La deroga all'applicazione della direttiva nitrati (91/676/CEE), in vigore dal prossimo gennaio, è arrivata. I dettagli sono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea del 4 novembre e riguarda le quattro regioni che ne avevano fatto richiesta, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Vale a dire le aree dove maggiormente è concentrata la zootecnia italiana. Il numero degli allevamenti interessati alla deroga li fornisce la stessa Gazzetta Ufficiale, oltre 10mila allevamenti di bovini e più di 1200 allevamenti di suini. Insomma una fetta importante della zootecnia italiana. La Ue ha dunque accettato le motivazioni presentate dall'Italia e ora chi ne farà richiesta potrà superare il vincolo dei 170 kg di azoto per ettaro (oggi è consentito il doppio, 340 kg per Ha) e spingersi sino a 250 kg di azoto per ettaro. Messa così sembrerebbe la soluzione ai problemi paventati sino a ieri, gli allevamenti non dovranno ridurre della metà il loro patrimonio di bestiame. Addentrandosi nelle pieghe della normativa si scopre che le cose non sono poi così semplici.

 

Complicazioni a volontà

Per ottenere la deroga (che va chiesta entro il 15 febbraio di ogni anno), le aziende dovranno rispondere ad una serie di vincoli non propriamente semplici. Vediamone alcuni.

All'articolo 3 si legge che la deroga si applica alle aziende la cui superficie è per almeno il 70% impegnata in colture con “stagioni di crescita prolungata”. E il legislatore si è premurato di indicare fra queste colture i prati, il mais tardivo, il sorgo seguito da erbaio invernale, i cereali vernini seguiti da erbaio estivo e via elencando. Insomma, per decidere colture e rotazione agraria bisognerà consultare prima la Gazzetta. Una regola che vale anche per le operazioni colturali, come l'aratura o le semine, per le quali vengono dettati tempi e modi. Ma c'è dell'altro. Ogni anno, e prima della domanda, bisogna fare un piano di fertilizzazione, specificando avvicendamento colturale, quantità di effluenti da distribuire, numero di capi allevati, tipologia di allevamento, caratteristiche del sistema di stoccaggio. Non poteva mancare il calcolo dell'azoto e del fosforo da effluente, e via di questo passo. C'è anche l'immancabile registro, questa volta dedicato alle applicazioni di fertilizzanti su ogni parcella. Cosa si intende per parcella lo spiega il legislatore, informando che si tratta di un singolo appezzamento o un insieme di appezzamenti omogenei.

 

Tutto tracciabile

Se poi gli effluenti escono o entrano in azienda le cose si complicano. In questi casi il trasporto dell'effluente deve essere registrato mediante sistemi di posizionamento geografico (ma può essere sufficiente, bontà loro, un documento di accompagnamento). Poi non deve mancare la certificazione del contenuto in azoto e in fosforo. Ovviamente eseguita da laboratori riconosciuti. Tutte regole che valgono per ogni trasporto. E per chi sgarra scatta l'esclusione dalla deroga per l'anno successivo. E c'è quasi da credere, provocatoriamente, che qualcuno lo farà apposta, pur di liberarsi da questa ondata di burocrazia che fa felice solo laboratori di analisi, consulenti vari e uffici pronti ad accollarsi, a suon di euro, la gestione di un' ennesima e monumentale massa di carta.