Il volume racconta, in sei capitoli, diverse storie che hanno come comune denominatore la scelta di un percorso nuovo, di cambiamento, di economie differenti, di relazione con la terra ma anche con il mondo che ci circonda. Ripercorre, attraverso la simbologia di api, ulivi e grano, alcuni dei quasi 40 anni di storia del gruppo che oggi conta oltre mille soci agricoltori e apicoltori biologici in Italia e nel mondo. Si parte dal miele, oro della terra. Sono gli anni Settanta, in Emilia Romagna un gruppo di giovani di città decide di inventarsi un lavoro imparando ad amare le api grazie a un eclettico professore di disegno.
Nel secondo capitolo si affronta il tema del conflitto in essere fra due agricolture, una di piccola dimensione rispettosa e volta alla sostenibilità, la seconda che ha mutuato i processi industriali, arricchiti da chimica e Ogm. Si parla dei processi di industrializzazione agricola che partono dall’America per diffondersi in maniera capillare in Europa e buona parte del mondo. Si racconta di come vi sia stato, per primo in Italia, chi si è opposto, con tutte le sue forze, a questo processo nelle colline marchigiane dove Gino Girolomoni consacrò l’intera esistenza al ripopolamento delle campagne e all’affermazione del biologico come inno alla vita. Il grano è al centro del terzo capitolo dove si approfondiscono temi di grande attualità come le intolleranze alimentari in costante aumento. Conclude il racconto l’esperienza di Paolo Felicetti, mastro pastaio.
Nel quarto capitolo Storie dell’altro mondo il viaggio prosegue all’estero, in Nicaragua con le esperienze dei produttori latinoamericani riuniti nell’associazione Cooperativas Sin Fronteras e l’equità del fairtrade. Molti territori del Latino America rappresentano oggi la punta avanzata di una agricoltura, che è anche economia diffusa, agro ecologica e veramente mirata al miglioramento dell’ambiente circostante. Il quinto capito è dedicato a Don Luigi Ciotti e alla straordinaria esperienza di Libera Terra, partendo da un’affermazione di Ciotti stesso durante l’inaugurazione di un bene confiscato alla mafia che è insieme augurio e prospettiva: “Agricoltura non è congiunzione, ma Verbo. Agricoltura è vita”.
Il sesto e ultimo capitolo tratta del biologico in maniera trasversale e delle nuove sfide di chi decide di abbandonare la strada che appare come l’unica per aprirsi a nuove opportunità, I semi di mille rivoluzioni, Alce Nero storie di ulivi, uomini e api non è un solo racconto, sono mille storie diverse che non smettono mai di iniziare, cambiare, rinnovarsi.
“Questo libro percorre quasi quarant’anni di una diversa storia agricola contadina del nostro Paese che si intreccia con la storia di Alce Nero. Narra vicende di territori e di uomini, di sfide nuove e lungimiranti. Abbiamo deciso di scrivere I semi di mille rivoluzioni come un contributo alla battaglia per un cibo biologico e un ambiente pulito, ma anche, in modo trasversale, come elemento di equità fondamentale per migliorare la qualità della vita sulla terra. Per tutti. Abbiamo riportato episodi di rivoluzioni e fatica, di visioni e opportunità, di terre e contadini che preferiscono il sentiero più stretto di un’agricoltura “artigianale” rispetto ad un modello industriale che toglie senso e identità. Un percorso di generosità e partecipazione attiva che punta a far crescere una profonda cultura del cambiamento”, ha dichiarato il presidente di Alce Nero Lucio Cavazzoni.
Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero
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Fonte: Alce Nero