Unione Europea. Troviamo il mercato svizzero, con un 7% sull’imbottigliato, 18% sull’imbottigliato e 25% sullo sfuso. Sul mercato scandinavo la Norvegia non presenta dazi, mentre a est mercati importanti sono la Russia e l’Ucraina. Il mercato russo prevede un 16% su tutte e tre le tipologie di prodotto, mentre l’Ucraina ha un imposto differente per ognuna delle tipologie: 10% per l’imbottigliato, 38% per lo spumante e 25% per lo sfuso.
Spostandoci infine verso l’Asia, notiamo che tre paesi con un potenziale importante dal punto di vista dei consumi come Singapore, Hong Kong e Corea del Sud non presentino dazi. A Taiwan i dazi sono del 10% per imbottigliato e sfuso e del 20% per gli spumanti. Il mercato potenzialmente più interessante, la Cina, ha un 14% di imposte su imbottigliato e spumanti, mentre per lo sfuso l’asticella si alza al 20%.
Percentuali eterogenee anche in Giappone, con un 15% sul vino imbottigliato, un 31% sugli spumanti e un 19% sui vini sfusi. L’analisi si chiude con la Malesia, che di tutti i mercati presi in questione, è quello che l’imposizione fiscale più elevata. Qui infatti per il vino imbottigliato il dazio è del 29%, per lo sfuso sale al 46% e infine per lo spumante tocca la punta più elevata del 90%.