L'obiettivo è quello di evitare a tutti i costi il fermo produttivo. Gli agricoltori sanno bene che se si interrompe la filiera del latte o della frutta c'è il rischio concreto di perdere contratti e commesse, come di uscire dai tradizionali canali distributivi, che potrebbero andare a rifornirsi altrove. Ecco perché - nonostante le aziende danneggiate, i magazzini crollati e i terreni fratturati, gli atti di sciacallaggio e i tentativi di speculare sui prezzi e le scosse che ancora continuano - gli agricoltori emiliani hanno come priorità quella di proseguire il lavoro.
"Chiedono una cosa soltanto: meno oneri burocratici - fa sapere la Cia - Confederazione italiana agricoltori - Ostacolano il loro sforzo di ripresa e tempi rapidi per le misure di sostegno al settore".
Gli agricoltori si sono dunque rimboccati le maniche dopo le due forti scosse del 20 e del 29 maggio scorsi, contando sulla coesione del settore. "Per esempio - racconta la Cia - ci sono imprenditori che si stanno "prestando" attrezzi e concimi e produttori che cercano di sistemare stalle temporanee per il ricovero degli animali; e poi ci sono aziende che hanno avuto danni a sistemi refrigeranti e/o laboratori di conservazione che vanno ad appoggiarsi nell'azienda del "vicino" più fortunato. Si restaura così una sorta di "baratto della solidarietà" che vuole limitare i danni gravissimi al comparto, in una regione che da sola fa il 10 per cento del Pil agricolo nazionale".
Tuttvia, tutto ciò da solo non basta a risollevare un settore colpito al cuore, con danni complessivi per quasi un miliardo di euro. "Ecco perché bisogna agire subito - dice la Cia - ad esempio ripristinando la sicurezza idraulica e attrezzando nuovi centri di stoccaggio e lavorazione per la raccolta, visto che è in corso la stagione delle ciliege e a inizio luglio comincia quella delle albicocche, delle pesche e nettarine".
"Per uscire il prima possibile dalla fase dell'emergenza non basta la sospensione degli obblighi fiscali - aggiunge la Cia - Il governo, ma anche l'Ue, devono accelerare al massimo i tempi d'azione e procedere agli interventi necessari, come per esempio la priorità d'accesso ai contributi del Psr alle aziende più colpite o l'aumento della percentuale di anticipo della Pac".
"Ma soprattutto - conclude la Cia - serve velocizzare le questioni burocratiche, fare in modo che domande, bolli e moduli non diventino un ostacolo, un ulteriore freno e intoppo che si aggiunge ai danni concreti provocati dal terremoto".
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