I dazi sono l’unico vero ostacolo a una crescita sempre più forte dell’export di vino made in Italy nei paesi a forte concentrazione di import. Tuttavia ci sono differenze in base ad ogni paese e alle tipologie di prodotto commercializzato. Una ricerca di Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma sui mercati internazionali del vino, stando ai dati del 2014, ha analizzato la situazione dei dazi in alcuni dei paesi a forte consumo di vino, in particolare quelli più in crescita. Occorre suddividere lo schema dei dazi in tre tipologie di prodotto: il vino imbottigliato, lo sfuso e lo spumante.

Analizzando la situazione per i tre continenti di riferimento,  America, Europa e Asia, dove si concentrano la grande maggioranza dei più importanti paesi consumatori di vino, vediamo una situazione abbastanza eterogenea. In America due mercati in forte crescita di consumo come Canada e Messico non presentano alcun tipo di dazio su alcun tipologia di prodotto vitivinicolo; gli Stati Uniti impongono un dazio medio dell’1% sul vino imbottigliato e del 4% sia sull’import di spumante che sugli sfusi, mentre il Brasile è il paese più oppressivo a fiscale, con il 20% sul vino imbottigliato e il 27% su sfusi e spumanti.

Passando all’Europa, troviamo naturalmente quei mercati principali che non fanno parte dell’Unione Europea. Troviamo il mercato svizzero, con un 7% sull’imbottigliato, 18% sull’imbottigliato e 25% sullo sfuso.  Sul mercato scandinavo la Norvegia non presenta dazi, mentre a est mercati importanti sono la Russia e l’Ucraina. Il mercato russo prevede un 16% su tutte e tre le tipologie di prodotto, mentre l’Ucraina ha un imposto differente per ognuna delle tipologie: 10% per l’imbottigliato, 38% per lo spumante e 25% per lo sfuso.

Spostandoci infine verso l’Asia, notiamo che tre paesi con un potenziale importante dal punto di vista dei consumi come Singapore, Hong Kong e Corea del Sud non presentino dazi. A Taiwan i dazi sono del 10% per imbottigliato e sfuso e del 20% per gli spumanti. Il mercato potenzialmente più interessante, la Cina, ha un 14% di imposte su imbottigliato e spumanti, mentre per lo sfuso l’asticella si alza al 20%.

Percentuali eterogenee anche in Giappone, con un 15% sul vino imbottigliato, un 31% sugli spumanti e un 19% sui vini sfusi. L’analisi si chiude con la Malesia, che di tutti i mercati presi in questione, è quello che l’imposizione fiscale più elevata. Qui infatti per il vino imbottigliato il dazio è del 29%, per lo sfuso sale al 46% e infine per lo spumante tocca la punta più elevata del 90%.